»Ciò che irrita di più la Germania è che Tsipras per presentare le sue proposte si sia avvalso dell’aiuto degli economisti francesi. Berlino si è quindi sentita raggirata, in quanto ha visto la sua leadership messa in discussione. L’idea dei tedeschi è che o in Europa comandano loro, oppure se ne andranno». E’ l’analisi del professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, dopo che l’Eurogruppo ha rinviato nuovamente una decisione sul piano greco in cambio degli aiuti. Nel frattempo l’organismo Ue ha chiesto ad Atene di “normalizzare completamente il metodo di lavoro con le istituzioni, compreso il necessario lavoro sul campo ad Atene, per migliorare il monitoraggio e l’attuazione delle riforme”.



Professore, qual è la vera posta in gioco della partita sulla Grecia?

La vera posta in gioco è che la Germania accetta l’euro solo a condizione che abbia una leadership tedesca. Dal momento che in questa fase la leadership tedesca esce chiaramente sconfitta, Berlino preferisce che a perdere sia l’euro stesso.

In che senso la leadership tedesca esce sconfitta?



I tedeschi sono stati sconfitti dal referendum e dal modo in cui è stato gestito. La convinzione di Berlino era che i greci, terrorizzati dall’idea di uscire dall’euro, alla fine avrebbero votato sì. Stranamente non avevano capito che il quesito non riguardava l’uscita dall’euro, bensì l’aggiustamento di bilancio.

Le proposte di Tsipras ricalcano il piano di Juncker. Perché la Merkel sembra volerle rifiutare?

Ciò che irrita di più la Germania è che Tsipras per presentare le sue proposte si è avvalso dell’aiuto degli economisti francesi. Berlino si è quindi sentita “raggirata”, e a ciò si è aggiunta quella che i tedeschi considerano come la scarsa serietà dei greci, i quali dal loro punto di vista continuano a dire una cosa e a farne un’altra. Quella della Germania in realtà è una “reazione epidermica”, che nasce dal fatto di essersi seccata in quanto convinta di essere stata presa in giro.



Dietro a questa reazione epidermica in realtà c’è un “braccio di ferro” politico?

Sì, in quanto la Germania vorrebbe un’Europa a trazione tedesca. L’intervento della Francia per “aiutare” la Grecia non è stata ben vista a Berlino, che si è molto seccata all’idea di una decisione assunta grazie alla leadership francese. Fin dalla nascita dell’unione monetaria europea, i tedeschi hanno sempre pensato all’euro come a un marco allargato. Ciò non soltanto dal punto di vista monetario ma anche egemonico, con l’obiettivo di organizzare un nuovo Sacro Romano Impero Germanico. E’ questa l’idea di Schauble, più ancora che di Angela Merkel.

La Germania può pretendere tutto ciò?

Il punto di vista della Germania è che o si crea un’Unione Europea cucita sulla taglia tedesca, oppure le volterà le spalle per starsene per conto proprio. I tedeschi sono diffidenti nei confronti del resto dell’Europa, proprio perché in passato hanno perso due guerre mondiali. La Merkel si trova così ad avere a che fare con un’opinione pubblica che preme per mandare fuori la Grecia e gli stessi Paesi “latini”.

Quindi andiamo verso la creazione di due “Eurozone”?

E’ uno scenario politico. Il motto del partito tedesco Alternative fur Deutschland è “olio e aceto”. La sua idea è che Germania e Paesi del Sud non si possano mescolare proprio come non può avvenire per olio e aceto. I due blocchi si trovano con due approcci economici incompatibili, che comportano regole completamente diverse. La convinzione dei tedeschi è che se l’Europa non soddisfa le loro esigenze, allora è meglio dire “scassare” l’euro.

 

Come valuta la posizione della Merkel?

Il Cancelliere è stato patetico e ambiguo quando ha detto: “Qui è in gioco l’euro”. Una volta caduto il muro di Berlino, i tedeschi non hanno più avuto il problema dell’Ue per restare in equilibrio in mezzo agli altri blocchi. Al contrario vogliono starsene per conto proprio. Anche se da un punto di vista economico l’euro garantisce loro un mercato molto più ampio.

 

E’ da qui che nascono le indecisioni tedesche?

Il loro timore è che se non si seguono le loro regole si troveranno in un pasticcio, e il problema che sta alla radice è che non riescono a mescolarsi agli altri. O comandano o se ne vanno, perché non si sentono garantiti in un club europeo allargato. Accettano solo una sorta di club nordico “ristretto” nel quale comandano loro.

 

A questo punto che cosa farà la Germania?

Le alternative sono due. O la Merkel accetta che sulla Grecia si voti a maggioranza, anche con il grave rischio di finire in minoranza, oppure continuerà a rinviare la decisione, perché è ovvio che Atene non uscirà. La stessa idea di Schauble di un’uscita per cinque anni non sta in piedi, a parte il fatto che in cinque anni può succedere di tutto.

 

Ma lei ritiene giusto che l’Italia continui a pagare per la Grecia?

In realtà l’Italia non sarà più chiamata a pagare per la Grecia. Quello che non si sa è che l’Esm (European Stability Mechanism) non comporta più un vero onere per l’Italia relativo al salvataggio della Grecia. Il contributo lo abbiamo dato al momento del conferimento del capitale all’Esm, che a questo punto reperisce i soldi sul mercato. La Bce è in grado di acquistare i titoli obbligazionari per l’Esm stesso, e quindi in definitiva può monetizzare anche quel debito.

 

(Pietro Vernizzi)

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