«È evidentemente impossibile pensare che una banca normale possa fare fronte contemporaneamente al maggiore fabbisogno patrimoniale richiesto dalla Ue e alla copertura di perdite da crediti. È necessaria quindi una bad bank, i cui titoli siano garantiti da un soggetto pubblico». Lo evidenzia Roberto Mazzotta, ex presidente di Cariplo e di Banca Popolare di Milano. La stessa commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, intervistata da Il Sole 24 Ore ha affermato: “L’assenza di soluzione su questo fronte rallenta la velocità della ripresa economica”. Per la Banca d’Italia, a novembre i prestiti in sofferenza sono arrivati a quota 201,2 miliardi di euro.



Da dove nasce una mole di crediti deteriorati così ingente?

Il sistema bancario italiano negli anni passati ha erogato credito con notevole intensità alle famiglie e alle imprese. A seguito di un periodo di recessione pluriennale, oggi questo stesso sistema si trova con un portafoglio crediti mediamente molto pesante. Questo di solito viene constatato con sorpresa, ma il fatto è che il sistema bancario ha continuato a erogare credito anche in tempi difficili. La difficoltà delle imprese si è ripercossa fortemente sul sistema bancario.



Quali sono state le conseguenze per le banche?

La media del credito anomalo in Italia oggi è tra il 16% e il 18% sul totale del portafoglio crediti. È una cifra otto volte superiore a quella che dovrebbe essere la media fisiologica in una situazione ordinaria. Il sistema bancario quindi deve essere fortemente ripulito, ed è possibile farlo in due modi. Le banche possono attuare accantonamenti massicci e programmati per un certo numero di anni, coprendoli con aumenti di capitale.

Oggi è una strada percorribile?

No. Questo non è possibile in quanto l’Ue ha alzato i requisiti patrimoniali per evitare che nuove eventuali crisi finanziarie possano diventare crisi bancarie sistemiche. È evidentemente impossibile pensare che una banca normale possa fare fronte contemporaneamente al maggiore fabbisogno patrimoniale e alla copertura di perdite da crediti.



In che modo è possibile quindi ripulire il sistema bancario?

L’alternativa è quella di ripulire il sistema dal credito anomalo. Le grandi banche hanno già provveduto per conto loro. Sia Intesa  Sanpaolo che Unicredit hanno attuato interventi di cartolarizzazione dei crediti rivolgendosi direttamente agli operatori specializzati. Pensare che le banche medie e piccole possano compiere un’operazione di questo tipo però non è realistico. D’altra parte le banche medie e piccole sono importantissime per l’economia di territorio. Da qui è nata l’idea di creare una bad bank.

Perché l’Europa frena su questa proposta?

Durante la crisi finanziaria, le autorità europee non si sono preoccupate di dire nulla di fronte alle massicce ricapitalizzazioni realizzate con aiuti di Stato in tutti i Paesi europei, Italia esclusa. Oggi invece sugli aiuti di Stato esiste un sistema di regole molto rigido.

Qual è il vero nodo da risolvere?

La bad bank sarebbe una società che acquista il credito anomalo dalle banche, emettendo sul mercato titoli di debito propri per finanziare l’operazione di acquisto. Il nodo è che i titoli di debito della bad bank dovrebbero essere garantiti da qualcuno. La speranza è che ci si decida a compiere comunque questa operazione, senza la quale il sistema bancario italiano si troverebbe appesantito. Nell’interlocuzione con i funzionari di Bruxelles, che applicano regole approvate da tutte le autorità politiche, speriamo che il nostro governo riesca a dimostrare la sua capacità negoziale.

 

Intanto però il governo è corso a salvare le quattro banche in difficoltà e chi ci ha rimesso sono stati i piccoli risparmiatori. Che cosa ne pensa della politica bancaria del nostro governo?

Il salvataggio delle quattro banche è avvenuto in applicazione delle regole europee. Non dimentichiamoci le polemiche sorte ogni volta che in passato si è trattato di usare denaro pubblico per salvare le banche. Con le nuove regole i salvataggi sono realizzati coinvolgendo gli interessi di azionisti e sottoscrittori di titoli di debito. Se non si voleva che fossero questi ultimi a pagare, era necessario che i salvataggi bancari fossero realizzati dal contribuente. Se non sono fatti dal contribuente devono avvenire a carico degli azionisti.

 

(Pietro Vernizzi)