Dopo tre settimane, in Grecia riaprono le banche e Atene rimborsa Bce e Fmi. Il Grexit è al momento allontanato, ma le incognite sul futuro di Atene restano. Ne abbiamo parlato con Vito Tanzi, per vent’anni direttore del dipartimento di Finanza pubblica del Fondo monetario internazionale, approfittando delle sue origini italiane – e della sua recente pubblicazione Dal miracolo economico al declino? Una diagnosi intima (Jorge Pinto Books) – per fare il punto anche sul nostro Paese.



Come valuta l’atteggiamento dell’Europa e, in particolare, della Germania nei confronti del caso greco?

Ritengo l’atteggiamento dell’Europa, e specialmente quello della Germania, corretto.

L’Europa è sotto accusa per le sue politiche di austerity. C’erano alternative?

Quando i paesi continuano a spendere quanto spendono i governi italiani, francesi e quelli di vari altri paesi, è difficile identificare “l’austerita”. Cosa vuol dire austerità? Vuol dire che l’Italia, la Francia e altri paesi debbano spendere ancora di più di quanto spendono a dispetto dei livelli dei loro debiti pubblici?



Già tre anni or sono, lei sosteneva che la Grecia non doveva necessariamente uscire dall’Ue, ma che si stavano creando criticità negative sull’unione monetaria. Come vede la situazione oggi?

La situazione non è migliorata oggi rispetto a tre anni fa, ma è peggiorata.

Il Fmi dice che, senza un taglio del debito, non approverà il piano per il salvataggio della Grecia. Si aspettava questo stop?

La posizione del Fondo monetario internazionale riflette semplicemente le sue regole. L’Istituto non può fare dei prestiti se le condizioni del debitore non permetteranno, con buona probabilità, il rimborso del prestito dopo pochi anni. Lagarde non ha discrezione su questa regola.



Che tipo di precedente si è creato in Europa con il caso greco?

Il precedente che le regole stabilite dall’accordo di Maastricht si possono ignorare, perché ci sono paesi a cui quelle regole non piacciono anche se le hanno sottoscritte quando accettarono di far parte dell’Unione monetaria europea che diede loro molti benefici, incluso quello della forte riduzione dei tassi di interesse che pagavano sul loro debito.

Quali soluzioni per far ripartire l’economia greca?

Senza vere e profonde riforme strutturali la Grecia non ripartirà. Data l’attitudine dei suoi politici, è molto improbabile che – anche se qualche riforma sarà introdotta – il Paese potrà ripartire. C’è bisogno di un governo che crede davvero alla necessità di riformare il Paese e che fa le riforme senza dubbi ed esitazioni.

Come valuta la situazione italiana oggi alla luce delle riforme del governo Renzi?

Sono contento che il governo Renzi ha cominciato a scuotere l’economia italiana e a fare qualche riforma. Ma c’è molta strada da fare e sarebbe meglio se Renzi smettesse di dire che ci vuole più flessibilità a livello europeo. Ho anche difficoltà a capire la distinzione tra l’Europa delle regole e quella “politica”. Chiaramente le regole sono necessarie. La realtà è che il debito pubblico italiano continua a crescere, la spesa pubblica continua a superare il 50% del Pil e il livello impositivo rimane eccessivamente alto a causa della spesa. Ciò richiede attenzione da parte del governo italiano, non da parte dell’Unione europea.

 

Secondo alcuni giornali italiani, l’Italia rischia di essere commissariata, per altri lo è già in modo invisibile. Come stanno le cose secondo lei?

Non capisco l’argomento del commissariamento. Se l’Italia continuerà a fare le riforme che ha cominciato a fare e che dovrebbe fare nel suo interesse (per migliorare la produttività dell’economia e la sua situazione macroeconomica) non ci sarà pericolo di commissariamento. Il commissariamento avviene solo quando un Paese pensa che la soluzione ai suoi problemi debba venire da fuori.

Twitter @sabella_thinkin