“L’Italia non rischia la catastrofe, ma non esiste nessuna via d’uscita dalla crisi greca. E ad aggravare la situazione c’è il fatto che l’Fmi sta cercando di seminare zizzania tra i Paesi europei”. Ad affermarlo è il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. Ieri la Grecia si è presentata all’Eurogruppo senza nuove proposte, ma con la richiesta di un nuovo prestito da 7 miliardi di euro per le prossime 48 ore. Intanto il Fondo Monetario Internazionale ha reso noto che “se non combattuti con una forte risposta politica da parte dell’Europa, gli avversi sviluppi in Grecia potrebbero avere un sostanziale impatto sull’Italia tramite effetti sulla fiducia, anche se l’esposizione diretta è limitata, come pure i rischi di contagio nel breve termine”.



Che cosa ne pensa delle nuove richieste greche di 7 miliardi di euro?

Questo è assurdo. Per sopravvivere nei prossimi giorni alla Grecia non occorrono 7 miliardi di euro, ne bastano molti meno. L’obiettivo di Atene è tirare molto in lungo. D’altra parte i creditori cercano di sottoporre la Grecia a un ricatto. Questo pseudo-referendum ha fatto soltanto perdere tempo rispetto alla ricerca di una soluzione.



Con quali conseguenze?

Ora ci siamo avvitati in una situazione tale per cui siamo al punto di partenza, ma con un rischio molto più grande di uscita della Grecia dall’euro per l’impossibilità di portare le varie parti in causa a fare scelte ragionevoli. Abbiamo una situazione che da un lato si è deteriorata e dall’altro si è indurita, anche perché mancano sia il programma greco sia quello dell’Eurogruppo. Quest’ultimo a mio parere dovrebbe presentare un nuovo programma, e proporlo quindi ai greci. Ma se Bruxelles si aspetta che siano i greci a presentarlo, si finirà solo per perdere dell’altro tempo.



Siamo in un vicolo cieco?

Sì, la Germania nella sua insipienza si è cacciata in un vicolo cieco.

Per l’Fmi, “gli avversi sviluppi in Grecia potrebbero avere un sostanziale impatto sull’Italia”. Qual è il rischio concreto che corriamo?

Nessuno. In questo periodo con il quantitative easing siamo al riparo. Se la Grecia viene cacciata perché non paga i tassi di interesse, si dimostra a tutti che l’euro è una cosa seria. Nel frattempo la Bce acquisterebbe i titoli legati a eventuali speculazioni.

I mercati in questi giorni sono andati in altalena…

Sì, ma con un’uscita della Grecia dall’euro si convincerebbero che quando un Paese paga i tassi d’interesse tutto resta sotto controllo, mentre se fa i referendum anti-euro può essere cacciato. In uno scenario di questo tipo non c’è un vero rischio per l’Italia.

Quindi non ci sarà nessun effetto della crisi greca?

Ci sarà indubbiamente una difficoltà iniziale, che avrà però l’effetto benefico di costringere il governo Renzi a smettere di sprecare i soldi in mance elettorali. Se del resto l’anno scorso il nostro premier non avesse sperperato 12 miliardi per il bonus da 80 euro, nell’illusione che sarebbe stato sufficiente a fare ripartire l’economia, il debito non sarebbe salito. Il nostro rapporto deficit/Pil sarebbe all’1,5% e non correremmo nessun rischio. Dall’anno prossimo, tagliando il rapporto all’1% annuo, il debito scenderebbe anche senza crescita economica.

 

Perché allora l’Fmi lancia questo nuovo allarme?

Il Fondo Monetario lo fa per due ragioni. La prima è che al vertice c’è Christine Lagarde, che in quanto francese sente il bisogno fisiologico di “buttare giù” l’Italia. In secondo luogo la Lagarde, che è furba e vuole essere rieletta, ha bisogno che l’Ue si spaventi e paghi per la Grecia. Il suo obiettivo è che i 30 miliardi di crediti del Fondo Monetario siano pagati per primi, anziché i 200 miliardi che spettano all’Ue.

 

Come valuta l’atteggiamento dell’Fmi?

Il Fondo Monetario è diventato una sorta di esattore esoso che pensa agli affari suoi e cerca di seminare zizzania e paura allo scopo di farci “sganciare” degli altri soldi. Il paradosso è che l’Italia ha già versato 40 miliardi ai vari fondi salva-Stati per ristrutturare le banche irlandesi, spagnole e greche. Non possiamo andare avanti a pagare per gli altri solo per via del ricatto che noi correremmo un rischio.

 

(Pietro Vernizzi)