Livia, 27 anni, laurea magistrale in Architettura con 110 e lode. Lo scorso anno con “Garanzia Giovani” ha lavorato senza sosta per sei mesi a 500 euro/mese, quattro dei quali non ancora incassati. Quest’anno, free lance, sta in uno studio professionale, senza sosta, per 900 euro/mese lordi.

Mia figlia e le figlie/i di molti stanno dando tutto: dispongono di capitale umano come mai prima nella storia, hanno una disposizione alla spesa a più non posso, hanno il vigore dell’età. Vabbè, Livia un caso; poi magari due, tre, quattro, cinque casi? Quando il Rapporto 2016 della Caritas su povertà ed esclusione sociale fa i conti, ci resti secco. Quelli di “Avvenire” ci guardano dentro, ne estraggono dati, fanno il titolo: “I giovani sono i nuovi poveri”.



“La crisi del lavoro ha infatti penalizzato e sta ancora penalizzando soprattutto giovani e giovanissimi in cerca di occupazione e adulti rimasti senza impiego. Per la prima volta in Italia la povertà assoluta, che ha raggiunto i picchi più alti degli ultimi dieci anni, colpisce maggiormente giovani in cerca di lavoro e adulti rimasti senza impiego. E diminuisce con l’avanzare dell’età. Tra i 4,6 milioni di poveri assoluti il 10,2% sono nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni”. Quelli della Caritas, la misurano; quelli come Livia la vivono, seppur lavorando.



Già, si può adire la malasorte, l’insipienza genitoriale; con l’etica si può moraleggiare sul destino cinico e baro ma…. Sì, ma: se la crescita economica vien fatta con la spesa e se per fare quella spesa non hanno la capacità di reddito per farla, la spesa non si fa; il prodotto resta invenduto, il capitale umano svalutato. La scarsa attitudine alla spesa degli attempati, seppur corroborata da redditi alla bisogna, non compensa.

Attenzione però! Tutto questo garbuglio non è né giusto, né sbagliato: è stupido, economicamente stupido! Occorre credo rammentare come la stupidità, in economia, sia da considerarsi un crimine che va perseguito: che cacchio di allocazione delle risorse di reddito è mai questa che fa mancare, a chi più fa, quel che invece resta in tasca a chi fa meno?



Se vedete in giro economisti, politici, policy maker provate a chiedere. Loro sanno!