Pur non potendo escludere sorprese, la probabilità che Clinton vinca tra circa un mese le elezioni presidenziali è sufficiente per iniziare a valutare le possibili conseguenze sull’economia globale e l’Italia. Queste, peraltro, si fanno già sentire nei mercati finanziari, che tipicamente non aspettano il “giorno dopo” per muoversi, ma lo fanno in anticipo basandosi, appunto, sulle probabilità, pur con più cautela dopo le previsioni sbagliate al riguardo della Brexit.
Osservando tali movimenti si può dedurre che il mercato scommetta su un’impostazione “continuista” dell’ipotetica Amministrazione H. Clinton, cioè sul fatto che in America non vi saranno mutamenti politici tali da creare forti turbolenze nel mondo, cosa invece possibile se l’isolazionista Trump entrasse nella Casa Bianca.
Va subito detto che ciò è una buona notizia per l’Italia, perché si è osservato che in ogni (macro)instabilità è il nostro Paese che paga più di qualsiasi altro. Il fenomeno è così spiegabile: situazioni d’incertezza in qualche parte del mondo inducono nel mercato finanziario, che è globale, una temporanea o prolungata avversione al rischio che toglie i capitali nei luoghi considerati vulnerabili. L’Italia, per l’alto debito e la poca crescita, è percepita essere uno di quei luoghi e quindi una previsione di stabilità complessiva ne favorisce la difficile e stentata ripresa.
Anche la Cina, in gravi difficoltà economiche, ha bisogno, per riequilibrarsi, che l’America resti un mercato aperto al suo export. E l’intero mercato mondiale ha bisogno che la Cina importi per reggere la catena che fa girare la domanda globale, a favore dell’export europeo, in particolare tedesco e italiano. Se la vittoria di Clinton venisse confermata, e il ricambio parziale del Congresso non fosse del tutto ostile, gli ultimi mesi dell’anno e i primi del prossimo sarebbero meno problematici di quanto ora si teme.
La Borsa americana è ai massimi ed è probabile una contrazione dopo una crescita ininterrotta dal 2009. La Fed, pur con estrema cautela, dovrà iniziare ad alzare il costo del denaro ora quasi a zero. In sintesi, il ciclo tecnico espansivo dell’economia statunitense, che è il centro del mercato mondiale, si sta esaurendo e dovrà essere rinnovato. L’ipotesi è che senza la discontinuità promessa da Trump e la continuità implicitamente rappresentata da Clinton, la contrazione in America sarà breve e non grave.
Sono solo congetture, ma poiché le previsioni del futuro impattano sul presente, al momento va annotato che questo clima è favorevole per la fragile Italia.