La peggior giornata della storia per il gruppo commerciale numero 1 al mondo nella produzione e commercio delle materie prime: crolla e di tanto in borsa a Londra Glencore, il mega colosso minerario con giacenze in tutto il mondo. Alla chiusura della Borsa arriva a perdere il 31%, registrando appunto il maggiore crollo di finanza in quest’anno a Londra. Ritoccato il minimo storico di 66 pence in seguito ai dubbi lanciati dagli analisi circa il futuro del gruppo, dato il crollo dei prezzi nei suoi prodotti principali come rame e carbone. Il titolo, da quando aveva debuttato nel 2011 a ben 530 pence, da allora ha perso l’85% del suo valore, pazzesco. Ecco le parole di uno di quegli analisti che ha contribuito, non certo per volontà propria, al tracollo di oggi di Glencore: Hunter Hillcoat, analista di Investec, che oggi ha sottolineato come l’alto indebitamento del gruppo lo rende vulenrabile se i prezzi delle mater i prime non torneranno a salire e che Glencore ha bisogno di una forte ristrutturazione ancora più profonda di quella già annunciata: «Secondo noi i mercati delle mater i prime continueranno ad essere deboli». Il gigante delle commodities, Glencore, conta circa 180mila dipendenti in tutto il mondo ma oggi è vittima, come ricorda il Sole 24 Ore, principale di un calo che sta interessando tutto il settore estrattivo e di cui il petrolio è un altro lampante esempio.



Non si arresta il crollo verticale in Borsa di Glencore che al momento sta lasciando sul terreno il 29%, cedendo da inizio anno circa tre quarti del suo valore. Il colosso minerario guidato da Ivan Glasenberg ha già messo a punto un programma di riduzione del debito per dieci miliardi di dollari, ma Goldman Sachs ha ribadito che quanto fatto finora non può considerarsi sufficiente. “Abbiamo preparato il nostro bilancio per l’Armageddon”, ha detto nei giorni scorsi Glasenberg in un’intervista al Financial Times. “Gli investitori ci hanno detto che preferirebbero un bilancio forte ai dividendi”, ha aggiunto.



Brutte notizie per il mondo delle commodities, con l’azienda più importante al mondo in questo settore, la Glencore che perde oggi il 17% alla Borsa di Londra, affondando il proprio titolo e l’intera economia inglese che oggi paga e tanto questo crollo del colosso minerario anglosvizzero tra i più famosi del globo. Pesante la situazione per la più grande compagnia commerciale al mondo che solo nel 2010 aveva circa il 60% nel mercato globale dello zinco, il 50% del rame e il 3% del petrolio. Ma Glencore ha in tutto il mondo quote e produzione di gas naturale, carbone, minerali, metalli e prodotti agricoli. Con oggi l’a grande azienda ritocca la soglia dei propri minimi storici, con un calo netto del 17% e in continuo ribasso. Il colosso delle commodities, ovvero delle materie prime, è sceso fino a quota 80,26 pence, ma è solo la punta di un iceberg terribile che la coinvolge da tutto l’anno: ha ceduto circa il 70% del proprio valore e il rischio prossimo è ancora peggiore. Secondo gli analisti di Investec, il perdurare die prezzi bassi delle materie prime rischia di far svanire «in assenza di una sostanziale ristrutturazione del debito, Glencore rischia di sparire». Il colosso minerario di Ivan Galsenberg ha già apportato a dire la verità un programma da 10 miliardi di dollari per la riduzione del debito, che comprende anche una ricapitalizzazione e l’annullamento del dividendo. Eppure, come detto anche Goldman Sachs, questi recenti passi fatti da Glencore potrebbero non bastare a sistemare la situazione.

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