L’Italia è la nazione che “ha registrato i risultati peggiori” sull’andamento del Pil procapite tra quanti hanno adottato la moneta unica fin dal 1999. A constatarlo è la Bce, secondo cui si verifica una convergenza solo “quando il Pil pro capite delle economie a più basso reddito converge in modo durevole verso quello dei Paesi con redditi più alti”. Secondo l’Eurotower, le cause della divergenza sarebbero tre: “le condizioni istituzionali in alcuni Paesi non erano favorevoli all’innovazione e alla crescita sottostante della produttività”; “le rigidità strutturali e la scarsa concorrenza che hanno contribuito a determinare distorsioni nell’allocazione del capitale”; il fatto che “il brusco calo dei tassi di interesse reali ha favorito una forte crescita del credito e ha fatto salire la domanda, dando origine ad aspettative erronee sui redditi futuri”. Ne abbiamo parlato con Antonio Maria Rinaldi, professore di Economia internazionale all’Università di Chieti-Pescara.
Che cosa ne pensa del fatto che sia proprio la Bce a denunciare questa divergenza?
Lo ritengo quanto mai significativo. Quanto affermato ieri dalla Banca Centrale Europea era ben noto a tutti gli economisti indipendenti. Probabilmente ora l’Eurotower non può più tacere l’insostenibilità dell’unione monetaria, specialmente in Paesi come l’Italia. L’evidenza ha fatto capire anche all’uomo della strada che l’euro è stato un maleficio per l’economia del Paese.
Che cosa la colpisce di più di questo rapporto della Bce?
Il fatto più eclatante è che la Bce indichi come soluzione per tentare di risollevare le sorti dei cittadini del Sud Europa quella di emigrare in Paesi come la Germania. La stessa Eurotower in questo modo è costretta a riconoscere che l’euro, anziché migliorare la situazione economica, è stato un disastro per l’intera area.
Per la Bce le cause delle disparità sono condizioni istituzionali, scarsa concorrenza e aspettative erronee sui redditi futuri. Come valuta questa analisi?
Mi domando in virtù di che cosa la Bce possa ergersi a portatrice del verbo economico. Chi ha detto che il modello da essa auspicato sia buono per tutte le economie? Negli anni precedenti l’unione monetaria, l’Italia ha dimostrato che il nostro modello per quanto imperfetto produceva effetti positivi nell’economia italiana. L’errore fondamentale della Bce è dire: “Siccome non vi siete adeguati al modello di riferimento della Germania, la divergenza è aumentata”.
Perché è un errore?
Da un punto di vista culturale, storico ed economico, l’Italia ha una struttura tale che ci rende impossibile seguire il modello tedesco. Ma anche la classe politica italiana al momento dell’entrata nell’euro ha commesso un errore altrettanto grave: non verificare preventivamente che cosa sarebbe successo alla nostra economia se avessimo adottato il modello presupposto dalla stessa moneta unica.
Posto che non condivide l’analisi della Bce, qual è la vera causa della divergenza?
La vera causa è che in Italia il costo del lavoro non ha ancora caratteristiche tali da rendere competitivo il nostro Paese. Abbiamo visto che, all’interno dell’aggregazione monetaria comune, la competitività avviene per mezzo della svalutazione interna, un obiettivo che non è stato ancora pienamente realizzato nel nostro Paese. Comunque mi fa molto piacere che anche la Bce stia iniziando a mettere le mani avanti.
In che senso?
Finora non ha fatto altro che mandare lettere e rimbrotti. Il fatto che adesso ammetta che l’unione monetaria è stata deleteria per l’Italia è un bel passo avanti. Vedremo se nei prossimi comunicati della Bce apprenderemo anche che l’euro è reversibile, visto che finora ha sempre detto il contrario.
L’Eurotassa può essere la soluzione a questi problemi?
Paradossalmente sarei contento se l’Eurotassa fosse applicata, perché sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza degli europei. Questi signori hanno scambiato cittadini e imprese come un bancomat senza fondo. Si devono rendere conto che non possono più proporre soluzioni di questo genere per coprire le loro mancanze. In Grecia le istituzioni Ue hanno commesso una serie di errori, e se i problemi fossero stati affrontati in modo diverso oggi non ci troveremmo in questa situazione.
(Pietro Vernizzi)