Non c’è pace quaggiù per il contribuente italiano, soprattutto per quelle persone oneste che pagano fino all’ultimo centesimo e che nella loro vita hanno avuto a che fare, per errori o per situazioni diverse d’insolvenza, con le società di riscossione. Abbiamo appreso in questi giorni che Equitalia, come giurato e spergiurato da Renzi, sparirà dalla vista del panorama erariale italiano. Però, a sorpresa, nel decreto fiscale appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale (e quindi è già in vigore), c’è anche la proroga della convenzione tra lo Stato e lo stesso Ente di riscossione. Infatti, senza il decreto fiscale l’interdipendenza tra la Spa e i comuni che le hanno dato in affidamento l’esazione delle imposte non pagate si sarebbe estinto il 31 dicembre del corrente anno. Ma non è così. È stata allungata, dall’Esecutivo, la vita di Equitalia di altri sei mesi, fino al luglio del 2017. 



La ragione è che la fine dell’intesa tra tale società e i comuni era inizialmente stata preannunciata per il 2012, ma come al solito in Italia, di proroga in proroga, si è arrivati a quest’anno. L’ultimo rinvio è all’interno del provvedimento siglato dal governo Renzi, ovvero il decreto Enti locali del luglio scorso, che posticipava la conclusione a fine anno: adesso il tutto fa parte della manovra e le conferisce altri sette mesi di vita. 



In particolare, l’intervento più atteso da ogni parte era la rottamazione delle cartelle che cancella sanzioni e interessi: adesso è stata approvata. A riguardo, è utile ricordare che chi ne vuole ottenere i benefici di legge deve presentate la domanda entro il 22 gennaio p.v. e i moduli da compilare per ottemperare questa procedura si spera siano disponibili entro 15 giorni. La “definizione agevolata” riguarda le cartelle Equitalia dal 2000 al 2015. Il pagamento potrà essere dilazionato in quattro rate, l’ultima entro il 15 marzo 2018. Si calcola che il guadagno per le tasche dei contribuente che rottamerà una cartella potranno arrivare al 35% dell’importo della cartella stessa. Saranno comprese nella sanatoria tutte le imposte, compresa l’Iva e i tributi e pure i contributi previdenziali e assistenziali affidati dal fisco, dall’Inps o dall’Inail, dovute all’ente esattore. 



Sulle multe per infrazioni al codice della strada si pensava all’inizio che fossero cancellate le sanzioni e gli interessi, poi il Governo ha deciso – e ti pareva! – che saranno depennati solo quest’ultimi. Ribadita l’inclusione dei tributi locali, quindi, nelle cartelle rottamate emesse da Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni sono incluse, inoltre, anche le sanzioni e gli interessi su Ici e tassa dei rifiuti. Chi al contrario ha già in corso un pagamento dilazionato con Equitalia non potrà ottenere rimborsi e dovrà liquidare le quote sino al 31 dicembre prossimo: sono comprese anche alcune cartelle che riguardano l’Iva. I contribuenti “in fallo” non dovranno più versare al fisco le sanzioni del 10%, gli interessi di mora e le sanzioni su imposte e contributi. Invece, l’aggio, cioè la provvigione che l’ente di riscossione si tratteneva, che inizialmente sembrava essere abbassato al 3%, rimane al 6% come per il normale pagamento delle cartelle di Equitalia e verrà incassata dall’Agenzia; inoltre, si dovranno comunque pagare le spese di notifica della cartella e, se è già iniziata una procedura di esecuzione forzata, anche le spese legali. 

L’istanza deve essere trasmessa a Equitalia entro 90 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale e si può pagare con domiciliazione bancaria, bollettini postali o allo sportello. Importante sapere che se il contribuente salta una rata, o la paga in ritardo, perde i benefici della rottamazione. Un’altra novità, diciamo importante, è che chi deciderà di aderire alla sanatoria per il 2017 non potrà subire pignoramenti o ipoteche. Inoltre, a condizione che il bene pignorato non sia già stato regolarmente assegnato, l’esecuzione forzata già iniziata potrà essere sospesa. In pratica, i contribuenti che aderiscono alla rottamazione non dovranno temere pignoramenti futuri sulle cartelle che si stanno impegnando a pagare con lo sconto. Si prospetta che, da qui a poco, la riscossione delle tasse dovrebbe passare direttamente nelle mani dell’Agenzia delle Entrate, ma con il nuovo progetto di modello dell’Agenzia. 

Per ultimo, ma ciò riguarda solo una parte di contribuenti che possiamo definire una “elite” di evasori pentiti sconosciuti al fisco – che sono comunque pochi rispetto alla maggior parte di coloro che hanno portato, frodando, i loro capitali all’estero -, c’è la possibilità di poter usufruire fino al 30 settembre del prossimo anno della voluntary disclosure: una legge che permette gli italiani che hanno interessi, attività finanziarie e patrimoni all’estero e che sono sconosciuti all’ Agenzia delle Entrate di fare pace con il fisco e di regolarizzare la loro posizione, anche sul piano penale, pagando le imposte scontate e ottenendo uno sconto in alcuni casi. 

Come commentare l’insieme di questi provvedimenti fiscali del Governo Renzi? Occorre che “qualcuno” finalmente illustri come questi interventi siano una mossa concreta nella lotta contro l’evasione, non con i soliti slogan, che creano esclusivamente una grande confusione fra i cittadini – il famoso fumo negli occhi -, ma con risposte adeguate e chiarificatrici, degli oneri e degli “onori” inerenti questa nuova legge, informando adeguatamente il cittadino sulle varie agevolazioni e su come accedervi. 

I quesiti che si pongono sono molteplici, elenchiamone alcuni: tali disposizioni sono realmente a vantaggio dei contribuenti, lavoratori dipendenti, artigiani e imprenditori che vengono tartassati, “solo loro”, dal fisco? Come mai si usano questi espedienti, certamente legali, per rastrellare soldi, frutto sì di omissioni e ritardi dei cittadini citati in precedenza, ma che rappresentano solo poche “gocce nell’oceano” e non la grande evasione – imprenditori falliti e quindi nullatenenti, lavoro sommerso, multinazionali, finanzieri, banche ecc. – che non si riesce né a scoperchiare fino in fondo, né a combattere? Come verranno incorporati i lavoratori di Equitalia e perché si pensa a fare entrare tali dipendenti privati all’interno dell’amministrazione pubblica, gonfiando ancor di più i costi di tale amministrazione che a detta di tutti è drammaticamente un passivo e una sciagura economica tipica del nostro Paese? 

Non è una questione di colore politico dell’Esecutivo o di questo o quel Presidente del Consiglio: il vero problema è che da sempre chi ci governa dà con una mano e si riprende poi tutto – magari con gli interessi – con l’altra. Pensiamo e ribadiamo che questa è una profonda ingiustizia sociale, ormai radicata, che privilegia gli strati di potere più forti del nostro Paese; in Italia, checché se ne dica, non esiste più o non è mai esistita una seria politica fiscale, che intervenga nel sociale e che tuteli i cittadini, soprattutto quelli più deboli. È ora di smetterla di raschiare sempre il barile. È indispensabile che la partita tra Fisco e grandi evasori venga finalmente vinta dallo Stato; si calcola che i mancati introiti delle imposte dovute da molti “sconosciuti” al Fisco gravino pesantemente sugli onesti che pagano fino all’ultimo centesimo le tasse. 

Pensiamo inoltre che sino a quando non si risolverà il problema del costo della burocrazia non si contribuirà a sconfiggere la crisi economica interna del nostro Paese. Ci domandiamo: perché gli esuberi del lavoro privato sono drasticamente costretti al licenziamento o se va bene alla cassa integrazione, mentre i dipendenti pubblici vengono ricollocati, magari a “far niente” sino alla pensione? 

Concludendo non ci resta purtroppo che ispirarci alla parole di una famosa canzone di Bob Dylan, neo vincitore del premio Nobel per la letteratura; il ritornello dice: “The answer is blowin’ in the wind”. Noi speriamo invece in risposte certe e in conseguenti azioni da parte dello Stato che possano dare una nuova speranza alla nostra martoriata nazione.