«Il debito italiano rischia realmente di scatenare una crisi in grado di contagiare l’intera Europa. Per disinnescarla bastava usare i 6 miliardi di euro che Renzi ha dilapidato per rimanere al potere». È l’allarme del professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. Nel suo ultimo rapporto la Commissione Ue ha avvertito l’Italia sugli “alti rischi” che corre nel medio termine per il suo debito pubblico elevato. Un messaggio che arriva nel momento in cui l’Europa, sotto pressione dall’arrivo di un’ondata di profughi, rimette in discussione il trattato di Schengen sulla libera circolazione.



Professore, che impressione le ha fatto il richiamo della Commissione Ue sul debito italiano proprio mentre si rimette in discussione Schengen?

Il legame tra le due cose è evidente. Le frontiere dell’Ue sono sottoposte a controllo, non per impedire ai cittadini europei di passare liberamente da un luogo all’altro, ma per controllare eventuali immigrazioni clandestine e i connessi rischi di terrorismo. Schengen è un simbolo, più che una condizione necessaria del funzionamento dell’economia europea. Nel giorno in cui accade questo si vuole ribadire che l’Ue consiste soprattutto nelle cose fondamentali, che sono quelle economiche. Per la Commissione Ue il debito italiano danneggia la coesione europea molto di più della sospensione di Schengen.



Ritiene che questa sia l’ennesima ipocrisia europea?

Non c’è dubbio che anche la Merkel ha le sue responsabilità, perché si poteva immaginare che non si potevano aprire le frontiere in modo indiscriminato. Nell’accettare i profughi occorreva più gradualità perché le risorse sono limitate. E così adesso Austria e Paesi scandinavi reagiscono chiudendo le frontiere in modo totale. In questa vicenda l’Europa non ci fa una bella figura, ma Bruxelles si abbarbica a quello che può per non mostrare che l’Unione sta crollando. Fa quindi leva sui parametri economici per far vedere che, anche se si deroga a Schengen, il progetto europeo va avanti. La sospensione di Schengen però è una scelta che non nasce da ragioni interne all’Ue, bensì da ragioni esterne.



Il debito italiano è realmente pericoloso?

Il fatto che Renzi deroghi in modo molto imprudente alla regola su deficit e debito, mentre è in atto l’espansione monetaria della Bce che serve a combattere la deflazione, mette l’Italia in grave rischio. Già nell’immediato ci sono ripercussioni negative sulla Borsa, che si aggiungono a quelle legate al prezzo del petrolio e all’economia cinese.

Che cosa potrebbe accadere?

Un’eventuale crisi del debito italiano contagerebbe l’Europa, facendole perdere la sua credibilità in quanto incapace di esercitare un controllo sul nostro Paese. L’Italia è molto più grande della Grecia, e una sua difficoltà può portare a un collasso dell’unione monetaria europea. Il fatto che un Paese fondatore dell’Ue violi le regole di bilancio, induce il Regno Unito ad andarsene per conto proprio. A causa del comportamento dell’Italia, l’Unione europea subisce quindi un grave danno.

Come ritiene che vada risolto il problema del debito italiano?

Basterebbe poco. Nel 2016 il rapporto deficit/Pil sarà del 2,5% anziché dell’1,8% come previsto dal Fiscal compact. Il nostro avanzo primario quindi sarà soltanto dello 0,1%, mentre sarebbe necessario che fosse almeno dello 0,4%. Sarebbe sufficiente che il governo optasse per un deficit al 2,1%, risparmiando cioè 6 miliardi di euro in più, che sono poi i soldi che Renzi usa per rimanere al potere. In questo modo dimostreremmo di avere un comportamento virtuoso, sia pure non come prevedrebbe il Fiscal compact.

 

Il debito italiano può avere anche delle ripercussioni politiche?

Sì. La tragedia è che finora l’Europa ci ha regalato i suoi “candidati” a risolvere il problema del debito, soprattutto con il governo Monti. Ora la Commissione Ue sta pensando di rottamare Renzi e di fare in modo che il presidente della Repubblica nomini un altro “commissario” per conto di Bruxelles. Si tratterà di una figura non eletta dal popolo e che possa essere gradita a Mattarella e alla coalizione di governo. Il nuovo premier dovrà risolvere il problema del debito che Renzi non riesce a mettere a fuoco e a gestire.

 

(Pietro Vernizzi)