Crisi greca protagonista dell’Eurogruppo di ieri, con un tentativo in extremis di trovare una soluzione per gli 1,6 miliardi di euro che Atene deve restituire all’Fmi entro il 30 giugno. Alla fine il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis su Twitter ha annunciato che un accordo non si è trovato, ma c’è un “forte segnale che la Grecia si impegna seriamente nei negoziati”. E Donald Tusk, Presidente della Commissione, ha già convocato per lunedì un vertice straordinario dei capi di stato e di governo dei paesi dell’Eurozona sul tema. Alla vigilia del summit il Cancelliere tedesco Angela Merkel aveva spiegato: “Vogliamo che la gente in Grecia, come accaduto alla gente in Irlanda, Portogallo e Spagna, abbia una prospettiva migliore”. Anche se per Guido Gentili, editorialista ed ex direttore de Il Sole 24 Ore, «in questo momento ci troviamo in una situazione di preallarme per la stessa Italia, e un default greco creerebbe delle ulteriori gravissime complicazioni».



La richiesta di Bruxelles è che il governo greco intervenga su Iva e pensioni. L’obiettivo è mettere Tsipras in difficoltà con la sua stessa base elettorale?

Senz’altro nelle sedi Ue si è giunti a ipotizzare un governo diverso che in Grecia isolasse la posizione più massimalista di Syriza. Inutile nascondere che a Bruxelles farebbe comodo se si andasse a un cambio di passo con un governo capace di dialogare meglio con Fmi, Bce e Commissione Ue. Il tema di pensioni, Iva, e più in generale della riduzione del perimetro pubblico dello Stato greco è all’attenzione da tempo. La questione più urgente però in questo momento è un’altra.



Di che cosa si tratta?

Per l’economista Jeffrey Sachs, su questo terreno rischiamo di naufragare tutti in quanto la Grecia del 2015 assomiglia alla Germania del 1933. Sempre secondo Sachs, l’attenzione internazionale sulle pensioni di un Paese come la Grecia dove si muore di fame è un riflesso condizionato delle divisioni presenti in Europa. La Germania e gli altri Paesi del Nord spingono in una certa direzione, ma alla fine tutto ciò potrebbe rivelarsi un gioco a somma zero o peggio una catastrofe totale.

Quali sono i rischi dell’attuale situazione?

Non solo la Banca centrale ellenica ha evidenziato che l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe un disastro assoluto, ma lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, ha rimarcato che se andiamo verso queste ipotesi estreme “entriamo in una terra incognita”. Lo documentano le tensioni di questi giorni sugli spread, che riguardano Italia, Spagna e Portogallo e che non a caso risentono immediatamente di quanto sta avvenendo in Grecia.



Secondo lei, alla fine l’accordo sarà raggiunto?

La deadline è il 30 giugno, data entro cui la Grecia deve restituire 1,6 miliardi di euro al Fmi. A luglio andranno invece restituite altre due tranche da 3,5 miliardi di euro ciascuna alla Bce. In Germania è in atto una discussione intensa su questo tema, tanto che il Cancelliere Merkel ha osservato che “un accordo è ancora possibile”. La Bundesbank ovviamente ha una posizione più rigida, ma questo è un film che abbiamo già visto negli ultimi anni e alla fine la Merkel l’ha sempre spuntata. Le parole del Cancelliere lasciano quindi pensare che effettivamente sia ancora aperta una strada politica che possa risolvere questa situazione.

Un accordo sarebbe risolutivo o tra un anno ci troveremmo comunque da capo?

Di risolutivo in questa vicenda non c’è nulla, e lo dimostra la storia. Il caso greco è scoppiato nel 2010 e cinque anni dopo siamo ancora di fronte a una possibile crisi con ripercussioni drammatiche sull’intera Europa. Tutto per le difficoltà di un Paese che rappresenta soltanto il 3% del Pil dell’Unione. Nella gestione di questa crisi da parte di Bruxelles molte cose del resto non hanno funzionato. E se anche si raggiungesse un accordo in extremis entro il 30 giugno, tra due mesi potremmo trovarci nelle stesse condizioni iniziali.

 

Quali conseguenze avrebbe per l’Italia un default o un’uscita della Grecia dall’euro?

In questi anni l’Ue ha erogato 240 miliardi di euro di aiuti alla Grecia. L’Italia ha partecipato a questo sforzo con 40 miliardi, e già questo ci dà la misura di un possibile impatto che ci può riguardare. Le tensioni sullo spread Btp/Bund, già oggi oltre 150 punti, potrebbero inoltre deflagrare nel momento in cui la Grecia si avviasse sulla strada del default. Per Italia, Spagna e Portogallo la partita si farebbe più dura. In questo momento ci troviamo in una situazione di preallarme, e un default greco creerebbe delle ulteriori gravissime complicazioni.

 

(Pietro Vernizzi)

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