L’ora della verità è giunta in Europa lì da dove era inevitabile che giungesse se tutto ciò che diciamo sulle trasformazioni dell’economia mondiale è vero:la verità giunge dalla Cina. Sono passati infatti quindici anni dall’ingresso di quest’ultima nella Wto e, secondo i regolamenti vigenti sul piano internazionale relativamente al libero scambio, l’Impero di Mezzo può ora richiedere di essere riconosciuto come “economia di mercato” dall’Ue, traendo in tal modo profitto dalle conseguenze tariffarie e regolamentari, appunto, che tale riconoscimento comporta.



La Cina, è noto, sta altresì trattando con il Fondo monetario internazionale per il riconoscimento dello yuan come moneta di riferimento negli scambi internazionali e ha recentemente realizzato un successo diplomatico di enorme rilevanza con la creazione della Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture che ha istituito la sua sede a Londra con l’avvallo entusiasta dei Conservatori inglesi, nonostante i divieti Usa che sono stati inascoltati da tutte le nazioni mondiali con pochissime eccezioni.



Vanno fatte alcune considerazioni. È ben vero: furono i Democratici di Clinton e i Laburisti di Blair infeudati vassalicamente e e subalternamente al capitale finanziario internazionale a sponsorizzare l’entrata della Cina nella Wto. Si creava una terribile asimmetria sul piano industriale e produttivo che scava la fossa a molte industrie mondiali, ma che pareva aprire alle stesse industrie una sconfinata prateria di possibili occasioni grazie a un costo del lavoro ai limiti della stessa riproducibilità della forza di lavoro cinese Ma la finanza ah! la finanza celebrava successi su successi, insegnando a far debito scritto all’attivo e a produrre armi di distruzione di massa alle grandi banche di stato cinesi, che si aprivano al mondo e a centinaia di migliaia di banche di stato piccole e medie e anche di shadow bank che ora sono in una crisi irreversibile per il fallimento del progetto burocratico terroristico di trasformare la Cina, da economia comunista fondata sui beni strumentali, in economia comunista fondata sui beni di consumo: obbiettivo che senza libertà politica non può raggiungersi.



Ora gli Usa sono terrorizzati dalla crisi cinese che si manifesta con il collasso terroristico all’interno (arresti ed esecuzioni di massa che destabilizzano l’establishment) ed espansione imperialistica all’esterno con una politica estera aggressiva.

Ma la seconda notazione è che l’Occidente, dinanzi a tale aggressività imperialistica, si è diviso. Gli Usa non esercitano più capacità egemonica e tutte le nazioni seguono il pifferaio cinese con pochissime eccezioni che si contano tra i nemici storici della Cina (Giappone, Vietnam, Corea del Sud).

È significativo che a guidare le truppe sparse e disorientate degli altri stati mondiali sia l’establishment finanziario inglese (a differenza dei Laburisti) e il capitale monopolistico di stato tedesco che sul fronte europeo si fa portatore della richiesta cinese, indebolendo il cuore stesso della tecnocrazia europea e favorendone gli orientamenti filo cinesi.

Si sta delineando una catastrofe internazionale che ha come suo epicentro la trasmissione su scala mondiale delle terrificanti turbolenze cinesi al mondo intero via europea. Che sarà del trattato transatlantico e di quello transpacifico? Che sarà della leadership internazionale Usa già in scacco in Medio Oriente dinanzi a una Russia anch’essa protesa a trasferire all’estero le sue tensioni?

La storia ritorna: la Germania disvela pulsioni a far da sé dominando e mai convincendo e il Regno Unito insegue un nuovo mito imperiale. Le altre potenze, Francia in primis, non sanno chi imitare, ma per intanto anch’ess

E per pulsioni nazionalistiche destabilizzano l’Occidente (vedi la lotta all’Italia in Libia per ragioni di potenza neocolonialistica dimenticando che il nemico principale è l’Isis).

L’Italia non deve perdere la testa e continuare a prendere l’iniziativa nel Mediterraneo in senso transatlantico e contestando i disegni neo-imperiali tedeschi, pena una definitiva sua marginalizzazione: la difesa degli interessi nazionali è essenziale e costituisce un fattore di equilibrio di potenza. 

Insomma: il terremoto è iniziato e la vecchia talpa scava. Ma non scava la rivoluzione: scava invece un crollo geo-economico quale mai si è visto prima al mondo.