“L’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa sono il chiaro segnale di un governo che sta vivendo alla giornata. Gli effetti delle politiche economiche renziane sono solo di breve termine e incapaci di generare fenomeni di crescita strutturale”. A denunciarlo è Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze. Ieri il presidente del consiglio Matteo Renzi parlando a Rtl 102.5 ha ribadito che il 16 dicembre sarà il “funerale delle tasse sulla casa”. Per il premier, “l’Ue che si gira dall’altra parte sui migranti pensa di venirci a spiegare le tasse, c’è qualcuno a Bruxelles che pensa di mettersi a fare l’elenco delle tasse da tagliare, spero sia stato il caldo, le tasse da tagliare le decidiamo noi, non Bruxelles”. Secondo Forte però “Renzi è il nuovo Sciupone l’Africano che si mette a fare debiti come se nulla fosse”.
Fa bene Renzi a rispedire al mittente le osservazioni di Bruxelles?
Fare affermazioni come “l’Europa non può dirci quello che dobbiamo fare” è assurdo. L’Italia ha sottoscritto il Fiscal Compact, e quindi purtroppo finché ne facciamo parte l’Ue può dirci che cosa fare. Che poi magari i tedeschi lo facciano in modo improprio è un altro discorso.
Il debito italiano è realmente preoccupante?
Un Paese con il rapporto debito-Pil del 133% come l’Italia dovrebbe fare attenzione, perché è una situazione molto pericolosa. Per non parlare del fatto che al governo abbiamo “Sciupone l’Africano”, che si mette a fare debiti come se nulla fosse. La nostra politica economica dovrebbe essere mirata agli effetti sulla crescita, e non a quelli generici sulla domanda interna.
Anziché Imu e Tasi andavano tagliate altre tasse?
Vanno tagliate quelle tasse che impediscono una crescita di produttività e competitività. Meglio quindi ridurre le aliquote distorsive, e non necessariamente concentrarsi sulla prima casa. L’Imu rende 19/20 miliardi di euro, che arrivano a 24 miliardi se sommati con le tasse sulla prima casa. Con quei 4 miliardi potremmo ridurre del 20% l’Imu per tutte le altre categorie, rilanciando l’edilizia molto di più che non soltanto intervenendo sulla prima casa.
Perché?
Perché detassare l’abitazione principale produce un effetto sociale positivo nel breve termine, ma nel medio-lungo termine occorre qualcosa che generi crescita in modo duraturo. Non si combatte la povertà prendendo il grano che si dovrebbe destinare alla semina per darlo agli indigenti: prima si fa la semina e poi si dà il grano prodotto a chi non ha i soldi per comprarlo. E’ per questo che ritengo che l’impostazione di Renzi sia sbagliata.
Eppure nell’ultimo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,7% su base annuale. E’ stato un successo di Renzi?
A essere cresciuti sono stati i servizi, mentre non crescono altre voci molto più importanti come produzione industriale, investimenti e beni durevoli. Aumentano le importazioni di scorte, riducendo il surplus del commercio estero. Le scorte però non sono un investimento produttivo, bensì il mezzo per produrre. L’Italia sta insomma vivendo alla giornata.
E quindi?
Gli effetti delle politiche renziane, ispirate dagli esperti della Bocconi, sono limitati al breve termine. L’intera impostazione non genera quindi fenomeni di crescita strutturale, ma benefici effimeri. Maggiori deficit di bilancio rispetto a quelli che sarebbero ragionevoli implicano che avremo dei debiti di lungo termine per ottenere benefici di breve durata.
Quali spese taglierà Renzi per trovare le coperture?
Finora Renzi ha raccontato cose vaghe e generiche, ma non vuole né può tagliare quasi nulla. E’ probabile che farà solo manovre di facciata, tagliando qualcosa che probabilmente era a bilancio. La sua manovra vorrebbe farla con margini di maggiore flessibilità concessi dalla Ue. Anche a prescindere dal fatto che la flessibilità non ci sarà concessa, dobbiamo invece riequilibrare il bilancio.
In che modo?
Fino a questo momento non si sa quali siano i tagli di spesa. Se questi tagli saranno compiuti soltanto mediante riduzione di trasferimenti agli enti locali e alle Regioni, l’effetto sarà un inasprimento dell’imposizione fiscale da parte di questi enti, o un aumento del loro deficit più o meno occulto.
Tagliare Imu e Tasi non rischia appunto di soffocare gli enti locali?
Facendo un’economia di spesa non mediante le privatizzazioni degli enti locali, bensì attraverso la riduzione dei trasferimenti, i Comuni cercheranno a loro volta di aumentare gli oneri fiscali. Non è vero quindi che complessivamente si riducono le imposte. Ciò vale anche per le imposte sugli immobili, in quanto quest’anno il gettito della Tasi è superiore rispetto a quello dell’anno scorso. Per non parlare delle Regioni, compreso il Piemonte, le quali hanno dei forti deficit che pesano sul bilancio pubblico.
(Pietro Vernizzi)