Le proiezioni più recenti indicano che la ripresa in Italia c’è, ma è lenta e poca. Bisogna capire come migliorarla in questo periodo che vede il governo impegnato nel preparare la legge finanziaria 2016. I numeri essenziali rilasciati da Banca d’Italia sono: Pil 2015 +0,7%; 2016 +1,5%; disoccupazione al 12% e inflazione all’1% nel 2016. Si tratta di un rimbalzo troppo modesto dopo tre anni di recessione.



Il punto: che ci sia ripresa è una buona notizia, ma quale sia la giusta ripresa va calcolato in base alla velocità di riparazione dei danni fatti all’economia dalla recessione prolungata. Il ritmo di riassorbimento della disoccupazione è troppo lento e ciò è una mina sia politico-sociale (crisi di fiducia), sia tecnico-economica (stagnazione dei consumi) nel sistema. Come renderlo più veloce? Bisogna far girare di più il volano degli investimenti nel mercato interno. Su quelli con denaro pubblico si può contare poco per l’evidente difficoltà del governo di ridurre la spesa improduttiva e aumentare quella per investimenti e/o dare spazio di bilancio a detassazioni stimolative nei vincoli di equilibrio finanziario imposto dalle euroregole. L’annuncio da parte di Renzi di tagli sostanziali di tasse nei prossimi anni resta un annuncio, pur importante per la fiducia, che non ha impatto sul sul breve termine.



L’avvio di operazioni strutturali, come quella di ridurre il debito valorizzando il patrimonio pubblico, cosa possibile per circa 500 miliardi in tre anni, che comporterebbero risparmi annui di almeno 20 miliardi, utilizzabili per investimenti e/o detassazioni, trovano resistenze. Nel breve, pertanto, si può solo ricorrere a un aumento degli investimenti privati, sbloccando ciò che li limita.

La domanda di credito sta crescendo, grazie alla ripresina della fiducia, ma le banche ancora non la coprono tutta perché alcune nei guai e molte piene di crediti deteriorati. Il governo sta lavorando alla riparazione del sistema bancario, ma dovrebbe accelerare. Più vaga è l’azione per spostare l’enorme massa di risparmio privato dagli investimenti all’estero a quelli in Italia.



Secondo me, è priorità parallela incentivare via detassazione i fondi pensione e le casse professionali per spostare una parte dei loro soldi su veicoli finanziari che investono nell’economia reale italiana, considerando che la sua capacità di dare profitto aumenterebbe con più capitale.

L’Italia è la nazione che nel mondo risparmia di più, ma investe di meno in patria: qui problema, soluzione e vera priorità.

 

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