Il responso delle urne in Grecia è chiaro ed è molto importante. Il distacco tra Syriza e Nuova Democrazia è netto e non ha più incertezze, soprattutto perché il tradizionale alleato di Syriza è stato premiato dalle urne confermando i suoi seggi e l’abbraccio tra il suo leader e Tsipras nel discorso tenuto dal vincitore tra la folla festante conferma che si darà vita immediatamente al nuovo governo.



Va sottolineato che ill Pasok è definitivamente crollato. E l’astensionismo, se ha superato il 50%, non ha fatto registrare quelle cifre che molti analisti avevano previsto. La credibilità di Syriza non è stata intaccata, ma anzi i suoi voti, se si considera il risultato dei suoi scissionisti, sono di fatto aumentati, falsificando ogni previsione.



Si è trattato, in ogni caso, di un confronto diretto tra Alexis Tsipras e Vangelis Meimarakis, leader di Nuova Democrazia, e questo dà il segno dell’irreversibile cambiamento intervenuto non solo nella macchina dei partiti ma negli stessi blocchi politico-sociali che per circa settant’anni hanno disegnato il volto della sempre incompiuta democrazia greca ch’era ristretta dalla cornice delle forze armate e della monarchia sotto l’usbergo della Nato e degli Usa. 

La famiglia e il clan Papandreou ereditava il lascito della resistenza e della lotta all’anti maccartismo seguito alla guerra civile del 1944-49 che annientò fisicamente ma non politicamente i comunisti greci filo-titini. Il Pasok della famiglia Papandreou si è dissolto perché non ha saputo trovare una mediazione tra la resa alla troika – che pur compì con la dignità delle dimissioni il suo ultimo discendente George – e la necessità di intercettare i nuovi movimenti sociali degli anni Novanta, soprattutto nell’università e tra i lavoratori portuali.



Syriza con coraggio nacque per iniziativa della parte più moderna degli eredi della tragedia della guerra  civile, ossia i comunisti filo-italiani, gli “eurocomunisti” antisovietici. E l’esito del voto dimostra che i greci hanno confermato la loro fiducia a Tsipras. E questo perché, a differenza del Pasok, non si è piegato, ma ha negoziato con coraggio. E questo è già un bel risultato che indica che una via d’uscita dal dominio eurocratico tedesco in Europa è possibile, è praticabile purché si abbiano le idee chiare: lasciarsi alle spalle le politiche di austerità con una moderazione che non è resa e rassegnazione ma realismo.

Tsipras ha vinto così come ha rischiato, ossia con il referendum e con queste stesse elezioni che sono state un rischio calcolato e che si trasformano invece in una schiacciante vittoria del popolo greco e della sua fermezza. Per questo il Kke, ossia i comunisti greci ex filo-sovietici, con il loro 6% di voti, di Syriza sono oppositori più implacabili di tutte le destre Perché? Perché Syriza dimostra che il riformismo è possibile e sconfigge l’infantilismo frazionistico della sinistra.

Tsipras ha infatti compiuto il miracolo di riaggregare un blocco sociale ch’era stato ed è ancora massacrato dalla deflazione europea a trazione teutonica, dando a questo larghissimo blocco sociale la speranza  di moderare e infine di superare la politica dell’austerità, passo dopo passo. Bruxelles può star tranquilla e tutti i protagonisti internazionali di un negoziato sul debito che continuerà ora sanno di avere dinanzi un interlocutore fortemente legittimato dal voto popolare.

Per questo Syriza ha rappresentato sin da subito un’alternativa politica credibile e seria nel solco della tradizione socialista pre-blairiana e non massimalista e non anti-europea. La dichiarazione di Pablo Iglesias, leader di Podemos, è stata chiarissima ed esemplare a questo proposito e dimostra che una sinistra  sociale non liberista si sta formando in Europa anche grazie a Syriza. Cambiando la macchina dei partiti europei. Podemos, infatti, sposa completamente la politica riformista di Syriza e indica la via del consolidamento di tale politica.

Alla politica serve la pazienza, parafrasando quel che viene detto all’indimenticabile protagonista de “La guerra è finita” (il compagno comunista interpretato da Yves Montad, che dopo l’assassinio di Julian Grimau garrotato da Franco nel 1964 deve clandestinamente recarsi in Spagna per proclamare uno sciopero generale che fallirà e lo porterà nelle terribili carceri franchiste): “La virtù vera del rivoluzionario è la  pazienza”. Questa lezione non l’ha capita Panagiotis Lafazanis, il quale ha provocato la scissione di Syriza: un errore veramente incomprensibile ai vecchi e nuovi rivoluzionari.

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