«Il mercato borsistico, in un quadro complessivamente negativo per ragioni diverse macroeconomiche, giudica che stia arrivando al pettine il nodo dei crediti deteriorati del sistema bancario italiano. Ce ne sono, e si sa, in misura molto rilevante. E anche la Bce è sempre particolarmente attenta al problema. Tutto questo spiega, secondo me, le vendite»: Paolo Gualtieri, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Cattolica di Milano e consulente o amministratore di banche e finanziarie, spiega così – in una chiave industriale più che speculativa – la “tempesta perfetta” che ha investito il settore creditizio italiano in Borsa.



Ma, professore, si sa che sta per arrivare la soluzione bad bank…

Certo, le banche italiane dovrebbero liberarsene, di questi crediti deteriorati, e per far questo occorre loro una bad bank di sistema, ma non si creda che la soluzione sia semplice e indolore, e nel frattempo, o contestualmente, le banche devono venderli sul mercato, questi crediti, e hanno anche in parte cominciato a farlo. Vendendoli, portano a casa ricavi inferiori ai valori ai quali quei crediti sono contabilizzati, pur dopo le svalutazioni e i relativi accantonamenti…



E quindi?

Quindi, è questa la chiave di volta per capire cosa sta succedendo: i mercati pensano che nel 2016 il nodo delle sofferenze bancarie venga al pettine. E per questo vendono i titoli delle banche italiane, a cominciare da quelle più deboli.

Ma non pensa che ci sia una speculazione intenzionata a comprarsi poi a poco prezzo i cocci delle banche che sta bersagliando in Borsa?

Una componente speculativa ci sarà, ma continuo a credere che il grosso delle pressioni di vendita sia legato al problema dei crediti deteriorati, inquadrato nel generale momento macroeconomico peggiorato rispetto a qualche tempo fa. Non dimentichiamoci che per il settore del credito il momento storico è complesso…



Cioè?

Beh, oggi le banche devono affrontare, contemporaneamente a queste difficoltà dei mercati, un grave problema strutturale, il loro modello distributivo è cambiato, devono fare investimenti importanti per posizionarsi correttamente sul mercato. Ovviamente anche su questo piano squisitamente industriale c’è chi è messo meglio e chi peggio, e quest’ultimi pagano uno scotto sul mercato borsistico. Però, ripeto: al netto dell’aggravio speculativo, il fatto è che i gestori di patrimoni stanno alleggerendo le posizioni dai titoli che considerano più rischiosi. E le banche italiane, che dopo essere state molto depresse in Borsa, erano risalite bene, sembrano oggi asset rischiosi.

Questa pioggia di vendite deprime i prezzi e cambia i rapporti dei futuri, numerosi aumenti di capitale che si renderanno necessari in tante banche. Dentro le quali, dunque, saranno forse più probabili cambi di proprietà…

Certo, per le banche quotate più i prezzi scendono e più devo gli aumenti di capitale hanno effetti diluitivi sull’azionariato preesistente, ma se i soci seguono gli aumenti e sottoscrivono ai nuovi prezzi si prenotano possibili futuri guadagni.

Comunque stanno scendendo, sia pur meno, anche le anche più sane: che ne pensa?

È un tipico effetto collaterale della fase emotiva e in parte speculativa, c’è un contagio di sfiducia, ma alla fine le aziende solide, sul medio termine, recupereranno.

 

Non è che sia in ballo un declino del ruolo storico delle banche nel sistema economico?

No, assolutamente: le banche continuano e continueranno ad avere un ruolo fondamentale nel sistema, continueranno a rappresentare un business importante, ma torneranno a essere redditizie soltanto dopo che si saranno riposizionate e avranno cambiato il modello distributivo in un senso più snello ed efficiente. In questo senso, il 2016 rischia di essere un anno particolarmente negativo dal punto di vista congiunturale.

 

Cioè?

Beh, i tassi così bassi e fermi sul margine d’interesse non permettono guadagni. Con le posizioni sui portafogli di titoli di proprietà, è difficile guadagnare; nel mondo gestioni, anche. Il buon andamento dei mercati negli ultimi anni compensava il calo dei ricavi di natura creditizia, ma questo bilanciamento sembra finito, per ora.

 

E quindi?

Quindi i mercati, che non perseguono scenari strutturali a lungo termine ma a breve, non capiscono quali saranno per le banche le fonti di ricavo principali del futuro prossimo. Si chiedono: nel 2016 le banche in genere, e quelle italiane in specie, come faranno a fare soldi?.

 

(Sergio Luciano)