Un importante provvedimento sta accelerando il passo verso l’approvazione definitiva, in attuazione di alcune previsioni della Legge Delega fiscale (Legge 11/03/2014, n. 23), relative al “monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale“. Innanzitutto, vale la pena ricordare l’importanza della legge Delega citata poc’anzi, che rischia di passare inosservata allo sguardo ignaro del contribuente, ma è all’origine di diverse misure di semplificazione introdotte nell’ultimo anno; il 730 precompilato, ad esempio, per citare solo il caso più enfatizzato, nasce proprio in attuazione di un principio della delega.
Il tema del monitoraggio dell’erosione fiscale non è meno ricco di conseguenze per tutti noi: si tratta di controllare – e se del caso modificare o frenare – quanto lo Stato spende per agevolazioni fiscali a persone e imprese (“Tax expenditures“), a seguito della concessione di detrazioni d’imposta o deduzioni dal reddito imponibile, imposte sostitutive, regimi forfettari, ecc. Un esempio noto a chiunque: il “bonus” di 80 euro, introdotto da Renzi a metà 2014 e stabilizzato a partire dal 2015, rientra in questa categoria.
L’argomento non è certamente nuovo. Già la bozza di Delega per la riforma fiscale e assistenziale del luglio 2011 prevedeva l’eliminazione, in tutto o in parte, dei vari regimi di esenzione o esclusione fiscale stratificatisi nel corso degli anni. L’ex Ministro Giulio Tremonti istituì uno specifico gruppo di lavoro con la finalità di “analizzare l’area di erosione fiscale, in specie l’area dell’amplissima forbice aperta dalla dialettica tra la regola (il principio generale dell’imposizione fiscale) e l’eccezione (la deviazione legale da questo principio, via esenzione, agevolazioni, regimi sostitutivi di favore, ecc.)”. Tradotto: esaminare quante eccezioni ci sono ai criteri generali di tassazione fissati – in base ad approcci che possono differire – e stimarne il costo per lo Stato (“erosione fiscale”). Ne nacque un monumentale rapporto, presentato a fine novembre 2011, che poi non venne sfruttato, anche perché il nuovo Governo tecnico si trovò a dover agire tempestivamente per affrontare una situazione di grave emergenza finanziaria.
Un anno dopo, a fine 2012, le cose potevano essere riprese con più calma, ma scoppiò la bagarre, in occasione della discussione della Legge di stabilità 2013, quando a fronte di una riduzione delle aliquote Irpef il Governo Monti propose un primo “disboscamento” delle agevolazioni fiscali. Purtroppo, partire dal taglio alle detrazioni per spese sanitarie fu una scelta assai infelice e suscitò l’ira dei parlamentari che accusarono il governo di “macelleria sociale”, non senza esagerazione. Il governo dei tecnici, tuttavia, non aveva la forza politica (e forse nemmeno quella tecnica a giudicare dagli effetti postumi di certe scelte) per obiettare a tali affermazioni e preferì accantonare il progetto.
Le resistenze sono comprensibili, visto che il peso complessivo dei bonus fiscali sul bilancio statale supererebbe i 161 miliardi, secondo dati riferiti da Il Sole 24 Ore. L’attuale proposta di legge vuole rendere annuale e programmatico rapporti simili a quelli elaborati nel 2011, funzionali alle decisioni in materia di politica tributaria, tutelando in via prioritaria i redditi da lavoro (dipendente e autonomo), i redditi di imprese minori, di pensione, la famiglia, la salute, le persone economicamente e socialmente svantaggiate, il patrimonio artistico e culturale, la ricerca, l’istruzione, l’ambiente e l’innovazione tecnologica.
Al di là dei vari tentativi andati a vuoto, l’idea, a mio avviso, va nella direzione giusta: sapere quanto e come si spende per spendere meglio, eliminando, ridimensionando o modificando le spese non più utili o obsolete alla luce dello sviluppo del contesto economico-sociale, diminuendo così la pressione fiscale complessiva.
Naturalmente, anche le buone idee sono suscettibili di pessime realizzazioni, cosa che accadrebbe certamente se, nell’ansia di “fare cassa” per tappare buchi o evitare l’entrata in vigore di pregresse clausole di salvaguardia (come l’imminente aumento dell’Iva dal 2016) si ritornasse alla politica dei tagli lineari, che agiscono alla cieca sulla spesa fiscale, creando solo disagio. Ma non facciamo i gufi e speriamo che sia davvero la volta buona.