«Quando la Commissione Ue afferma che concederà all’Italia la massima flessibilità, intende dire che il governo dovrà ridurre il rapporto deficit/Pil dal 2,5% nel 2016 al 2-2,2% nel 2017. Ciò si tradurrà in altre misure di austerità, che poi i politici della maggioranza cercheranno di nascondere attraverso la tecnica nota come “illusione finanziaria”». È quanto rimarca Luciano Barra Caracciolo, giurista che si occupa dei problemi economici determinati dall’assetto dei mercati europei. Lunedì il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha affermato: «Sì a tutte le flessibilità, sì a fare in modo che l’Italia sia un Paese forte nel cuore dell’area euro, che contribuisce alla costruzione europea e resiste ai populismi. Ma ci sono anche delle regole che devono essere rispettate da tutti».



In concreto le parole di Moscovici sono un sì o un no alle nostre richieste di flessibilità?

Tutte le altre ragioni per giustificare la flessibilità sono già state utilizzate, e secondo l’interpretazione data dalla Commissione Ue è possibile ricorrervi solo per un anno. Se riferite a un singolo Paese, le varie situazioni eccezionali non sono riproducibili, ma sono eventi che si circoscrivono a un singolo anno. L’Italia si è bruciata queste cartucce di flessibilità, e può ricorrere soltanto a eventi sopravvenuti. Questi ultimi sono il fenomeno migranti e il terremoto, per i quali la Commissione Ue fa una valutazione che vale alcuni centesimi di Pil.



Soltanto alcuni centesimi?

Proprio così. L’aggiustamento rispetto all’obiettivo intermedio di bilancio dovrebbe dunque essere superiore a quello ipotizzato dal governo nel Def di settembre e nella bozza di stabilità sottoposta alla Commissione Ue.

Quali sono le ricadute per la Legge di bilancio?

Questo dipende da una trattativa in corso. Il Fiscal compact con l’arrivo all’obiettivo finale al pareggio di bilancio con lo 0,5% di tolleranza è applicato solo all’Italia. Mentre per gli altri Paesi al fine dell’avvio di una procedura d’infrazione si considera il rapporto deficit/Pil del 3%, in tutta l’Eurozona soltanto per l’Italia si considera il Fiscal Compact.



L’Italia sta rispettando il Fiscal compact?

No. Noi in base agli obiettivi intermedi avremmo dovuto raggiungere il pareggio di bilancio già tre anni fa. Grazie alla trattativa annuale sulla manovra finanziaria, abbiamo ottenuto di procrastinare il raggiungimento di questi obiettivi. Adesso dovremmo arrivarci nel 2018, e forse poi sarà esteso al 2019.

Allora che cosa comporta in concreto il Fiscal compact?

In base a questa regola ogni anno, quale che sia il saldo del deficit a consuntivo, la correzione dovrebbe essere dello 0,6-0,8% rispetto all’anno precedente.

 

Come chiuderemo il 2016?

Dipenderà dal modo in cui sono andate le entrate, buona parte delle quali è incamerata nell’ultimo trimestre. D’altra parte non si conoscono ancora alcuni parametri del Pil che costituiscono la base imponibile. Un’altra incognita è il livello dell’occupazione, che si correla all’utilizzo degli stabilizzatori automatici e quindi alla spesa pubblica che sarà rilevata a consuntivo alla fine dell’anno.

 

Quali obiettivi ci imporrà l’Unione europea per il 2017?

Supponiamo che a fine 2016 il rapporto deficit/Pil sia del 2,4-2,5%. Per la Commissione Ue, nel 2017 l’Italia dovrà fare una correzione almeno dello 0,6% portando il rapporto all’1,9%. Ciò renderebbe necessaria una forte manovra recessiva, in quanto si toglierebbe lo 0,6% di liquidità dal sistema, producendo un moltiplicatore dell’1,5%. La manovra quindi avrebbe un impatto recessivo pari a quasi l’1% del Pil.

 

È quello che dobbiamo aspettarci?

In realtà per evitare che l’effetto sia eccessivamente recessivo entrano in gioco alcune regole di tolleranza, che ovviamente non consentono di mantenere quasi lo stesso livello di deficit per il 2017. Ci si accontenta di una correzione dello 0,2-0,3% del Pil, giustificando lo scostamento dall’obiettivo dell’1,9%. La Commissione Ue vorrà quindi che l’Italia attui una legge di bilancio basata su un rapporto deficit/Pil tra il 2 e il 2,2%, invece che il 2,4/2,5% che avrebbe voluto fare il nostro governo.

 

Quindi la legge di bilancio 2017 sarà recessiva?

Anche una manovra che nel 2017 mantenesse lo stesso livello di deficit del 2016, non sarebbe espansiva. Misure come la quattordicesima ai pensionati, i superammortamenti alle imprese, o in modo più ambizioso una revisione delle aliquote sulle imposte sul reddito, renderanno necessaria una copertura tagliando qualcos’altro.

 

Il governo come lo giustificherà?

La tecnica classica per giustificare tutto ciò è l’illusione finanziaria. Il governo tenderà a parlare solo di sgravi fiscali e maggiori spese, ma non delle fonti attraverso cui si finanzia tutto ciò. Per esempio, a fronte dell’attenuazione delle aliquote su certe fasce di reddito si dovranno rivedere deduzioni e detrazioni fiscali. Mentre però si parlerà molto del mutamento delle aliquote, delle misure più restrittive si cercherà di non parlare. Dentro al quadro delle regole del Fiscal compact non c’è però altra alternativa che questa.

 

(Pietro Vernizzi)