Renzi ha proposto una riduzione delle tasse di circa 50 miliardi in 5 anni. A quali condizioni sarà fattibile ed efficace? Inutile chiedersi se sia solo pre-campagna elettorale oppure intento sincero perché non è possibile governare l’Italia se la sua economia non cresce di più, né tantomeno sperare di vincere elezioni se la disoccupazione resterà sopra il 10% per lungo tempo come oggi è probabile accada senza cambiamenti.



La ripresa è troppo lenta. Inoltre, potrebbe peggiorare alla fine dell’allentamento monetario, nel settembre 2016, che compensa i gap di efficienza e di affidabilità del debito. Renzi è costretto a tentare la detassazione stimolativa sia per sperare di sopravvivere politicamente, sia per evitare di gestire una situazione simile a quella del 2011.



Basterà? Servirebbero almeno 100 miliardi di tasse in meno. Il premier ha annunciato 50 probabilmente perché equivalgono a circa il 3% del Pil, con questo svelando che intende farsi riconoscere un rischio di mancanza di gettito entro il limite di deficit ammesso dalle regole europee, appunto il 3%, portando il bilancio a pareggio strutturale, cioè con deficit sotto l’1,5%, attraverso tagli di spesa.

Se così, mi permetto di suggerire un altro metodo: a) operazione patrimonio contro debito che lo riduca in 3-5 anni di almeno il 15-20%; b) con questa operazione garantire l’Eurogruppo che il debito italiano verrà ridotto anche in una situazione di deficit temporaneo oltre soglia dovuta al minor gettito per riduzione delle tasse; c) a fronte di questa garanzia chiedere una deroga di 3 anni dalla regola del pareggio annuale di bilancio, permettendo un deficit fino al 4,5%, ammettendo controlli diretti della Commissione europea sull’operazione.



In tale modo sarebbe possibile tagliare ben più di 50 miliardi di tasse e allo stesso tempo non ridurre troppo violentemente la spesa corrente evitando impatti deflattivi, nonché dissensi eccessivi, in fase di ripresa ancora incerta. In particolare, secondo me, senza il ricorso a una euroderoga speciale garantita, alla fine, Renzi potrà tagliare meno tasse di quanto pensa.

Inoltre, la riduzione dei pesi fiscali è condizione necessaria, ma non sufficiente, per la crescita in quanto la produttività, che ne è il fattore di spinta principale, dipende da investimenti di qualificazione del sistema. Ciò implica che la detassazione dovrà essere accompagnata da una riallocazione della spesa pubblica dagli apparati agli investimenti di modernizzazione.

La detassazione è interesse nazionale prioritario e va sostenuta, ma lo staff di Renzi dovrà disegnarla meglio.

 

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