In un solo giorno la spia rossa delle borse europee si è accesa e non sembra annunciare per domani il suo spegnimento, quantomeno nell’immediato: sono stati bruciati solo oggi ben 100 miliardi di euro e le prospettive per la settimane non sembrano essere delle più rosee. Raggiunto dal Sole 24 Ore, l’ad di Marzotto Sim, Jacopo Ceccatelli, afferma che i mercati finanziari saranno sicuramente colpiti da correzioni significative e il rischio di volatilità sarà molto elevato. Ma per contrastarlo la Bca tenterà certamente di arginare le possibili ondate di vendite per poter limitare i danni: il giudizio di Ceccatelli è che se la Banca di Draghi riuscisse a fare ciò allora il contagio sarà limitato e la fiducia ottimistica dei mercati potrà tornare con un vantaggio di ulteriore credibilità per la Bce stessa. Ma tutto questo dipenderà da tanti fattori, tra cui il vertice Merkel-Hollande di queste ore è il principale antenato, seguito dalle decisioni dei creditori e della Bce e dell’Eurogruppo riunito in vertice straordinario domani.
Il crollo dei mercati europei, specie sui titoli bancari era ampiamente preventivabile nell’indomani del voto greco in cui ha trionfato il “no” alle condizioni imposte dai creditori europei alla Grecia. Walla Street si attesta nella scia in calo delle europee ma in maniera meno vistosa: le banche americane come JP Morgan perdono poco (-0,9%), Citigroup chiude con un -1% e Morgan Stanley che perde lo 0,9%. Il ribasso contenuto riguarda poi anche Goldman Sachs, che si attesta a 207,05 dollari per azione lasciando solo l’1%. In generale quindi un risultato di certo più positivo rispetto ai titoli delle banche – tra le peggiori quelle italiane – degli stati europei.
Borse europee in deciso calo al termine di una giornata pesante dopo il referendum in Grecia. A Milano Piazza Affari ha chiuso con un crollo del 4,03% a 21.600,72 punti, mentre Parigi ha lasciato sul terreno il 2,01% a 4.711,54 punti. Meglio il Ftse 100 di Londra che cede lo 0,78% a 6.534,48 punti e il Dax di Francoforte che perde l’1,65% a 10.875,80 punti. Giornata difficilissima per i bancari: tonfo di Mps che cede il 10,59%, seguita da Mediolanum a -6,35%, Ubi Banca a -6,21%, Banco Popolare a -5,92% e Intesa Sanpaolo a -5,67%. E’ inoltre di poco fa la notizia che, dopo aver recentemente comprato il 2,005% di Intesa Sanpaolo, la Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese ha acquisito una quota del 2,005% di Unicredit e del 2,01% di Mps.
Dopo una giornata che ancora non si è chiusa di estrema fatica per tutte le borse europee, specie quelle con le forte natura bancaria alla base come quella portoghese e italiana, la decisione del governo greco susciterà forti reazioni: Tsipras intende infatti estendere la chiusura delle banche per qualche altro giorno, fino a fine settimana, riporta la Reuters. Nel pomeriggio ad Atene è preciso un incontro tra rappresentanti delle banche e l’esecutivo guidato dal premier e quindi in serata già potrebbe essere emesso un nuovo decreto per prolungare la chiusura degli istituti.
Sempre più in rosso Piazza Affari, il listino europeo che sta più risentendo dell’esito del referendum andato in scena ieri in Grecia. Al momento il Ftse Mib risulta in calo del 3,3% a 21.757,90 punti, mentre rimangono stabili le altre Borse del Vecchio Continente che hanno ridotto le perdite dopo un avvio di trattazioni decisamente negativo: Londra cede adesso lo 0,59%, mentre Parigi e Francoforte viaggiano intorno al -1,5%. Male anche Madrid che lascia sul terreno il 2,27%. In lieve risalita anche lo spread tra Btp e Bund che si attesta a 160 punti base.
Portogallo e Milano risultano ancora le peggiori piazze europee dopo la vittoria del “no” al referendum greco e con, al momento, ancora porte chiuse sui nuovi aiuti da parte di Berlino e dei creditori dello stato greco. Piazza Affari, data la sua forte natura bancaria, cala al minimo da 5 mesi a questa parte, perdendo il 2,7% a metà seduta; la peggiore in Europa resta Lisbona che perde il 2,9%, mentre in generale i valori delle altre piazze sono contenuti e non preoccupanti al momento. Il cambio euro/dollaro si muove in area 1,1035 e gli spread continuano a non essere drammatici. Secondi i dati di Borsa Italiana, tra i titoli italiani maggiormente in perdita, Mps (-7,3%) e l’intero parco delle popolari (-5% Bpm, -5,3% Ubi), Unicredit e Intesa perdono il 4% e tra i titoli non finanziari il peggiore è Mediaset con il -3,1%.
Dopo aver aperto in netto ribasso, le Borse europee rimangono in negativo ma riducono le perdite tranne Milano e Lisbona. Parigi cede lo 0,90%, sulla stessa linea di Londra (-0,36%) e Francoforte (-0,69%). Male invece Piazza Affari, dove il Ftse Mib lascia sul terreno il 2,45% a 21.955,87 punti, mentre Lisbona risulta in flessione del 2,40%. Stabile lo spread tra Btp e Bund che si attesta a 159 punti base, come anche l’euro che recupera sul dollaro a 1,10. La situazione nel Vecchio Continente è migliorata dopo le dimissioni di Varoufakis, ma si attendono adesso le decisioni della Banca centrale europea dopo l’esito del referendum.
Titoli bancari in netto calo dopo il referendum in Grecia che sta affossando le Borse europee. A Piazza Affari il Ftse Mib è adesso in calo del 2,83% a 21.870,79 punti, mentre si accentuano le perdite del comparto bancario: il Monte dei Paschi lascia sul terreno il 6%, seguito da Banco Popolare a -4,9%, Unicredit a -3,80%, Ubi Banca a -5,3%, Intesa Sanpaolo a –3,08% e e Banca Popolare di Milano a -4,16%. Apre invece stabile l’euro a 1,10 dollari soprattutto dopo le dimissioni del ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis. Risale lo spread, attualmente a 163 punti base.
Come previsto, l’esito del referendum in Grecia si fa sentire sui mercati finanziari. Le Borse europee hanno aperto in netta flessione dopo la schiacciante vittoria del “no” alle proposte dei creditori di Atene, mentre lo spread tra Btp e Bund è in risalita e si attesta adesso a 158 punti base dopo aver raggiunto in mattinata la soglia dei 165. A Milano il Ftse Mib cede il 2,40% a 21.968,13 punti, in linea con le altre Piazze del Vecchio Continente: Parigi lascia sul terreno quasi il 2%, Francoforte è in calo dell’1,84% e Londra arretra dell’1,09%. Anche Madrid perde al momento il 2,2%. La prima Borsa a reagire al risultato del referendum greco è stata quella di Tokyo che ha chiuso in calo del 2,08% dopo aver raggiunto un minimo di giornata del 2,5%.
La vittoria del “no” nel referendum greco potrebbe pesare pesantemente sulle borse europee e in particolare sulla borsa italiana, e sul possibile Grexit, che potrebbe porre numerose incognite sulla tenuta dell’euro e dei debiti pubblici degli stati membri, soprattutto dei paesi mediterranei. Si attende un altro lunedì nero a Piazza Affari, con i titoli del comparto bancario, in particolare, esposti a ribassi elevati, ma al tempo stesso potrebbe trattarsi di una giornata caratterizzata da elevata volatilità, in cui ulteriori notizie provenienti dalla Grecia potrebbero influire, in un senso e nell’altro, sui listini azionari. Le borse europee hanno già assorbito il possibile Grexit o la settimana sarà caratterizzata ancora da forti perdite? A rischio soprattutto la tenuta dell’euro (in discesa a 1,1007, nel cambio con il dollaro, sin dall’apertura delle borse australiane) e lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che potrebbe schizzare ben oltre i 150 punti base. Possibile un’ulteriore ascesa dell’oro, bene rifugio per eccellenza, particolarmente ricercato dagli investitori in periodi di instabilità finanziaria.
Il rischio più temuto dagli analisti sulla borsa italiana è di un attacco speculativo ai titoli di stato italiani, in particolare Btp e Bot, la cui asta è prevista per venerdì. Il Ministero del Tesoro ha fatto sapere in via ufficiosa – come riportato dalle agenzie di stampa – che l’Italia è pronta ad assorbire eventuali shock dei mercati, mentre le banche d’affari private come Goldman Sachs hanno previsto la possibilità che lo spread si alzi fino ad oltre 250 punti, soglia raggiunta la quale certamente la Bce si adopererà per comprare titoli di stato. In ogni caso molti analisti sono concordi che – nonostante le borse europee abbiano bruciato quasi 290 miliardi di euro negli ultimi giorni – i mercati non abbiano ancora digerito il ‘no’ greco al piano di ristrutturazione della Troika. E così, i segnali che arrivano dalle borse asiatiche già fortemente instabili potrebbero essere solo il preludio di un’ondata di speculazione finanziaria come poche dall’inizio della crisi.