Quando vendi le merci in tutto il mondo e quelli del mondo rallentano gli acquisti, ma hai in casa gente che potrebbe rimpiazzarli, beh la doti della capacità di adeguata capacità di spesa e il gioco è fatto, altrimenti…. Altrimenti, sono cacchi, per tutti: governanti, governati, chi produce, chi vende, finanche chi spende! Li doti, appunto, dai loro quel necessario per stare al gioco della spesa.
Già, se per dotarli, aumenti stipendi e salari, aumenti il costo del lavoro che si stampa sui prezzi delle merci e riduci la capacità competitiva delle imprese che vendono nel mondo, rendendo vieppiù competitive in casa quelle straniere, fin ieri sopraffatte nella competizione: non fai un buon affare. In Cina lo sanno e attrezzano alambicchi finanziari per fare altro.
Ci risiamo. Quando i redditi insufficienti impallano il meccanismo dello scambio, nel sistema produttivo vengono magnificate le sorti progressive dell’investimento finanziario. Vengono creati all’uopo ambienti normativi adeguati, liquido monetario comincia a scorrere. Arrivano le truppe cammellate della finanza con la gobba zeppa di quel liquido che si trasforma in credito da erogare a debito. Ma tant’è. Quando c’è domanda di denaro, gli offerenti si sprecano. Se poi con quel credito acquisti azioni e con te lo fanno pure gli altri, i titoli in borsa salgono, si guadagna, si crea quell’effetto ricchezza che invoglia a spendere. Questo hanno fatto le oligarchie cinesi per dare risposta a un’economia che va orientata verso un sistema più “occidentale”, guidata dalla domanda, non potendo più contare sulla crescita alimentata unicamente dagli investimenti.
Beh, allora tié: a 90 milioni di risparmiatori privati viene spianata la strada per aprire conti online e poter scommettere sulla ruota della fortuna. 350 miliardi di dollari di indebitamento vengono erogati ai privati per comprare azioni che vengono lasciate a garanzia del debito. Et voilà, il classico meccanismo speculativo che crea l’effetto leva permettendo di speculare senza soldi e gonfiare bolle. Bolle, appunto: L’indice di Shanghai Sse Composite, in quasi un anno, è salito del 155%, mentre il Pil cinese misurava il lento ma costante rallentamento della crescita, che quest’anno potrebbe non raggiungere nemmeno il 7%.
Poi le bolle scoppiano. In questi giorni sono stati bruciati l’equivalente di 3mila miliardi, dopo che un popolo di milioni di euforici traders, con gli occhi a mandorla, si è indebitato per quei 350 miliardi speculando su titoli che possono offrire ritorni superiori ai normali investimenti bancari, buoni per aumentare il potere d’acquisto; buoni pure per mettere capitale di rischio nelle tasche delle imprese.
Toh, a voler fare il dietrologo, quasi quasi come per i subprime. Toh, toh, a voler rifare il dietrologo, ieri negli Usa, oggi in Cina, per non pagare il conto della riallocazione della ricchezza tra produttori e consumatori si preferiscono i pasti gratis, cotti dentro cucine sciamane. Terza dietrologia, ci ho preso gusto: invece che fare la guerra al debito perché non fare la guerra con il debito?
Una Cina potente, risoluta e fragile per evitare il tracollo, invece di stampare denaro, potrebbe usare le sue riserve: 4mila miliardi di dollari in valuta e 2,6 mila miliardi di obbligazioni Usa. Una forza d’urto atomica, messa all’incasso stenderebbe chiunque, figuriamoci chi negli Usa deve spendere in ogni modo per fare la crescita economica. Uno sconquasso. Soldati senza soldi, i consumatori, Usa-ti per assaltare i forni governativi di Washington. Una chicca! Gulp: e pensare che detesto i dietrologi.