«La legittimazione della speculazione nasce dal fatto che la carenza di una direzione politica fa sì che gli speculatori in borsa non siano solo stranieri, ma anche italiani». Lo afferma Rino Formica, ex ministro del Lavoro e per due volte ministro delle Finanze. Ieri la Borsa di Milano ha perso il 4,83%, con Mps che è stata sospesa al ribasso già dall’apertura. Sul fronte politico intanto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ha chiesto la convocazione di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo per affrontare la crisi dei migranti.



Formica, che cosa ne pensa dello scambio polemico tra Renzi e Juncker?

Renzi strepita, ma non è nelle condizioni di fare una proposta convincente e maggioritaria in Europa. Negli anni ’30, quando Hitler voleva annettere l’Austria, Mussolini disse in tono roboante che avrebbe inviato una divisione dell’esercito al Brennero. In breve Hitler si annesse l’Austria, l’Italia sottoscrisse il Patto di Acciaio, Mussolini finì a Dongo in un cappotto della Wermacht.

Che cosa c’entra Dongo con Renzi?

Le premesse sono in qualche modo simili. Se il governo italiano avesse una sua proposta per la soluzione della crisi politica, istituzionale, economica, sociale e finanziaria dell’Europa, dovrebbe porre un problema come avviene tranquillamente nelle democrazie parlamentari. Il capo del governo convoca il Parlamento, si fa dare un mandato vincolante, chiede la convocazione dei capi di Stato e di governo dell’Europa, sollecita i gruppi parlamentari di riferimento del Parlamento europeo e pone all’ordine del giorno lo stato di salute dell’Europa.

Non le pare che a suo modo Renzi stia ponendo un problema sulla governance dell’Europa?

A me sembra piuttosto che ritornino a emergere i vecchi mali delle consorterie e delle aggregazioni paesane. Il capo del governo che ha espresso l’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue entra in lite con il commissario della politica estera dell’Europa e non si fida neanche della struttura istituzionale della Farnesina per regolare i suoi rapporti. Il dato di fatto è che Renzi è ridicolmente impotente.

Il crollo di Piazza Affari significa che è in atto un attacco speculativo contro l’Italia?

L’attacco speculativo è nelle cose quando si è affidato tutto al mercato come elemento sostitutivo della riflessione politica. In tutti quanti gli altri Paesi c’è un intervento sul mercato da parte di governi che hanno un sostegno politico forte. Nella stessa Cina il governo interviene nell’economia. L’Italia invece si trova in una situazione paradossale: ha i piedi nel nuovo ciclo della sovranazionalità e la testa nel vecchio ciclo dell’esasperazione dei patriottismi autarchici. È chiaro che lo speculatore interviene.

Chi c’è dietro a questo attacco speculativo?

La legittimazione della speculazione nasce dal fatto che carenza di una direzione politica fa sì che gli speculatori in borsa non siano solo stranieri, ma anche italiani. Specula contro il suo Paese anche chi ha da tutelare interessi nazionali: è la crisi del sistema.

 

Moscovici ha detto: “Nessuno ha avuto flessibilità come l’Italia, ora riducete il debito”. La polemica della Commissione Ue nasce in realtà da Francia e Germania?

No. Da quando è entrato in vigore l’euro, noi dovevamo porre la questione dell’economia pubblica a livello europeo. Questo in realtà non è avvenuto, e si è andati avanti per arrangiamenti. Da un lato si è concessa la flessibilità, dall’altra si è finto di non vedere cosa avveniva. La stessa politica della Bce è priva di una direzione politica: si emette tanta liquidità ma il cavallo non beve, nonostante il crollo del petrolio e delle materie prime. Significa che c’è qualcosa di più profondo che non sta funzionando, e questo problema riguarda la direzione della politica economica.

 

(Pietro Vernizzi)