“Sul taglio delle tasse è in atto un braccio di ferro tra Padoan e Renzi. Il primo ha sempre sostenuto che le tasse non si abbassano ma si spostano, e quindi le linee di premier e ministro dell’Economia sono divergenti”. Lo rivela Carlo Pelanda, professore di Politica ed Economia internazionale nell’Università della Georgia di Athens, a proposito della promessa di Renzi di abolire Imu e Tasi nel 2016 per un costo complessivo che è stimato in 18,5 miliardi di euro. Per il professor Pelanda, “l’Italia riuscirà a ottenere la flessibilità sul deficit necessaria a tagliare le tasse solo a una condizione: evitare di accordarsi con la Francia, tenendo piuttosto colloqui bilaterali riservati con la Germania”.



Come farà Renzi a trovare i 18,5 miliardi di euro necessari ad abolire Tasi e Imu?

In un modello europeo in cui c’è l’obbligo del pareggio di bilancio non può far altro che tagliare la spesa, oppure chiedere un maggiore spazio di deficit. Probabilmente quello che ha in mente il governo è fare una combinazione tra le due cose: un po’ di taglio della spesa e una concessione europea sul deficit. Per esempio, mantenere il rapporto deficit/Pil al 3%, anziché di portarlo sotto al 2%.



Ma si riuscirà ad arrivare alla cifra necessaria?

Una cifra da 18,5 miliardi non è impossibile da trovare, anche se non è un’operazione semplice perché dipende molto dalle relazioni politiche tra Italia e Germania. Se il nostro governo lascia intendere la volontà di fare pressioni insieme alla Francia per la flessibilità, il risultato sarà un fallimento. La Merkel è già in campagna elettorale per il 2017, e non potrà andare dal suo elettorato a dire che ha accettato la flessibilità. Renzi dovrebbe quindi andare in bilaterale riservato con il Cancelliere tedesco e mettersi d’accordo con lei, ma evitare di giocare d’intesa con la Francia come sembra stare facendo in questo momento.



C’è il rischio che alla fine il governo compensi l’abolizione di Tasi e Imu con l’aumento di altre imposte, per esempio la Local Tax?

Sì, questo rischio esiste. Tra l’altro questo è lo stile del ministro Padoan, che prima di entrare in politica ha teorizzato nei suoi libri che le tasse non si abbassano ma si spostano dove sono meno dannose, per esempio sostituendo la tassazione diretta con quella indiretta. È un concetto tipico della sinistra che vuole dare una mano al mercato, e che non potendo rinunciare alle tasse si chiede come spostarle.

Renzi è d’accordo con questa impostazione?

No, Renzi crede di poter compiere un abbassamento assoluto della tassazione. La sensazione è che premier e Padoan non si siano ancora parlati a fondo.

È davvero necessario abolire Tasi e Imu?

Il punto è che lo scenario non è particolarmente favorevole,e dobbiamo aspettarci un calo del contributo delle esportazioni al Pil italiano. La crescita del mercato interno in questo momento è ancora negativa. L’export d’altra parte potrebbe risentire per le difficoltà del mercato globale. Però c’è un problema…

 

Quale?

La riduzione delle tasse, per essere efficace, deve essere strutturale. La flessibilità sul deficit può aiutare, ma solo fino a un certo punto. Renzi e Padoan dovranno quindi trovare un accordo su come rendere permanente la promessa del governo. Alla fine potrebbe verificarsi una riduzione delle tasse da un lato e un loro aumento dall’altra, ma se ciò avvenisse Renzi si esporrebbe a una sensazione di fallimento del suo progetto, e non credo che accetterà questa eventualità. Mi aspetto quindi un braccio di ferro tra premier e ministro dell’Economia.

 

Chi vincerà?

Alla fine troveranno un compromesso. Padoan così potrà affermare di avere mantenuto il rigore in Italia e Renzi potrà vantarsi di avere abbassato le tasse. Gli effetti sul rilancio dell’economia in parte ci saranno, anche se non saranno così marcati. Ma dal momento che per l’Italia il punto di partenza è una rigidità totale, sarà comunque un passo in avanti.

 

(Pietro Vernizzi)

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