Si è chiuso un 2015 che ha prodotto buone soddisfazioni soprattutto agli investitori che hanno creduto fortemente nel mercato italiano (tra i migliori al mondo, nonostante le difficoltà ancora non risolte, anche nel settore bancario). L’operato delle banche centrali in tutto il mondo ha teso a non creare difficoltà alle economie reali, la riuscita sembrerebbe assicurata dai segnali che lasciano ben sperare per l’anno nuovo. La Federal Reserve Usa ha già iniziato l’inversione della politica monetaria seguita ormai da molti anni (senza per questo poter essere già ritenuta restrittiva), la Banca centrale europea e quella giapponese appaiono orientate a continuare la loro spinta espansiva. La leva fiscale non viene usata in nessun Paese in senso restrittivo.
A sostegno delle attese positive rispetto al 2016, per quanto riguarda l’Europa sviluppata, registriamo la continuazione di uno sviluppo positivo nella velocità d circolazione della moneta (anche se con calma, la concessione di credito sta riprendendo). Tra i mercati in via di sviluppo, la Cina proseguirà nel suo reindirizzamento economico, che già mostra di produrre con successo gli effetti cercati (i consumi finali interni stanno seguendo un buon percorso di crescita, soprattutto seguendo due rilevanti filoni: la spesa in elettronica di consumo, e l’utilizzo sempre più frequente del canale di distribuzione digitale), la pur modesta ripresa delle economie sviluppate contribuirà positivamente al sostegno delle esportazioni cinesi, lasciando pensare che probabilmente anche questa economia ha visto il suo punto di svolta.
Per il resto dei mercati emergenti, economicamente legati in modo importante ai prezzi delle materie prime, non si intravvedono ancora ragioni di interessante sviluppo. Il rischio di ulteriore calo nei prezzi delle commodities energetiche è ancora presente (nonostante la discesa già registrata). Lo sviluppo dell’anno seguirà le molteplici conseguenze legate alla crescente divergenza di politiche monetarie seguite in Usa e in Europa. Ci attendiamo un ulteriore rafforzamento del dollaro americano sia contro euro che contro yen, legato per il 2016 più che per l’anno passato al differenziale tra i tassi di interesse. A differenza del 2015, ci attendiamo che manchi la crescente divergenza nei tassi di crescita delle rispettive economie reali, la ripresa economica europea, con il proseguire dell’anno, toglierà parte del sostegno alle quotazioni del dollaro contro euro, il passare del tempo ridurrà anche l’importanza residua degli effetti del Quantitative easing europeo, l’abitudine dei mercati finanziari di scontare in anticipo gli eventi dovrebbe iniziare a togliere forza al dollaro Usa già nella prima metà del 2016.
L’inversione di segno della politica monetaria americana porterà a un mercato obbligazionario in dollari con probabile rendimento complessivo negativo per il 2016, il resto dei mercati obbligazionari mondiali potrà soffrire in parte gli effetti indotti dal comportamento di quello nordamericano, la continua azione da parte della Banca centrale europea e della Bank of Japan riuscirà però a contrastare efficacemente i negativi effetti citati. Nel caso in particolare dell’Europa, l’azione della Bce riuscirà a mantenere, almeno per la prima parte dell’anno, moderate le dimensioni degli spread di rendimento tra Europa periferica e centrale. Un rischio esogeno oggi esistente per le economie Europee è il cosiddetto “Brexit”: al rischio di fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue attribuiamo un impatto potenziale molto alto, ma una probabilità molto bassa.
L’asset class migliore del 2016 dovrebbe di nuovo essere l’investimento azionario (con volatilità moderatamente superiore alla media storica nel periodo). Tra i mercati azionari, in ordine di preferenza ci sembra corretto indicare: Europa, Stati Uniti e Giappone, ai quali aggiungiamo, dopo un’assenza relativamente lunga, la Cina. Suggeriamo cautela nelle scelte obbligazionarie, soprattutto per la diminuita liquidità di tali mercati (che dovrebbe fare apprezzare maggiormente la redditività offerta dall’investimento rispetto alla liquidabilità, sempre più incerta). Temi da osservare nel 2016 saranno:
1) la piena occupazione non sta ancora producendo visibili effetti sull’inflazione dei prezzi al consumo, inizia a produrre una debole inflazione salariale (soprattutto in Usa), lo spostamento del reddito da capitale a lavoro sarà veloce o graduale? La risposta alla domanda ci aiuterà a capire meglio quando inizieremo a vedere la crescita economica coesistere con un inizio di contrazione dei multipli di valutazione delle aziende;
2) l’appesantimento della regolamentazione degli operatori finanziari (assicurativi e bancari) contrasta efficacemente la politica monetaria in atto in Europa con il risultato di gonfiare la dimensione del bilancio dell’istituto emittente e al contempo frenare la velocità di circolazione della moneta: le due spinte contrapposte, originate dalla stessa istituzione a cosa porteranno? Come verrà utilizzata e da chi la massa di liquidità resa formalmente disponibile e in realtà non pienamente utilizzata dal sistema per motivi regolatori?
3) Il 2016 sarà l’anno in cui emergeranno i primi effetti reali dati dall’applicazione di alcuni più stringenti limiti all’uso del capitale, nel caso delle assicurazioni abbiamo assistito al mini-incidente di Aegon in chiusura di anno, quali saranno i prossimi operatori a subire incidenti simili? Ce li dovremo attendere superiori? Il tema del settore assicurativo inizia a diventare più importante rispetto al passato proprio grazie a una nuova regolamentazione che allinea maggiormente questi operatori all’andamento di breve termine dei mercati finanziari, privandoli in parte di uno dei loro elementi stabilizzanti.