Nelle democrazie gli impoveriti votano e se la loro massa supera i benestanti, o quelli che sperano di diventarlo, tali sistemi divengono vulnerabili a offerte politiche irrazionali che le portano al fallimento economico. Pertanto il requisito di stabilità di una democrazia implica una classe media ottimista maggioritaria.



Dal 2011 le nazioni meridionali dell’Eurozona soffrono di un impoverimento di massa accelerato. Ciò ha aumentato il consenso per offerte politiche populiste, in numeri correlati con la massa colpita dall’impoverimento e dalla paura di subirlo in Grecia, Spagna, Italia e Francia.

Perché in queste nazioni più di altre? Perché furono, e sono, strutturalmente più vulnerabili a due gravi errori di gestione da parte dell’eurosistema: l’applicazione del rigore in una fase di crisi che avrebbe richiesto politiche economiche espansive e il mantenimento di un cambio decompetitivo dell’euro. La contrazione della classe media ottimista è dovuto alla combinazione tra inefficienza e/o disordine nazionali e un eurosistema che non ha saputo adattare le sue regole in base alle contingenze.



Ora è evidente che le nazioni euromeridionali sono a rischio di destabilizzazione politica e che per questo sono una mina dell’Eurozona. Quindi, come lezione dal caso greco, bisogna riflettere su come risolvere il problema prima che la mina scoppi. Il tempo è un fattore perché vi saranno elezioni in Spagna entro l’anno e, decisive per l’euro, in Francia nel 2017. In poco tempo le nazioni inefficienti non riusciranno a cambiare modello per renderlo espansivo e rigeneratore dell’ottimismo di massa. Né è probabile che l’eurosistema cambi sostanzialmente la sua rigidità, a parte un programma per la Grecia fattibile per la sua piccola scala.



Quindi l’unica leva possibile di crescita è quella del cambio, cioè una svalutazione dell’euro che favorisca export e importazione di investimenti e turismo nelle nazioni deboli, cosa che implica la prosecuzione del programma di allentamento monetario e di garanzia degli eurodebiti (Qe) della Bce oltre il settembre del 2016.

Non è una soluzione sana, ma può funzionare. I dati, infatti, mostrano che buona parte dell’impoverimento dal 2011 in poi nelle nazioni deboli è stato causato dal cambio de-competitivo e, soprattutto, che la loro ripresa, pur poca, è spinta dalla svalutazione e dall’effetto Bce. Probabilmente l’America vorrà evitare un dollaro troppo alto e la Germania si metterà di traverso, ma non ci sono altre opzioni nel breve termine per mantenere stabili le democrazie euromeridionali e l’eurosistema.

 

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