Giovedì 16 luglio, il Procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, annuncia che andrà in pensione a metà novembre (“A Expo concluso”, precisano le cronache). Lunedì 20 luglio, il sostituto procuratore Luigi Orsi fa sapere che chiederà l’archiviazione per l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, indagato da oltre tre anni per la vicenda del “papello” siglato a favore della famiglia Ligresti nella fase finale del dissesto Premafin-FonSai. Ieri, martedì 21 luglio, il Giornale rilancia la candidatura di Francesco Greco, procuratore aggiunto con delega ai reati finanziari, a presidente della Consob.



Le tre notizie, in apparenza, non sono collegate fra di loro (i magistrati interessati negherebbero con forza e disappunto). In realtà lo sono: naturalmente a riprova di tendenziosità giornalistica. Il fatto che ha avuto più rilievo sulle cronache (a tutta pagina su alcuni grandi quotidiani) è naturalmente il proscioglimento di Nagel: a meno – ovviamente – di improbabili colpi di scena presso il Gip. Del “papello” abbiamo scritto più volte su queste pagine, notando fra l’altro che il capo della principale banca d’affari italiana ha avuto per anni le linee telefoniche sotto intercettazione e per questo aveva deciso di trasferirsi presso la sede operativa di Mediobanca a Londra. Certo, un aggiustamento privato  nell’ambito di una grave pendenza dell’ex Galassia del Nord – in parte scaricata sulla Borsa, in parte “attenzionata” dalle Procure di Milano e Torino – non è stato un bel vedere. Ma appunto per questo non è proprio un bel vedere oggi la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano, “a babbo morto”. 



Per di più Orsi si era costruito negli anni anni solida fama di inquirente-mastino, fra l’altro molto indipendente dal gioco delle cordate e delle correnti all’interno della grande Procura milanese. Ma tant’è: dopo tre anni Orsi getta la spugna su un dossier-principe riguardante Mediobanca (o almeno lo sarebbe stato un tempo, quando ogni indagine su Via Filodrammatici, si diceva portasse “poco sotto Dio”).

Si dice che il pm abbia chiesto il trasferimento alla Cassazione: qualche anno di decompressione, in attesa di un possibile finale di carriera con un nuovo incarico di punta in qualche Procura di frontiera. Magari Milano stessa, dove tuttavia c’è aria di smobilitazione. Dopo il “caso Robledo” – che ha lasciato molti calcinacci a terra e molta polvere ancora sospesa al quarto piano del Palazzo milanese – molti danno per probabile l’arrivo di un nuovo Procuratore capo “da fuori”, molto da fuori. Non è un caso che anche il veterano Greco, attivo nei territori bollenti di Piazza Affari fin dagli anni di Tangentopoli, lasci correre nuove voci su una sua vecchia aspirazione: andare a guidare la Consob con l’idea di trasformarla nella “Sec italiana”, in una super-authority con poteri di “polizia finanziaria” (la Procura di Miano è già raccordo istituzionale con l’Uic-Bankitalia, responsabile dell’antiriciclaggio). 



Era l’idea che, fra il 2004 e il 2005, si fece strada fra il crac Parmalat e l’estate delle Opa bancarie. Greco fu il magistrato-chiave di quella stagione. In fondo non è sorprendente se anche lui – nel “liberi tutti” fischiato da Bruti Liberati – sta meditando un “buen retiro”. E in fondo anche Mediobanca non è più il Santo Graal dei bei vecchi tempi. 

Tutti a fine stagione: mercato e cani da guardia. Domani si vedrà. Anzi: vedranno altri…