L’Anabasi greca del 2015 sarà ricordata nei secoli. Si è trattato di una ritirata eroica. I greci avanzavano in una stretta gola di pietre levigate e dure, non era possibile piantarvi chiodi o ramponi e bisognava procedere su sottili lastre di ghiaccio. Il capo Tsipras, seguito di suoi alfieri, veniva fatto entrare in ancor più stretti cunicoli perpendicolari al percorso obbligato e già tracciato. Qui venivano denudati e sottoposti a visioni terrificanti. Anziani demoni si levavano dalle seggiole in cui erano incatenati e prospettavano ai guerrieri provati dalla lunga marcia ogni sorta di punizione, tra cui le più terribile era l’esilio per cinque anni dal cunicolo e l’abbandono in un deserto pieno di serpenti e streghe che infliggevano indicibili supplizi.



I greci si ricordarono che dalla loro terra giungevano notizie di moribondi che non avevano medicine e di case che venivano saccheggiate da turisti tedeschi che si dichiaravano di esserne già i padroni. I greci, pur essendo spesso sottoposti al supplizio del forzato annegamento nelle otri e pur spaventati, rifiutarono le profferte e uscirono dai cunicoli. Seppero poi che quegli anziani carnefici trovavano anche in Germania oppositori e critici e che presentavano proposte non solo ignominiose, ma financo illegali: neppure un carnefice giovane e inesperto le avrebbe mai presentate. 



I germani, mentre esercitavano l’arte del supplizio – nel cui impegno risaltava una donna dallo sguardo incantevole, ma spietata, che aveva passato la sua giovinezza nelle prigioni di una terribile dittatura da cui era uscita sana, salva e istruita -, erano circondati a loro difesa da molti altri popoli che anch’essi condividevano il culto della lesina e del supplizio ordoliberista che dalla notte dei tempi i maghi elaboravano nelle tundre e nelle steppe: una sorta di atea credenza che ovunque si affermava dissolveva i piaceri per trasformarli in dolore, il lavoro per frantumarlo in sottomissione, la pace per inverare la guerra.



Sulle cime dei cunicoli altri popoli applaudivano alla marcia dei greci. Spesso falchi e avvoltoi su questi alleati piombavano e li uccidevano squarciando loro la gola e mozzando loro le mani, cosicché fossero d’esempio ammonitore a chi volesse criticare l’operato tedesco. Tuttavia, alcuni osservatori compivano imprese spericolate. I francesi s’erano calati con delle corde nel cunicolo e sostenevano i greci con unguenti, formule magiche e canti propiziatori. Anche gli italiani pregavano per i greci, ma cantavano soltanto: era meglio di nulla, i soldati si sentivano rinfrancati. 

Dopo molte ore, durante le quali i popoli dei ghiacci osservarono i greci con disprezzo, giunse il verdetto finale, ch’era la cacciata nel deserto. Solo allora un lampo rischiarò il cielo e le mura tremarono: erano giunti dai mari oltre le colonne d’Ercole gli alati fenicotteri armati di lunghi coltelli della Patria del libero sguardo. Erano forti guerrieri, che pur disponendo di meno armi di un tempo incutevano ai germani ancora un forte terrore. 

Di fretta si richiamarono i greci nel cunicolo, si diedero loro un po’ di denari, di medicine, di viveri e li si riconvoco di lì a qualche mese. Molti cantarono vittoria, altri dissero che in verità le sofferenze greche non erano che l’anticipo di quelle che i germani volevano infliggere ai franchi e poi anche ai popoli oltre le colonne. L’Anabasi sarebbe continuata.

 

(manoscritto ritrovato nel camion DHL trasportante nel 2016 il Partenone verso la Germania e intercettato dai franchi presso Avignone)

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