«Le misure sociali indicate da Renzi per il momento sono apprezzabili promesse. La vera domanda è se le attuerà anche nel caso in cui dovesse perdere il referendum e si andasse verso un rimpasto di governo». E’ quanto afferma Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Intervenendo all’assemblea Anci di Bari il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che nella legge di bilancio 2017 saranno inclusi tre interventi che vedono come protagoniste le famiglie. Il primo è il buono nido, con mille euro l’anno per ciascun bambino da zero a tre anni. Il secondo è il premio “mamma-domani”, pari a 800 euro per ciascun bebè in arrivo. Inoltre ci sarà la stabilizzazione del bonus bebè per le famiglie meno abbienti.



Questi tre interventi bastano per mettere in atto una politica per le famiglie in grado di funzionare?

Negli ultimi dieci anni abbiamo sperimentato una pioggia di provvedimenti molto eterogenei e costellati nel tempo, senza però un disegno organico. Sarebbe utile che il presidente del Consiglio raccontasse qual è la strategia a favore della famiglia e dei figli che ha in mente. Ciò renderebbe più evidente come si collochino questi provvedimenti, che chiaramente non vanno a formare un quadro completo, ma se sono permanenti potrebbero diventarne gli elementi. Gli interventi indicati da Renzi per il momento sono apprezzabili promesse.



Di che cosa ci sarebbe bisogno per formare un quadro completo?

Il quadro complessivo di un piano per la famiglia che poi va a regime deve essere molto articolato, perché il ciclo di vita delle stesse famiglie è ampio e quindi anche le misure devono essere tra loro coerenti.

A quale modello dovrebbe guardare l’Italia?

Fino a due/tre anni fa la Germania ha avuto la natalità più bassa a livello di Unione Europea insieme all’Italia. Oggi invece si sta riprendendo, e ciò è sottolineato dalle istituzioni ufficiali. Non casualmente questa crescita della natalità in Germania si collega in modo stretto e documentabile al fatto che il tasso di disoccupazione è al 5% (contro l’11,4% dell’Italia, ndr). A ciò si aggiunge un quadro di sostegno per le famiglie tedesche che, pur essendo molto robusto, finora non ha sollevato realmente le coppie dalle preoccupazioni per il loro futuro.



Quindi non basta intervenire a sostegno delle sole famiglie?

Se i provvedimenti per le famiglie sono seri, stabili e duraturi, nel momento in cui rientrano in una strategia cui si accompagna una drastica diminuzione della disoccupazione giovanile, le prospettive di vita per il futuro migliorano. Lo si è visto ormai in modo determinante per il fatto che la dinamica della natalità è prociclica, al punto che per sapere se nell’Unione Europea un’economia va o meno bene il numero dei nuovi nati è un indicatore robusto quanto le quotazioni di Borsa.

Passando dai bambini agli anziani, come valuta gli interventi sulle pensioni?

Anticipare le pensioni con un prestito è una manovra molto rischiosa. Accetteranno di usufruirne solo quanti svolgono un lavoro particolarmente usurante. La penalizzazione non è piccola, le pensioni già di per sé in media non sono particolarmente elevate e quindi l’anticipo pensionistico (Ape) non è una buona prospettiva.

 

La riapertura dei concorsi per forze dell’ordine e sanità è una misura positiva?

Uno degli aspetti più negativi delle recenti politiche è stato il blocco di assunzioni e stipendi negli ospedali. Nella sanità ciò ha causato una diminuzione in termini reali delle prestazioni del 10% in dieci anni, e quindi implicitamente anche del numero dei medici e dei posti letto. E’ un’enormità. Con altri dieci anni così il Paese si troverà in notevoli difficoltà. Ci sono campanelli d’allarme che non dobbiamo sottovalutare.

 

Quali?

Cinque anni fa per esempio non esistevano le cooperative di medici e odontotecnici per prestazioni mediche a buon mercato. Questo passaggio verso la sanità privata delle classi medie è di fatto una riduzione del reddito disponibile. Se prima uno aveva la possibilità di accedere al servizio sanitario, e poi ci rinuncia perché le code sono enormi o le prestazioni non sono adeguate, allora si rivolge alla sanità privata.

 

Considerando tutto l’insieme siamo di fronte a dei nuovi bonus elettorali?

Una cosa è certa: tutto questo ben di Dio di provvedimenti non è stato fatto sei mesi fa ma adesso che si avvicina un appuntamento elettorale importante.

 

La legge di bilancio però si fa una volta all’anno, non ogni sei mesi …

Resta il fatto che adesso c’è questa scadenza così sofferta del referendum. La domanda che mi pongo è se questi provvedimenti varranno ancora anche se vince il No. Se per esempio come conseguenza del voto il governo dovesse andare a un rimpasto, queste misure potrebbero arenarsi.

 

Manca un piano complessivo?

Le rispondo con un esempio. Per il governo nel 2017 gli investimenti cresceranno del 3,2%. Per farlo però ci si intende appoggiare soprattutto a strumenti come il credito d’imposta sugli investimenti, gli iper-ammortamenti e così via. Lo sa il Cielo se cresceremo o meno. Promuovere gli investimenti in questo modo non mi sembra la soluzione più felice. Le imprese possono anticipare gli investimenti e fare adesso quello che avrebbero potuto fare dopo. In questo modo potrebbero prodursi degli effetti perversi, perché in assenza di un’economia che cresce i nuovi investimenti servono a risparmiare sul lavoro.

 

(Pietro Vernizzi)