Tutti i commenti indicano questa settimana come quella decisiva per la questione greca e la maggior parte di questi prevede né una rottura totale tra Atene e Bruxelles, né un’intesa definitiva, ma un accordo temporaneo che intanto eviti l’insolvenza della Grecia. La Grecia, infatti, ha bisogno di qualche miliardo subito, che non ha, per pagare i debiti con il Fmi e il sistema europeo entro l’estate.



In apparenza la probabilità di una non-rottura appare elevata perché l’insolvenza greca produrrebbe una perturbazione nel sistema finanziario globale che, pur non gravissima, rallenterebbe la ripresa già stentata sia dell’economia europea, sia della domanda mondiale, nonché l’uscita della Grecia dall’Eurozona e, di fatto, dalla Nato. L’accordo che serve è solo una scusa per dare alla Grecia, dal Fondo europeo salva-stati, quei 7,2 miliardi già concordati nel passato in cambio della disponibilità di Atene per riforme di risanamento, per ripagare tranche di debito sia al Fmi che all’Europa.



In sintesi, si tratta di una partita di giro per congelare la crisi. Per questo l’accordo potrebbe essere semplice: un’intesa non troppo dettagliata per continuare i negoziati nei prossimi mesi. Ma la soluzione definitiva è tutta un’altra storia, quantificabile in circa 50 miliardi di aiuti, negli anni, che servirebbero alla Grecia per lo sviluppo e per reggere il debito. L’Europa non li darà mai a un governo che persegue un modello statalista estremo che comprime la crescita e produce spesa superiore alle entrate perché sarebbero soldi persi. Qualcosa potrà dare per finanziare la permanenza della Grecia nell’euro, nell’Ue e nella Nato. Ma c’è un limite tecnico e uno politico determinato dalla postura anti-occidentale di Tsipras.



Penso che europei e americani avranno l’interesse a dimostrare nei prossimi mesi l’inettitudine del governo Tsipras per farlo crollare, innescando nuove elezioni che portino in maggioranza una politica razionale e pro-occidentale, questa sì da aiutare com’è stato aiutato il precedente governo che aveva riportato in crescita e in euroconvergenza, pur con un costo sociale elevato, la Grecia.

Tsipras sospetta questa strategia di “congelamento e sostituzione”, sa che l’America non lo vuole perché ha giocato troppo con la Russia, ed è per questo che tenterà di imporre qualche clausola di salvaguardia per se stesso nelle trattative correnti, ma ciò sarà incompatibile con l’accordo detto sopra.

Quindi, pur probabile, un congelamento a breve non è scontato e la partita resterà aperta fino alle dimissioni o resa di Tsipras.

 

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