Ci risiamo. A due anni dal primo appello, Confindustria ci riprova: Un “patto tra gli attori della fabbrica per la crescita e combattere le disuguaglianze”. Questo, quanto proposto dal presidente Vincenzo Boccia a Cgil, Cisl e Uil. “Noi siamo pronti in questa fase delicata a un patto sulle questioni industriali”, ha aggiunto, concludendo il meeting dei giovani di Confindustria. Nel mezzo aveva aggiunto: “Continuiamo sulla strada di un confronto leale avendo fiducia tra noi, sapendo che delegittimare l’altro vuol dire delegittimare se stesso. Entriamo nelle fabbriche, lì siamo nati. Il rispetto dei nostri lavoratori dobbiamo conquistarcelo ogni giorno. Questa è una stagione importante in cui da soli possiamo fare tanto, ma da soli non ce la faremo. Vale per tutti: Governo, imprese e sindacati”.
Il leader degli imprenditori ha ricordato che con il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, c’è “condivisione” sul problema delle diseguaglianze che, però, “si risolve con la crescita”. Con la leader della Cisl, Annamaria Furlan, il presidente di Confindustria ha condiviso l’idea che il ruolo dei corpi intermedi si conquista; mentre con il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, è d’accordo sulla necessità di sottoscrivere un patto per la crescita. In mezzo alla crisi, insomma, un patto per andare oltre.
Per gli attempati novecentisti, un patto del diavolo: i pattuenti, capitale e lavoro. Chi dirige l’impresa e chi ci lavora. Già, in mezzo alla crisi un accordo tra le imprese che, con il sovrapprodotto, intasano il mercato e chi, con il sovrapprodurre, ha intasato le scorte. Una sgangherata accolita insomma: somma di due debolezze che non fa mezza forza.
A garantire il capezzale viene chiamato il Governo. Un avviso ai governanti: de si vuol dar soccorso ai primi, assiderati, e ai secondi, stremati, tocca far altro; navigando controvento, di bolina, dar sostegno a quei terzi che, con la spesa, smaltiscono le scorte, fanno riprodurre, remunerano! Lo si può fare riconfigurando il dispositivo che trasferisce la ricchezza generata dalla spesa, dall’impresa agli agenti del ciclo della produzione: nel ganglio vitale dove opera l’esercizio di consumazione. Dov’altro sennò?