«Sia il taglio delle tasse annunciato da Renzi, sia la flat tax al 15% proposta dalla Lega nord sono irrealizzabili. L’unica opzione possibile è un’aliquota unica al 35% per famiglie e imprese con esenzioni per figli a carico e costi di produzione». A lanciare l’idea è Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il governo Renzi nei giorni scorsi ha proposto tagli delle tasse da 50 miliardi di euro entro il 2018, attraverso l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa, la cancellazione dell’Ires e interventi su Irpef e pensioni minime.
Che cosa ne pensa del taglio delle tasse annunciato da Renzi?
Qualsiasi intenzione di ridurre il carico fiscale per gli italiani è sicuramente positiva. Per riduzione delle tasse intendo la diminuzione di una parte delle aliquote e l’innalzamento di altre, e non invece una riduzione del gettito. L’Italia non può permettersi una riduzione permanente di gettito per ragioni di finanza pubblica. Quindi può solo progettare una riduzione di aliquote, facendo sì che il minor gettito derivante dalle minori aliquote sia recuperato attraverso maggiori imponibili. Senza una crescita economica ragionevole e duratura non ci sono le risorse per nessuna riduzione permanente ed effettiva di carichi fiscali.
Quindi Renzi dove prenderebbe i soldi per tagliare le tasse?
Ci sono tre fonti: la riduzione della spesa pubblica, ma finora questo è un percorso cui il governo ha rinunciato; la crescita economica, che però al momento non c’è ancora; un aumento del disavanzo, che è l’unica opzione realistica, peccato che l’Ue non ce lo concederà mai.
Che cosa ne pensa invece della flat tax al 15% proposta dalla Lega?
In linea di principio è una proposta fattibile, ma è chiaro che a seconda dell’aliquota che si va a individuare ne consegue un diverso “perimetro” dello Stato. In teoria è fattibile una flat tax del 10%, ma la conseguenza sarebbe il cosiddetto “Stato minimo” che copre soltanto esercito, polizia e magistratura. Mentre non riuscirebbe più a garantire servizi di welfare, sanità, istruzione e assistenza previdenziale. Diverso è se si adotta una flat tax attraverso un percorso graduale di riduzione dell’aliquota rispetto ai livelli attuali. Per esempio, si potrebbe partire da una flat tax del 35% e poi ridurla di un punto ogni anno.
Come funzionerebbe questa flat tax al 35%?
Sarebbe progressiva, in quanto manterrebbe delle fasce di non tassazione che coprano i consumi minimi di persone e famiglie. Quindi nella realtà sarebbe una flat tax a doppia aliquota, nella quale c’è anche un’aliquota zero che rende esente un certo ammontare di reddito, quello cioè che serve per i consumi normali delle persone. L’esenzione andrebbe calcolata in funzione della numerosità della famiglia, a seconda cioè dei figli a carico.
Che cosa propone invece per aziende e lavoratori autonomi?
Un’aliquota unica potrebbe valere anche per il reddito d’impresa. L’ideale sarebbe arrivare a un’aliquota unica da adottare sia per il reddito d’impresa che per quello delle persone fisiche. La differenza è che nel caso dell’impresa i costi non sarebbero tassati, bensì calcolati come reddito deducibile. Mentre sul reddito delle famiglie ci sarebbero delle fasce forfettarie di esenzione. C’è poi il problema di quale sia l’aliquota migliore. Se quella applicata a tutte le imprese fosse unica, potrebbe essere più alta di quella attuale, ma la si potrebbe compensare togliendo l’Irap. A livello di principio però basta un’aliquota per tassare tutti i redditi percepiti, sia da persone fisiche che giuridiche, con gli opportuni adattamenti ed esenzioni.
(Pietro Vernizzi)