“Per la prima volta dopo la Prima Guerra Mondiale il numero dei residenti in Italia è in calo, e questo anche includendo gli stessi migranti. Intanto il governo si arzigogola con qualche zero virgola di Pil in più, mentre è il problema cui dovrebbe dare risposta è quello demografico”. A sottolinearlo è Raffaele Bonanni, ex segretario generale della Cisl e attualmente fondatore del movimento “Italia Più”. Nel corso del 2016 si prevede che l’Italia perderà 150mila residenti rispetto al 2015, e che tra 20 anni gli ultra 95enni in Italia supereranno quota 1 milione.



Bonanni, la situazione demografica del nostro Paese la preoccupa?

Secondo i dati del professor Blangiardo, la massima autorità italiana sulla demografia, è la prima volta in cento anni che il dato sui residenti nel nostro Paese è negativo rispetto all’anno precedente. Un calo demografico non si verificava dai tempi della Prima Guerra Mondiale. E’ una spia molto grave della condizione del Paese. C’è chi arzigogola ogni giorno sulla crescita del Pil nell’ordine dello zero virgola. Ma il test più importante sulla condizione italiana è quello sui residenti.



Il calo demografico è compensato dai nuovi flussi di migranti?

Lo stesso flusso di immigrati verso l’Italia sta calando di intensità: il fatto che non vedano più un’attrattiva nei confronti del nostro Paese significa che l’Italia ha dei problemi gravi sul piano economico e sociale. Nell’ultimo anno le stesse morti non sono state allineate con quelle degli anni precedenti, ma sono state in aumento. Ritengo che non si sia trattato di un fatto casuale. Da un lato oggi la sanità non offre più i vecchi servizi tradizionali, perché ci sono stati dei tagli vigorosi, e dall’altra non allestisce nuovi servizi di prevenzione.



Lei come legge il dato sulla riduzione del numero delle nascite?

Se le nascite calano significa che il fisco non privilegia la famiglia. Lo Stato non fa nulla per implementare asili nido, scuole materne, servizi ai non autosufficienti e le stesse politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia. Questa condizione rattrappisce ancora di più la prolificità delle famiglie italiane. Senza poi parlare dei segnali pericolosissimi che soprattutto il governo sta dando sulla funzione della famiglia come tessuto connettivo della comunità.

Esiste anche un problema per la mancanza di opportunità per i giovani?

Sono sempre di più i ragazzi altamente scolarizzati che vanno all’estero. Questo di per sé può essere anche un fatto positivo, ma chi parte non si pone poi il problema di tornare perché nel nostro Paese non ha nessuna prospettiva. Tutti questi elementi segnalano un malessere molto grave nella nostra comunità nazionale, e d’altra parte nessuno muove un dito. Non esiste nessuna valutazione e nessuna politica che riesca a invertire questa tendenza.

Lei ritiene che l’attuale crisi sia soltanto economica?

Esiste un problema di sprofondamento economico ma anche morale e spirituale. Quest’anno noi avremo una perdita secca di 150mila persone residenti: è una cifra molto elevata. Se proiettata nel tempo, la mancata crescita demografica ci porterà a situazioni molto incresciose. Peraltro l’aspettativa di vita aumenta, già siamo una popolazione vecchia e lo diventeremo ancora di più. Si calcola infatti che tra 20 anni gli ultra 95enni in Italia supereranno quota 1 milione.

 

Quali risposte dovrebbe dare il governo?

In primo luogo non capisco per quale motivo il governo, guidato da un solo partito cioè dal Pd, si sia incaponito sul ddl Cirinnà che indebolirà ancora di più la famiglia. Il governo e gli enti locali devono inoltre allestire delle politiche fiscali per aiutare la famiglia e i giovani. Servono normative che riescano ad ancorare ancora di più all’Italia gli immigrati che vivono, lavorano, pagano le tasse e partecipano alla vita comunitaria del nostro Paese. Occorrono inoltre politiche per i servizi alla famiglia. E’ questo ciò che deve fare il governo, ma non mi sembra che si intravvedano all’orizzonte iniziative di questo tipo.

 

(Pietro Vernizzi)