«Sui fondi per la sanità e il condono fiscale Matteo Renzi si arrampica sugli specchi ricorrendo a degli artifici di linguaggio. La realtà è che dal 2016 a oggi i fondi per la sanità hanno subito un taglio del 15%, e che la misura che garantisce le coperture in legge di bilancio non solo è un condono a tutti gli effetti, ma anche un intervento realizzato in modo non equo». Lo rileva Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano. Dopo l’anticipazione della lettera della Commissione Ue contenente una serie di rilievi sulla legge di bilancio 2017, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha replicato: “La legge di bilancio non si cambia. Se l’Unione europea avrà osservazioni da fare ascolteremo ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni. Gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini, non alle tecnocrazie di Bruxelles”. Il premier quindi ha aggiunto: “La manovra dà due miliardi in più alla sanità, e questi non sono né di destra né di sinistra”.



Professore, Renzi fa passare i mancati tagli alla sanità per dei fondi aggiuntivi. Come valuta questo modo di presentare i fatti?

Quello di Renzi è un artificio di linguaggio. Secondo i dati Eurostat, tra il 2010 e il 2013 la spesa pubblica per la sanità in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, è diminuita del 10%. Questo significa che dal 2010 a oggi il calo è stato sicuramente nell’ordine tra il 10% e il 15%. In questa situazione Renzi afferma: “Non diminuisco di 2 miliardi i fondi per la sanità, e quindi è un aumento”. Lo considero un arrampicarsi sugli specchi.



Come stanno le cose in realtà?

In realtà la spesa sanitaria è già stata tagliata del 15%, e se va bene resterà diminuita di quell’importo: anche se probabilmente calerà ancora un po’ di più. Del resto non è una supposizione ma un fatto cui assistiamo tutti i giorni, perché la sanità privata sta proliferando in modo quasi epidemico.

Per il premier, il rapporto deficit/Pil è il più basso degli ultimi dieci anni. È davvero un motivo di vanto?

Tra i fattori di squilibrio monitorati dall’Unione europea ci sono numerose variabili che includono la disoccupazione e le partite correnti. Per l’Italia le due variabili su cui l’Ue punta il dito e su cui noi abbiamo deciso di adeguarci in maniera totale sono il disavanzo pubblico e il rapporto debito/Pil. Sarebbe molto meglio se Renzi potesse esibire il risultato di una crescita economica perché se il Pil aumenta, il rapporto debito/Pil diminuisce.



Un altro passaggio dell’intervento del capo del governo è che in manovra“non c’è nessun condono”, ma nella realtà la legge di bilancio 2017 si basa molto su entrate una tantum. Come faremo l’anno prossimo?

È una bella domanda. Io mi auguro che nel 2017 la fortuna ci assista con una ripresa mondiale più forte del previsto, perché la situazione non è così incoraggiante. Inoltre, quello inserito in legge di bilancio 2017 è un condono, ma soprattutto come molte misure finora adottate è un provvedimento che non tiene conto del pregresso. È un po’ avvenuto per quell’infelice riforma che porta il nome di legge Fornero.

In che senso la voluntary disclosure non tiene conto del pregresso?

Nel senso che ci sono contribuenti che hanno già adempiuto ai loro obblighi fiscali e altri che invece potranno usufruire della voluntary disclosure. Il primo problema quindi è di equità. Questo è un condono a tutti gli effetti, per di più fatto in modo non equo. Questa misura forse salverà un pezzettino del bilancio di quest’anno, ma l’anno prossimo saremo di nuovo da capo.

 

Anche se il governo non cambia la legge di bilancio 2017, gli italiani possono essere contenti così?

Se ci ricordiamo come era iniziato il mandato di Renzi, con la promessa di realizzare fin troppo nei primi 100 giorni, gli italiani hanno di che preoccuparsi.

 

Perché?

Perché in questi anni le manovre economiche sono state di vaste proporzioni, all’inizio quasi imponenti, ma non hanno portato risultati. L’economia non è ripartita e noi impiegheremo ancora anni per raggiungere i livelli precedenti il 2007. Oggi di sicuro nella media gli italiani non stanno meglio rispetto a prima della crisi iniziata nove anni fa. Se vogliamo essere precisi, guardando al reddito pro capite, stanno un po’ peggio rispetto a prima dell’ingresso nell’euro.

 

E quindi?

Quindi l’Italia non si è ancora ripresa nella maniera più assoluta. In valori aggregati assoluti noi siamo ritornati ai livelli del 2007, in valori pro capite poi non parliamone. Una volta si diceva: “I figli non staranno meglio dei padri”. Adesso però sia i figli, sia i padri stanno peggio rispetto a dieci o quindici anni fa.

 

Allora a che cosa serve la battaglia di Renzi contro l’austerità dell’Unione europea?

La versione che si vorrebbe far credere è che Renzi mette seriamente in discussione le politiche di austerity dell’Unione europea. Se uno legge i documenti di economia e finanza del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, emerge in effetti un timido tentativo di mettere in discussione il modo in cui l’Unione europea calcola il prodotto potenziale, che a Bruxelles stimano in un modo a dir poco grossolano. Se la realtà fosse questa ci sarebbe da dire “Benvenuti, finalmente!”. Per come vanno le cose e vista la tempistica, la legge di bilancio 2017 finisce essenzialmente per servire a Renzi per continuare la sua carriera politica.

 

(Pietro Vernizzi)