Nel G7 in Baviera il caso greco non era in agenda, ma è stato il tema, insieme a quello russo, più caldo negli incontri bilaterali riservati, in particolare tra Merkel e Obama. Nessuno vuole una grexit per le conseguenze di contagio del sistema finanziario globale e di destabilizzazione dell’Europa sudorientale già esposta a mire espansionistiche russe e cinesi in un contesto complicato dalla svolta neo-ottomana della Turchia. La Nato rischia di perdere la Grecia dopo aver perso sul piano sostanziale, anche se non formale, Ankara, in un momento in cui Mosca punta all’influenza sull’area balcanica. L’uscita dall’euro di Atene confermerebbe al mercato che l’Eurozona è un’area monetaria troppo impoverente per restare coerente e tornerebbe a scontarne la dissoluzione nonché l’insolvenza del debito italiano, troppo alto in relazione alla crescita troppo bassa, cosa che riporterebbe l’Italia in recessione per il rialzo dei costi di rifinanziamento.



Quindi, è ovvio che europei e americani, nonché i giapponesi che con un debito verso il 250% del Pil avrebbero problemi gravi se il mercato percepisse nuovi rischi accesi dall’insolvenza greca, siano disposti a concedere molto alla Grecia per tenerla a galla e nel fronte occidentale. Ma, sapendo questo, Atene cerca di ottenere ancora più vantaggi non percependo il limite. Il Fondo monetario ha regole rigide e l’America, pur avendo l’influenza prevalente nell’istituzione, non può dire a Lagarde di chiudere un occhio perché Cina e altri, oltre a licenziarla, coglierebbero l’occasione per pretendere più potere.



Concessioni in deroga, poi, dovrebbero essere approvate dai parlamenti in Germania e Olanda, nazioni dove le decisioni europee non sono importate automaticamente, e Merkel verrebbe probabilmente messa in minoranza se fosse presentato ciò che ora Atene chiede. Peraltro Tsipras verrebbe messo in minoranza dal Parlamento greco se accettasse il compromesso offerto dai creditori e da Bruxelles.

Il punto: nessuno ha il potere sufficiente per arrivare al compromesso che tutti vogliono e ciò crea la possibilità di un incidente. La rinazionalizzazione dell’Europa e l’indebolimento dell’America riducono la capacità di gestione comune tra nazioni delle crisi.



L’analista Bremer definisce il problema come “G zero”, cioè nessuno governa più il mondo. Infatti, il caso greco, problema di pochi miliardi, sarebbe risolvibile con un piano Marshall di investimenti fatti dal G7, ma, appunto, nessuno lo ha finora proposto.

Comunque qualcosa del genere verrà fuori a un centimetro dal burrone, ma che brividi nell’attesa.

 

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