Enrico Cucchiani e/o Sergio Balbinot per il vertice delle Generali. Concluso il mese confuso che ha segnato l’uscita di scena di Mario Greco – che ha deciso di ritornare alla concorrente Zurich Financial -, Piazza Affari cominciato a raccogliere indiscrezioni e idee sulla ricostruzione del top management del Leone. Una stabilizzazione attiva dopo il controverso triennio “by Greco”, culminato con la bagarre mediatica condotta sul Financial Times quasi esclusivamente sul compenso del “top business talent” strappato da Zurich a Trieste. Cucchiani – ex amministratore delegato del Lloyd Adriatico (a Trieste), di Allianz Italia e di Intesa Sanpaolo, presenta uno standing adatto alla cabina di pilotaggio delle Generali, non meno del tarvisiano Balbinot: una vita trascorsa a mantenere viva la tradizione cosmopolita del Leone, salvo poi accettare la prestigiosa offerta dei membro del “vorstand” Allianz, come responsabile per il Sud Europa, ma anche per una vasta area strategica asiatica comprendente fra l’altro l’India.
I nomi circolati a caldo per il dopo-Greco sembrano infatti aver perso forza già nel fine settimana: a cominciare dall’attuale capo di Generali Italia Philippe Donnet. Il manager francese – con un lungo passato presso Axa – è uno dei numerosi innesti esterni operati da Greco nella prima linea, seguendo una chiara direttrice programmatica: sradicare velocemente e sistematicamente la scuola interna, decapitata tre anni fa con la cacciata di Giovanni Perissinotto e la chiamata di Greco. Ma altre posizioni chiave sono state via ricoperte da dirigenti lontanissimi dalla tradizione del Leone: ultima Anne Jaeger, nominata meno di un anno fa Group Audit Manager. Jaeger – cui è formalmente affidata la quotidiana vigilanza interna sulla regolarità gestionale dell’intera compagnia – ha maturato la sua intera esperienza professionale fra la natia Danimarca e la Gran Bretagna.
L’inserimento più rilevante – fra i primi decisi da Greco – è stato comunque quello di Nikhil Srinisavan, un indiano con passaporto di Singapore, fino a tre anni fa responsabile di un’unità di asset management nel gruppo Allianz. I risultati prodotti da Srinisavan – e più in generale dalla gestione finanziaria di Generali – sono fra i più attesi all’esame di azionisti e analisti dopo l’approvazione del bilancio 2015. Nell’esercizio finale del triennio “by Greco”, sotto la lente sono fra l’altro gli sviluppi della cessione di Bsi; la private bank svizzera è stata venduta in autunno alla finanziaria brasiliana Btg Pactual, il cui Ceo Andrè Esteves è stato tuttavia arrestato per gravi fatti corruttivi. Le azioni Btg sono crollate alla Borsa brasiliana e lo scorso 15 gennaio il Leone ha annunciato un’immediata svalutazione di 87 milioni sul pacchetto concambiato per Bsi.
Ben difficilmente, comunque, Greco sarà protagonista del confronto annuale sui conti e strategie: prima con i consiglieri e poi con i soci in assemblea. Ragioni di corretta governance potrebbero infatti suggerire al manager – già formalmente designato da un concorrente diretto – di lasciare Trieste. Tre anni fa, d’altronde, la governance Generali è stata teatro di un processo senza precedenti al Ceo Perissinotto: il quale – assieme all’ex Cfo Raffaele Agrusti – è stato poi oggetto di azioni civili promosse dalla nuova gestione Generali (che ha nettamente perduto in primo grado) e di un’indagine penale, tuttavia presto archiviata.
Quello che si preannunciava come un triennio di decantazione – dopo una fase decennale di tensioni indotte dai conflitti a monte, in Mediobanca – si è in ogni caso concluso con tensioni moltiplicate. Le scelte di Greco – non solo manageriali – hanno via via convinto azionisti stabili e mercato che Greco stesse preparando l’accorpamento di Generali con un concorrente europeo: e l’indebolimento relativo del titolo – sicuramente rispetto ad Axa e Allianz – non ha certo contribuito a dissipare i dubbi. Lo stesso passaggio di Greco a Zurich ha continuato ad alimentare le congetture: così come i ringraziamenti che sarebbero stati espressi da Greco soltanto ad alcuni azionisti privati come Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.
Sarebbero presumibilmente questi – a differenza di Mediobanca – i più sensibili a un’eventuale offerta estera sulle Generali. Ma è probabile che Greco debba prima misurarsi con il rilancio dell’appetibilità del titolo Zurich, fortemente penalizzato negli ultimi mesi al listino. Nel frattempo alle Generali – come dice un analista in Piazza Affari – non dovrebbe mancare il tempo di rimettere a fuoco la luna (la strategia della compagnia) lasciando perdere il dito (il nome e lo stipendio dell’amministratore delegato).