Francesco Confuorti Presidente e Amministratore Delegato di Advantage Financial, compagnia finanziaria internazionale indipendente attiva su scala globale nell’investment banking, nella consulenza e nella gestione patrimoniale, è venuto al Meeting di Rimini per illustrare le sue idee su una “nuova frontiera” della finanza per le aziende cooperative, forza storica dell’Azienda-Italia. Ma non declina l’invito de ilsussidiario.net a esprimere alcuni sintetici punti di vista sull’attualità finanziaria internazionale
Quanto sono preoccupanti le improvvise turbolenze in Cina?
La situazione non è ancora molto leggibile: non mi sento di escludere una tempesta in un bicchier d’acqua. Non dimentichiamo che il valore della Borsa cinese in un anno è pressoché raddoppiato e questo non ha registrato annotazioni di sorpresa e tanto meno di preoccupazione. La questione centrale, in ogni caso, resta la crescita reale cinese, per quanto lo scoppio di una bolla finanziaria abbia sempre conseguenze. Il dato rilevante per un’economia come quella italiana è quanto la Cina cresce; o meglio, quanto controllato è il rallentamento della crescita, ragionevolmente atteso e previsto, e quindi le oscillazioni dello yuan. Il quadro è reso pi complicato dal fatto che l’Azienda-Cina non è governata dalle forze del mercato, ma da forze esterne al mercato e con poca trasparenza finanziaria (non solo in Cina na in gran parte dell’Estremo Oriente).
Proprio in queste settimane la Fed sta valutando se procedere al rialzo dei tassi preannunciato da molti mesi.
Certamente il rialzo dei tassi della Fed auspicato da più parti provocherebbe il raffreddamento dell’economia americana e a pochi mesi dalle presidenziali è molto difficile che accada. Non vorrei che questo scossone venisse usato per imporre da parte delle economie più forti, in Europa la Germania, scelte pesanti a quelle più deboli. Bisognerà quindi aspettare qualche tempo per capire bene le conseguenze di questa situazione.
Su questo sfondo, lei ha deciso di partecipare al Meeting di Rimini a un incontro focalizzato sul ruolo delle imprese cooperative e sull’economia non profit. Perché?
Perché una delle grandi sfide del presente e del futuro consiste nel promuovere uno sviluppo equo e le cooperative e il non profit possono essere di fondamentale importanza, possono avere un ruolo strategico al riguardo. Hanno una grande tradizione e anche la finanza cooperativistica ha avuto una grande radice sociale e ha espresso una importante capacità di rafforzare il territorio. Le cooperative sono nate come società a scopo mutualistico, differenti dalle società a fini di lucro. Lo scopo mutualistico trascende l’interesse dei singoli che compongono l’ente che lo persegue. Tuttavia, questo stesso scopo mutualistico può assumere intensità maggiore o minore a seconda che l’attività venga svolta nei soli confronti dei soci o sia estesa anche verso terzi.
E quali sono le prospettive oggi?
La cooperazione ha un valore sociale anche di prospettiva che consiste nel garantire l’azionariato diffuso che c’è in molta parte del mondo, ma non in Italia dove chi ha il 25% comanda. Quello che vedo in prospettiva anche in Italia è che vi siano sempre più unioni di cooperative che mantengono la propria soggettualità ma si mettono insieme in una logica di gruppo con società di sistema così da trarre forza l’uno dall’altro, per reggere di fronte alle ciclicità e anticiclicità delle singole cooperative e fare quindi massa critica. Ciò porterebbe a una maggior presenza e incidenza delle cooperative senza cambiare la base sociale, chiaramente puntata sulle società di sistema. Una riorganizzazione quindi che comporta anche una diversa fiscalità: togliere le distorsioni del mercato e favorire lo sviluppo imprenditoriale. Si dovrebbe insomma puntare su un sistema competitivo ed efficiente che darebbe peraltro grandi riscontri sotto un profilo occupazionale.
Quali sono quindi questi nuovi strumenti finanziari?
Oggi la realtà del mondo cooperativo è molto variegata ed è quindi difficile fare delle considerazioni generali valide per tutti. Quello che si può affermare è che per le cooperative medio-grandi e grandi la prospettiva di un ricorso al mercato dei capitali rappresenta un’alternativa in linea di principio disponibile. Strategica è anche l’importanza di trovare dei professionisti capaci di accompagnare e guidare il potenziale emittente lungo tutto il percorso fino all’effettiva raccolta di fondi. Occorrerebbe un periodo di transizione che porti il sistema a poter ricorrere a finanziamenti di mercato alla pari con le società di capitale, e ad adeguare la propria struttura e i propri principi che dia al mercato un peso più rilevante rispetto al dominante principio mutualistico attuale. Vi sono realtà come le “mutuelles” francesi che hanno già preso con successo questa strada. Un simile percorso anche in Italia è stato imboccato dalle Banche Popolari, che stanno accelerando la loro riforma. Ovviamente questo richiederà, come nel caso delle popolare, un’armonizzazione fiscale. Un metodo di finanziamento che potrebbe avere un ruolo rilevante in questa transizione è quello dei certificati di partecipazione agli utili. Questa transizione è fondamentale soprattutto se si desidera che queste realtà, oggi troppo piccole e frammentate, possano in futuro fondersi e rappresentare in modo più adeguato segmenti produttivi dinamici dell’economia italiana.
Quali sono a suo avviso le linee di un cambiamento possibile?
La disciplina delle società di capitali (Spa e Srl) si applica anche alle cooperative, laddove le due forme abbiano elementi di compatibilità, a patto che siano soddisfatti alcuni requisiti (cooperative con più di 19 soci, attivo patrimoniale di più di 1 milione di euro, ecc.), e previo un giudizio preventivo positivo ad hoc sulla effettiva compatibilità con le caratteristiche e peculiarità della forma cooperativa. L’applicabilità di questa disciplina comporta sostanzialmente la possibilità di emissione di strumenti finanziari di finanziamento, la scelta della governance, il diritto di controllo da parte dei soci. Fermandosi al primo punto (emissione di strumenti finanziari) la disciplina delle società per azioni consente l’emissione di strumenti privi di diritti amministrativi e riservati a soli investitori qualificati. In sostanza si tratta di strumenti in tutto e per tutto assimilabili alle obbligazioni. Questo nuovo mercato si è aperto, sebbene timidamente, con l’emanazione del Decreto Sviluppo del 2012 che ha sancito per i più la nascita dei cosiddetti “minibond” anche se, in realtà, non ha fatto che ampliare la platea di utilizzo dello strumento obbligazionario e assimilarlo ad un pubblico di imprese assai vasto.emissione di strumenti finanziari di finanziamento, la scelta della governance, il diritto di controllo da parte dei soci. Fermandosi al primo punto (emissione di strumenti finanziari) la disciplina delle società per azioni consente l’emissione di strumenti privi di diritti amministrativi e riservati a soli investitori qualificati. In sostanza si tratta di strumenti in tutto e per tutto assimilabili alle obbligazioni .
Il prestito sociale resta il canale privilegiato per una coop?
Certo, in considerazione della dimensione tipica della società cooperativa, piccola – media, lo strumento tipico di finanziamento resta quello del prestito sociale, le cui caratteristiche vanno individuate: primo, nel fatto che le somme raccolte non rappresentano per i soci cooperatori un investimento in capitale di rischio e, secondo, di godere di un regime fiscale agevolato , scontando una tassazione definitiva a titolo d’imposta, degli interessi pagati ai soci persone fisiche. Il prestito sociale prevede l’esistenza di un Regolamento, e di limiti quantitativi per le società cooperative con oltre 500 soci per le quali l’importo raccolto non dovrà superare di tre volte il patrimonio.
Esistono veicoli alternativi?
Esistono infine tutta una serie di finanziamenti agevolati previsti per il mondo cooperativo principalmente a livello regionale. Tuttavia non va scordato che con il DM 4/12/2014 è stato previsto un finanziamento agevolato a livello nazionale per le società cooperative di piccole e medie dimensioni partecipate da Soficoop e Cfi (società finanziarie che fanno capo al Ministero dello Sviluppo Economico), con l’obiettivo di sostenere la nascita su tutto il territorio nazionale di cooperative costituite prevalentemente da lavoratori provenienti da imprese in crisi e, limitatamente al Mezzogiorno, lo sviluppo o la ristrutturazione di cooperative già esistenti. Il ricorso al mercato dei capitali si presenta ancora un opzione effettivamente percorribile solo per le aziende maggiori o connotate da un brand molto riconoscibile. Il mercato delle obbligazioni societarie e quello dei minibond, presentano dinamiche differenti sebbene si tenda spesso a considerarli come un unico. L’aspetto di maggiore rilievo è sicuramente una bassa liquidità di questi mercati, come mostra ad esempio il segmento Extramot pro di Borsa italiana, dove questi strumenti sono per lo più quotati. Gli esempi ad oggi di società cooperative che hanno ricercato una quotazione sono pochi e hanno avuto una dinamica a volte accidentata, come nei casi di Manutencoop e Filca.
(Walter Viola)