Giugno luglio da record per presenze sulle spiagge, addirittura i migliori dell’ultimo decennio, secondo in Sindacato italiano balneari. E, stando Federalberghi, sono 30 milioni gli italiani che in questa estate si sono concessi o si concederanno una vacanza: un dato in aumento dell’8,6% rispetto al 2014 e che sembra confermare un trend di ripresa economica del nostro Paese. Ne abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, Professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, che ricorda come non sia da sottovalutare il fattore meteo: «Quest’anno il tempo è favorevole e caldo, mentre l’anno scorso è stato decisamente pessimo».
Al di là di tale fattore, ritiene che questi dati sulle vacanze degli italiani siano indice di una ripresa economica in atto?
Probabilmente siamo in una fase iniziale di ripresa, in cui ancora tardano a vedersi risultati stabili sul fronte dell’occupazione. I dati sul Pil, sui consumi, come pure il recente Pmi, sono positivi e importanti. E anche quello sull’aumento degli investimenti, visto che sono purtroppo ancora al 70% rispetto ai livelli del 2007: solo la Grecia ha fatto peggio di noi. Siamo quindi di fronte a un principio di ripresa: bisognerà vedere quanto sarà forte e quanto si tradurrà in benefici occupazionali. Ritengo in ogni caso positivi questi dati sulle vacanze.
Perché?
È importante che gli italiani abbiano la percezione di una ripresa in atto, vuol dire che sono anche pronti a ripartire coi consumi. Certo poi non possiamo dimenticare che l’Italia è sempre divisa in due, stiamo parlando di due pezzi completamente diversi, il Nord e il Sud, com’è drammaticamente emerso negli ultimi giorni con il Rapporto Svimez, anche se erano dati riferiti al 2014.
Certamente siamo lontani dai livelli pre-crisi, ma possiamo dire che gli italiani stanno meglio rispetto al 2011-2012, forse il periodo più critico per il Paese?
Rispetto al 2008 abbiamo perso tra il 15% e il 20% del reddito e per tornare a quei livelli ci vogliono anni. In questo principio di ripresa abbiamo un +0,7-0,8% di Pil rispetto all’anno scorso, quindi prima di tornare anche solo a livelli del 2012 ci vorrà un po’. Basta pensare che se si parte da 100 e si perde l’1% in un anno e in quello successivo si risale dell’1% non si torna mica a 100.
Quando potremo allora parlare di vera ripresa?
Quando avremo dei dati stabili di progresso dell’occupazione, mese su mese, e una dinamica del Pil positiva e superiore all’1%. Attualmente non abbiamo né gli uni, né l’altra. Vediamo solo un buon inizio, che speriamo si rinforzi.
Al rientro dalle vacanze, gli italiani devono aspettarsi qualche brutta sorpresa, quando si entrerà nel merito della Legge di stabilità?
Non credo. La situazione dei conti non è negativa, grazie soprattutto al Quantitative easing della Bce, che tiene bassi i tassi di interesse sul debito pubblico. La cosa importante sarà riuscire ad aumentare il reddito disponibile degli italiani. Questo può avvenire in tanti modi, per esempio con una riduzione delle tasse o anche, come abbiamo visto in questi giorni, con la restituzione degli scatti di indicizzazione delle pensioni.
Secondo lei Renzi riuscirà a tagliare le tasse, come ha annunciato, rispettando il limite del 3% del deficit/Pil?
La sua sembra essere una politica di più anni e probabilmente appena ci sarà spazio proverà a ridurre le tasse. Vedremo di quanto, anche in funzione della razionalizzazione della spesa pubblica.
Per ora in questo senso si sono visti e si sono annunciati tagli nella sanità…
In generale non è una cosa positiva, anche perché, proprio grazie ai progressi medici, la nostra società vede crescere l’aspettativa di vita. Certo, in alcuni casi viene prescritto un numero elevato di esami, ma quando si taglia la spesa sanitaria il rischio è che la gente non faccia più controlli e che questa mancanza abbia poi degli effetti e delle ricadute peggiori e superiori ai risparmi ottenuti. Occorre quindi un intervento, non semplice, per colpire solo gli sprechi.
(Lorenzo Torrisi)