Sono 1.010 i “risparmiatori” (investitori…) in obbligazioni subordinate di Banca Etruria, CariFerrara, Banca Marche e CariChieti che “dovrebbero ottenere un risarcimento totale: lo hanno fatto capire sia il governo, sia gli stessi amministratori delle banche”. Così ieri mattina, un grande quotidiano italiano, pagina di primo piano. Nomi bene “in chiaro” nel testo: Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione; e Roberto Nicastro, presidente unico delle quattro “nuove banche”. Risarcimento statale, of course. Motivo: i cosiddetti “risparmiatori” hanno investito più del 50% di un patrimonio inferiore ai 100mila euro. Costoro avrebbero la precedenza su altre categorie di un prontuario chiaramente improvvisato (da chi?…), purtuttavia ferreo nel suo argomentare burocratese in stile “comma 22” (“Chi è pazzo deve essere rimborsato integralmente, ma chi chiede il rimborso non è pazzo”). Verrebbero dunque dopo – si legge – “1.484 persone che hanno investito fra il 30% e il 50% in bond subordinati su un patrimonio inferiore ai 100mila euro (o più del 50% su più di 100mila euro) e poi 8.065 clienti con meno del 30% patrimonio investito in bond”.
Ma perché? Ma chi l’ha detto? Chi si è presentato a Banca Etruria con 99mila euro e li ha investiti tutti in bond subordinati magari ne ha 999mila altrove (magari non noti al fisco italiano o alla Consob). Magari è un prestanome-riciclatore della ‘ndrangheta o di una di quelle para-finanziarie che pullulano nella sterminata provincia italiana. Magari, certo, era il povero pensionato suicida di Civitavecchia (tragedia personale, ma non basta per assumerlo a principio assoluto di una nuova regulation sommaria ad personas). Magari il “rimborsando umanitario” è uno che li ha investiti su consiglio della portinaia della famiglia Boschi, “un affare sicuro, dia retta a me”, una strizzata d’occhi e via. Magari, magari: magari è la vecchietta che ha davvero perso tutto, ma sai quanti nel ventunesimo secolo inoltrato hanno perso o stanno perdendo tutto “sul mercato”. E la scarsa educazione finanziaria – spesso rovescio dell’appetito per il rischio che sconfina volentieri nell’azzardo morale – non è più un’attenuante (quasi come non lo è da tempo immemorabile l’ignoranza della legge).
A rigore – almeno teorico – meriterebbe più attenzione da parte del governo l’ultima categoria di risparmiatori: quella che non si era spinta oltre il 30% di un patrimonio superiore ai 100mila euro. Loro hanno mostrato una capacità di gestire il rischio a parziale prova di bancario compiacente o di portinaia sbruffona. E la sgangherata troika nazionale (Tesoro-Bankitalia-Consob) non è stata forse con loro meno tricky – alla fine più dilettantesca che furbacchiona – rispetto ai cosiddetti-poveri? Altro che “rimborso integrale” ai cosiddetti-poveri e quel che resta ai cosiddetti-ricchi: semmai un rimborso-base a tutti, a fare un po’ di educazione finanziaria “pratica”. Lontano dal “caso per caso” affidato a un para-magistrato – molto politico – e premiando chi ha mostrato di aver imparato un po’ a gestire i propri quattrini: non è questa la meritocrazia del mercato? Oppure siamo ancora all’assistenzialismo “di classe” (quale?…) signor Presidente del Consiglio?
E poi perché considerare più meritevoli di tutela i portatori di bond subordinati con tassi di rendimento più alto? Era più alto perché i titoli erano più rischiosi e sono trent’anni che lo sanno anche le portinaie e non solo le ministre figlie-di-papà, non solo ad Arezzo. Hanno visto per la quinta volta il finale di “Wall Street”: Michael Douglas prende l’Oscar ma Gordon Gekko, il suo personaggio, a furia di “avidità buona”, finisce arrestato dall’Fbi.
Verrebbe da fermarsi qui, ma è necessario andare oltre. Che significa rimborso riferito alla “concentrazione dell’investimento rispetto alla situazione reddituale, valutata utilizzando lo strumento dell’Isee”? Nel Bel Paese degli yacht intestati alle Onlus, l’Isee è il passepartout che può consentire a chi magari già sorpassa a destra nelle graduatorie per il nido comunale, di farlo anche nel rimborso “umanitario” del risparmio tradito dal papà del ministro Boschi.
“L’obiettivo è dare copertura totale a chi è stato tratto in inganno allo sportello”. E torniamo al punto, presidente Renzi: in una democrazia degna di questo nome se qualcuno “è stato ingannato”, cioè è stato vittima di un reato penale, quale e quanta tutela merita lo decide la magistratura. Non lei, “caso per caso”. Non con i quattrini dei contribuenti. Non con “criteri nella cui definizione stiamo accelerando”. Non con una versione un po’ illegale e un po’ stracciona degli 80 euro. Non attorno alla banca della sua ministra, non nella sua Toscana. Non per mostrare chissà quale indipendenza – postuma e inutile – dalla Commissione Ue.