“L’endorsement di Barack Obama a Matteo Renzi non vale nulla in termini di consensi in vista del referendum costituzionale, anzi per alcuni settori dell’opinione pubblica italiana si trasforma in un vero e proprio oltraggio”. E’ quanto afferma il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. L’incontro di martedì alla Casa Bianca tra Renzi e Obama, nel quale il presidente americano non ha risparmiato complimenti al premier italiano, è stato preceduto da un’intervista a Repubblica con la quale Obama si è speso in un endorsement esplicito a favore del nostro presidente del Consiglio.
Professore, perché questo endorsement di Obama a Renzi?
Perché in cambio noi abbiamo mandato i soldati in Lettonia per partecipare a un’operazione cui Obama tiene molto. Inoltre la nostra televisione sta facendo molta propaganda per Hillary Clinton, influenzando gli italo-americani. Ciò rende Renzi non solo simpatico ma anche utile agli occhi di Obama. Al contrario Silvio Berlusconi ha un buon rapporto con Vladimir Putin, come del resto anche Donald Trump.
Quali interessi esprime Renzi in questo momento?
Paradossalmente esiste una sinistra bancaria, molto collegata alla finanza internazionale, di cui Renzi è un’esponente. Gli Stati Uniti, attraverso la banca Morgan Stanley, guadagnano parecchio dal nostro debito pubblico. Il circuito finanziario di cui Renzi fruisce gli procura anche questi “collegamenti paralleli” a sinistra. La stessa Confindustria, in realtà controllata dalle grandi banche, sta sostenendo Renzi attraverso i suoi giornali, anche se poi il suo centro studi fa magari delle precisazioni.
Quanto vale questo endorsement da parte di un presidente che se ne sta per andare?
Non vale nulla, anzi rafforza l’opinione di un’area politica che voterà No al referendum. L’endorsement di Obama per la sinistra Pd diventa quasi un oltraggio, perché già è seccata per l’invio di truppe in Lettonia. Il sindacato, e in particolare la Cgil, non simpatizza per questa politica estera. Il paradosso è che in Italia l’amicizia con gli Stati Uniti è più importante a destra che a sinistra.
Quindi Renzi se ne avvantaggerà tra gli elettori di centrodestra?
No. Alla destra nazionalista non piace il fatto che noi mandiamo i nostri soldati in Lettonia e non ci occupiamo delle nostre coste. La Lega nord tendenzialmente è avversa alle missioni militari, perché è un partito regionalista. Infine naturalmente l’intervento di Obama offende Forza Italia, che ultimamente vedrebbe con simpatia un riavvicinamento rispetto a Putin. Rispetto al referendum l’endorsement di Obama ha quindi un effetto nullo per gran parte dell’elettorato e negativo per quello di sinistra. Questa visita può servire a Renzi solo per migliorare il consenso di cui gode presso i giornali più influenzati dagli Stati Uniti, e forse nei confronti di un pubblico di indecisi. Di certo però non serve a convincere i Cinque Stelle a votare Sì.
Questa visita rafforza quantomeno i legami economici tra Italia e Stati Uniti?
Solo fino a un certo punto. Non dimentichiamoci che, a causa delle sanzioni alla Russia, i nostri operatori economici dell’industria dell’arredamento, della moda e dell’agroalimentare hanno perso un mercato molto importante.
Obama sostiene Renzi anche in contrapposizione alla politica dell’Unione Europea e in particolare della Germania?
Sì, tanto è vero che il sostegno degli Stati Uniti all’Italia certamente ci sarebbe anche qualora avessimo un governo di centrodestra, proprio nell’ottica di una contrapposizione tra euro e dollaro. Non a caso lo stesso Joseph Stiglitz, economista americano e premio Nobel, auspica una dissoluzione dell’euro. Negli Stati Uniti la sinistra, le banche e gli operatori economici sono favorevoli all’Italia e contrari alla Germania. Ciò anche per ragioni etiche e culturali che risalgono alle due guerre mondiali.
Gli Usa vedono un alleato nell’Italia anziché nella Germania anche per ragioni economiche?
Sicuramente. Finmeccanica, Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e CNH Industrial creano dei collegamenti molto stretti tra Italia e Stati Uniti. Al contrario di Deutsche Bank e Volkswagen, due imprese tedesche note soprattutto per essere state multate. Le stesse liti fiscali tra l’erario italiano e multinazionali come Google e Apple sono state risolte politicamente. Quella tra Obama e Renzi non è quindi soltanto una sintonia per ragioni politiche, ma anche per motivi più strettamente economici.
(Pietro Vernizzi)