Renzi fa sparire due milioni di poveri con un trucco contabile. Nel dato pubblicato un anno fa relativo al 2013 l’Istat aveva calcolato 6 milioni e 20mila poveri assoluti, il 9,9% della popolazione italiana, mentre i dati usciti ieri sul 2014 parlano di 4 milioni e 102mila poveri, il 6,8%. Un vero successone. Peccato che andando a vedere le serie storiche, si scopre che anche i dati del passato sono cambiati, e quello del 2013 è stato trasformato in 4 milioni e 420mila. A quanto pare il paniere considerato dall’Istat è improvvisamente cambiato, rendendolo più piccolo e quindi accessibile a un maggior numero di persone. «La ritengo un’operazione veramente poco onesta – commenta Luigi Fabbris, professore di Indagini campionarie e sondaggi demoscopici alla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Padova -. Guardandosi intorno è chiaro a tutti che la povertà assoluta è aumentata, ma con questo artificio l’Istat riesce a nasconde perfino l’evidenza».



Professore, come si spiega questa diminuzione del numero dei poveri in Italia? L’Istat spiega solo che “le stime diffuse in questo Report provengono dall’Indagine sulle spese delle famiglie che ha sostituito la precedente Indagine sui consumi”. Che cosa significa?

Significa che sono stati rifatti i conti sulla povertà assoluta, dopo essersi messi d’accordo su un paniere diverso. L’indice dovrebbe misurare il numero di persone che non hanno i soldi per comprare i beni compresi nel paniere considerato dall’Istat come base. Sei milioni di poveri assoluti sono una cifra impressionante, pari al 9,9% della popolazione, ma non la ritengo inverosimile. Il dato sui 4,4 milioni di poveri invece non ha senso.



Ma allora come si spiega che si passi da 6 milioni a 4,4, sempre riferiti al 2013?

È chiaro che questi dati appartengono a due sistemi di misurazione diversi. A me risultava che già nel 2012 la povertà assoluta avesse raggiunto il 9,7% della popolazione, pari a circa 6 milioni. Eppure nel dato pubblicato ieri si dice che nel 2012 i poveri assoluti erano 3,5 milioni, cioè il 5,9%. Sono due numeri differenti, cioè due serie completamente diverse.

Non è che sia stato un modo con cui il governo voleva fare sparire due milioni di poveri?

Questo è fuor di dubbio, tutti i governi ci provano. Ci hanno provato i governi del passato e ci prova anche questo. Il nostro capo del governo ha la passione per le statistiche, come l’aveva Mussolini. Ogni tanto se ne esce dicendo che ci sono 300mila nuovi posti di lavoro in più, senza dire che contemporaneamente ce ne sono anche 800mila in meno.



E quindi?

Quindi in ogni caso 4 milioni di poveri assoluti mi sembrano veramente una stima bassa. Nel 2010-2011 erano già 4,7 milioni, e la povertà è schizzata in alto proprio a partire dal 2011. Può darsi che abbiano deciso che veniva fuori un numero troppo elevato di poveri, e che abbiano quindi deciso di ricalcolare tutto.

Il numero esatto era 6 milioni?

La serie più coerente, con i numeri che abbiamo sempre utilizzato, è senza dubbio quella che riguarda i 6 milioni. Dopo di che probabilmente si sono messi d’accordo sul fatto che 6 milioni era un numero troppo alto e hanno previsto un paniere più ristretto.

 

Quindi c’è stato un artificio contabile?

Certamente, non c’è dubbio. Siccome nel 2014 è andato su il nuovo governo, il presidente del consiglio ha imposto che non si facessero i conti con la stessa serie. È un modo per impedire di fare i confronti, perché in questo modo non si capisce se effettivamente i poveri sono aumentati o diminuiti.

 

Il governo ha trovato il modo per “nascondere la polvere sotto il tappeto”?

Purtroppo la statistica serve anche a questo. Quando non si vogliono fare vedere i dati in serie storica, si ricomincia con una serie storica nuova. Il nostro presidente del Consiglio è molto abile a maneggiare queste cose. Basta guardarsi intorno per vedere che i poveri sono diventati più poveri, e non riesco a capire come possano essere diminuiti di 2 milioni. Ma c’è un dato ancora più impressionante.

 

Quale?

La soglia di povertà relativa in Italia è sempre nell’ordine del 12-13%. Il problema è che i veri poveri sono quelli assoluti, cioè quanti non hanno i soldi per comprarsi da mangiare e determinati servizi necessari. Se si continuava con la stessa tendenza della vecchia serie storica, i poveri assoluti avrebbero superato quelli relativi. Ciò significava riconoscere che c’è un numero spropositato di poveri assoluti che continua ad aumentare di anno in anno. Invece, rifacendo i calcoli in questo modo, si è riusciti a mascherare questo fatto.

 

In quanto statistico, come valuta quanto è avvenuto?

La ritengo un’operazione veramente poco onesta. La statistica non è saper fare bene i conti, ma presentare una cifra che rappresenta un fenomeno in modo onesto.

 

È quello che è mancato in questo caso?

Sì, è mancato alla grande. Guardi che brutto esempio che stiamo dando.

 

(Pietro Vernizzi)