“I greci si trovano in una situazione molto difficile. Devono barcamenarsi con quei soldi che hanno a casa sotto al materasso e c’è da temere che le banche non apriranno per tante settimane. Ma allo stesso momento, il Governo Tsipras non pensava che fosse meglio che si rinunciasse a veri e propri lussi come andare in pensione a 56 anni. Facciano pure come preferiscono, ma perché gli italiani e gli slovacchi, gli estoni e i portoghesi dovrebbero far fronte a queste spese?”. Tobias Piller, corrispondente dall’Italia della Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), sintetizza così il punto di vista dei tedeschi sulla vera posta in gioco del referendum greco di domenica. Riferendosi alla consultazione il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha commentato: “Lasciamo aperte le porte al colloquio con la Grecia ma abbiamo bisogno che Atene realizzi le riforme per una crescita sostenibile come hanno fatti altri Paesi europei”.



Come è visto dai tedeschi il referendum greco di domenica?

I tedeschi sperano innanzitutto in un chiarimento su che cosa vogliono i greci, cioè se restare nell’euro con tutte le condizioni che ciò implica oppure rinunciarvi e uscirne, per creare un altro tipo di economia socialista. D’altra parte il modo in cui è stato annunciato questo referendum, cioè con un tweet durante le trattative a Bruxelles, è stato interpretato come uno schiaffo ai partner europei.



In Germania esistono anche posizioni diverse tra loro?

La Cdu della Merkel e i socialdemocratici dell’Spd sono molto uniti tra loro, in quanto sono esasperati dalle manovre e dalle richieste del governo greco. Mentre le minoranze verdi e comuniste sono più simpatizzanti nei confronti di Tsipras.

Merkel e Bundesbank sono sulla stessa lunghezza d’onda?

La Merkel vede la questione greca nella prospettiva più vasta della strategia politica dell’Europa. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, vedono invece i numeri della finanza e i trattati già stipulati in cambio per la cifra di 240 miliardi di euro di aiuti.



I tedeschi pensano che sarebbe più facile trattare con la Grecia se non ci fosse Tsipras?

Da un punto di vista economico la Grecia si è infilata in un vicolo cieco a causa degli errori commessi nell’arco di dieci anni. Adesso uscirne è difficile, ed è possibile farlo soltanto con un governo in grado di fare le riforme e non soltanto austerità. Finora i governi greci nei momenti di difficoltà quasi tutti hanno preferito l’austerità alle riforme. E’ stata quindi una scelta greca. Se al governo ad Atene ci fosse una figura convincente e riformista, le cose potrebbero migliorare velocemente. Bisognerebbe creare nuova fiducia, per fare sì che i soldi sotto al materasso di tanti greci potessero tornare in banca, e per far partire tanti progetti di investimenti che erano appena pronti prima dell’arrivo di Tsipras.

Lei come lo sa che sotto al materasso dei greci ci sono tanti soldi?

Ho tanti amici greci che mi hanno detto che tengono i soldi sotto al materasso da molto tempo. In tanti sapevano che si rischiavano settimane di turbolenze, e per i pagamenti di tutti i giorni hanno fatto delle provviste di liquidi. Certamente sono soprattutto le persone della classe media, mentre i poveri non potevano tenersi che delle piccole somme, ed i ricchi hanno comunque i milioni all’estero.

 

Una delle critiche mosse alla Grecia è l’età pensionabile ritenuta troppo bassa. Ma in fondo il problema non è la mancanza di regole comuni europee?

Gli esperti greci affermano che al momento le finanze previdenziali sono un grande buco nero, in quanto ci sono regole che facilitano eccessivamente il pensionamento anticipato, eppure pensioni quasi regalate. L’effetto di quest’ultimi si traduce in un incentivo a non pagare i contributi e in assegni molto più ricchi rispetto a quanto si è versato. Per quanto riguarda l’età del pensionamento, a fine maggio Tsipras ha proposto qualche aggiustamento per portare nel servizio pubblico l’età media dell’entrata in pensione a 56,3 anni nel 2016. E’ un vero e proprio lusso, non trovo giusto che a pagarlo siano degli altri Paesi.

 

Non dovrebbe essere l’Ue a dettare regole comuni?

No. Il Parlamento greco può decidere quello che vuole ma non può chiedere che gli altri 18 Paesi dell’Eurozona, alcuni dei quali sono più poveri, paghino per lussi che un tempo Atene si è potuta permettere solo grazie a un’economia drogata che viveva di credito.

 

Negli Usa ci sono regole sulle pensioni che valgono per tutti gli Stati. Perché in Europa non è così?

Lo chieda a Bruxelles, ma non mi sembra questo il problema.

 

Lei prima ha detto che in Grecia si va in pensione troppo presto. Perché adesso afferma che non è questo il problema?

Non ci siamo capiti. La Grecia deve pagare molti miliardi per le pensioni, al punto che si è creato un buco nero. Uno Stato come la Grecia che è vicina alla bancarotta può permettersi di continuare con questo lusso, e chiedere ai contribuenti italiani, portoghesi, slovacchi e spagnoli di pagare al suo posto?

 

Nel 2010 anche la California era vicina alla bancarotta. Perché oggi quel problema è risolto, mentre la crisi greca sta durando da cinque anni?

 Perché gli Stati Uniti hanno un unico governo. Se la Sicilia rischiasse il default, Roma troverebbe una soluzione in quanto incassa delle tasse direttamente dagli stessi siciliani. Inoltre ci sono leggi e una Costituzione uguali per l’Italia intera. Al momento invece l’Europa è una confederazione, non uno Stato.

 

Quindi il problema non è la Grecia, bensì l’Europa che non sta funzionando…

Ognuno ha una sua idea su come dovrebbe funzionare l’Europa. I tedeschi pensano che le tante promesse che avevano dato la Grecia o anche l’Italia per entrare nell’Unione Monetaria, non siano state rispettate. Adesso, dal punto di vista tedesco, con i richiami ad un cambiamento di Europa e dell’Unione Monetaria, diversi Paesi vorrebbero introdurre dei cambiamenti, a partire dagli Eurobond, che la Germania non avrebbe mai accettato nei Trattati sull’Unione Monetaria. Poi, la Grecia è la giustificazione perfetta per tutti coloro che non vogliono un’Europa ancora più unita. Finché ci saranno tanti Paesi come la Grecia, per molti tedeschi ed Europei del Nord, sarà una ragione per non unire l’Europa.

 

(Pietro Vernizzi)

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