“Dal lato tedesco ci sono chiare speranze che la Gran Bretagna rimanga membro dell’Ue”. Angela Merkel non poteva essere più chiara e sibillina insieme. Infatti, Cameron, in una visita di cortesia minacciosa e suadente insieme nelle capitali europee più decisive per la sua strategia di distacco dall’Unione europea, ha ben delineato i suoi obbiettivi: accontentare la componente più euroscettica del Regno Unito e così facendo disinnescare la bomba a lenta combustione del nazionalismo scozzese pro-europeo in funzione anti-inglese, ma in realtà attento soprattutto a ottenere i vantaggi fiscali e i margini di autogoverno di fatto già raggiunti con la vittoria elettorale scozzese e la simultanea sconfitta di Farage, grazie al sistema elettorale britannico.
Cameron non può scontentare la City e deve ricandidarsi a far ridivenire Londra il centro finanziario mondiale su un nuovo asse geostrategico: quello anglo-cinese, in funzione indipendente dagli Usa e tanto più dall’Europa teutonica e oppressivamente burocratica dominata dall’euro ordoliberista, ossia con il Fiscal compact, la Bce, ecc. È un disegno strategico di ampio respiro che va ben oltre la questione europea e che diviene una sorta di gigantesca ridefinizione della posizione dei popoli anglossassoni nei confronti del mondo con un respiro churchilliano anti-tedesco che solo pochi osservatori (va citato il saggio potente e profondo di Guido Salerno Aletta su Formiche .net) hanno colto.
La Germania è sollevata dall’atteggiamento di Cameron. In tal modo il designo di dominare l’Europa può attuarsi completamente senza più il bilanciamento che – anche se fuori dall’euro – il Regno Unito esercitava nei confronti dello strapotere teutonico sull’Europa tutta candidandosi inoltre a essere il vero antagonista-cooperatore a corrente alternata con la Russia. La Francia è così candidata a un nuovo ruolo decisivo. In questo aiutata da una situazione economica ben diversa da quella scritta ogni giorno dai bollettini europei, ossia decisamente migliore del previsto perché fondata su quei residui di autonomia dalla dittatura tedesca che i francesi si sono con intelligenza nazionale ricavati nonostante le terribili insidie dell’allargamento ai satelliti nordici.
La Francia vede in tal modo crearsi enormi aspettative nei suoi confronti da parte di tutti coloro che negli anni futuri dovranno comprendere finalmente quale pericolo sia per l’economia e la sicurezza internazionale la Germania dominatrice dell’Europa a deflazione infinita sotto il tallone di un euro che è divenuto ormai moneta nazionale con sottrazione di sovranità solo a direzione teutonico- nordica.
È questo che ha spaventato e spaventa sempre più gli Usa, come ha con cruda chiarezza ben espresso Jacob Lew, Segretario di stato al tesoro nordamericano, con parole immensamente pesanti: “Failure to agree on a path forward would create immediate hardship for Greece and broad uncertainties for Europe and the global economy” (Il mancato accordo su un passo in avanti creerebbe difficoltà immediata per la Grecia e incertezze per l’Europa e l’economia globale). E questo a Londra prima della riunione dei G-7. “Brinkmanship is a dangerous thing when it only takes one accident” (La politica del rischio calcolato è pericolosa quando conduce solamente a un incidente), ha detto Lew in una conferenza alla sempre prestigiosa London School of Economics. “No one should have a false sense of confidence that they know what the result of a crisis in Greece would be” (Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che si sappia quale sarebbe il risultato di una crisi in Grecia).
Insomma, la Grecia non era in agenda per la riunione dei G-7, ma Lew non ha esitato a usare parole pesanti contro i tedeschi con un tono che segnala ormai il punto di rottura a cui sono giunte le relazioni diplomatiche tra Germania e Usa in questo ultimo decennio. Gli Usa chiedono in sostanza la mutualizzazione del debito, come è tipico del modello federale Usa con moneta unica ma libertà degli stati nordamericani di perseguire politiche economiche autonome per quanto è possibile a moneta unica.
Le parole di Lew sono anche una critica secca a Mario Draghi, il quale non ha saputo impedire né la deflazione, né il dominio teutonico. In un’Europa dove i movimenti euro-critici anti-dominazione teutonica e non quelli populistici anti-euro stanno aumentando – e questa distinzione va fatta perché è essenziale per porre su basi costruttive la critica all’Ue – ancora una volta gli Usa e il Regno Unito rappresentano un faro di civilizzazione e di speranza.
Dinanzi a tutto ciò le elezioni amministrative dello scorso fine settimana assurgono a un significato molto limitato e non, come invece è accaduto in Spagna, un valore emblematico: nel corso di esse i temi europei non sono stati mai affrontati, in un crescendo di incoscienza e di sottomissione all’ordo-liberalismus.