«Il governo ha deciso di non abbassare il deficit dello 0,4% per aumentare il Pil dello 0,2%. Già i numeri dicono che in questa politica economica c’è qualcosa che non va». A rimarcarlo è Nicola Rossi, docente di Analisi economica all’Università Tor Vergata di Roma ed ex deputato prima del Pd e poi del Gruppo Misto. Ieri il vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ha parlato in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Secondo il rappresentante di via Nazionale, “le frequenti modifiche alla fiscalità immobiliare degli ultimi anni potrebbero indurre le famiglie a non reputare lo sgravio ora programmato come permanente, limitando significativamente gli effetti della misura sulle scelte di consumo”. Signorini ha inoltre aggiunto che “le scelte del governo, sul profilo temporale del riequilibrio dei conti pubblici, vanno attentamente valutate tenendo conto dell’importanza di dare avvio a una chiara e progressiva riduzione del debito, dopo otto anni di crescita ininterrotta”.



Senza coperture, c’è il rischio che il taglio di Imu e Tasi sia solo una tantum?

Se il taglio delle tasse è fatto a debito il rischio c’è, ed è normale che sia percepito come qualcosa di non permanente. Se invece è fatto con una copertura attraverso tagli di spesa, allora le famiglie possono percepire che è un taglio destinato a rimanere. Quanto affermato dal vicepresidente di Bankitalia, Luigi Signorini, è vero: negli ultimi anni ci sono stati numerosi ripensamenti.



Il governo ha parlato di una manovra a deficit, sopra ai limiti previsti dal Fiscal Compact…

Il punto debole è proprio questo. Ovviamente il governo può fare le sue valutazioni, ma c’è questo elemento di rischio molto serio. In questo momento non è detto che l’impatto sui consumi sia quello che si aspetta l’esecutivo. Anche se ritengo che il vero obiettivo del governo sia un altro, e cioè quello di dare uno scossone al settore delle costruzioni rendendo più convenienti gli investimenti immobiliari.

Secondo lei ci riuscirà?

Nella tassazione immobiliare degli ultimi anni sono stati fatti così tanti disastri che, se la misura del governo è percepita come un riassetto complessivo, può produrre effetti positivi. Rimane la vera domanda, quella relativa al modo in cui i comuni sostituiranno queste entrate. Non è che eliminata la Tasi ci inventeremo un’altra imposta sugli immobili come è stato fatto negli ultimi anni?



Potrebbe essere la local tax?

È proprio questo il punto.

Per Bankitalia occorre dare avvio a una riduzione del debito pubblico.

Via Nazionale è giustamente preoccupata di questo aspetto. È matematico che una manovra in deficit aumenterebbe ulteriormente il debito.

A meno che faccia aumentare il Pil…

Il debito aumenterebbe sicuramente, mentre il rapporto debito/Pil dipende dall’andamento del Prodotto interno lordo. L’impatto sul Pil però è modesto, perché una parte importante dell’incremento dei consumi va a beni d’importazione. Noi stiamo quindi facendo un regalo agli altri Paesi europei.

 

Che cosa bisognerebbe fare per evitarlo?

Nel momento in cui il Pil riprende a crescere, bisognerebbe aggiustare i conti pubblici come insegna il buonsenso. Bisogna quindi evitare di fare ulteriore deficit, ipotizzando un programma di riduzione del debito. È questo che si fa quando le cose incominciano ad andare meglio. Altrimenti si è costretti, come è già accaduto in passato, a fare questi aggiustamenti quando le cose vanno male, e a quel punto diventano infinitamente più dolorosi.

 

Tagliando il debito si rischia di stroncare sul nascere una crescita ancora fragile?

Stiamo parlando di non fare ulteriore disavanzo rispetto agli impegni presi con l’Europa. È questione di quattro decimi di punto, e l’impatto sul Pil di questo sforamento dello 0,4% produce un beneficio dello 0,2%. È una cosa ridicola e non si capisce perché la si faccia.

 

Secondo lei perché?

Perché è sempre più evidente che il governo è in enorme difficoltà per quanto riguarda il taglio della spesa.

 

Da dove nasce questa difficoltà?

Dal fatto che il taglio della spesa comporta dei costi politici che nessun governo vuole sopportare, e purtroppo non li vuole sopportare nemmeno un governo come questo, che invece su altri fronti sembra molto deciso.

 

(Pietro Vernizzi)