Lo straniero è un tipo strano, come l’estroso. Sì, insomma, non sono io, non siamo noi. Il forestiero viene dalla foresta. Già, oltre il posto dove abito il resto è natura. In tutto il mondo modi di dire, per secula et seculorum modi di pensare l’altro. Poveri diavoli, insomma, noi e loro! Già, il bisogno divide, misconosce, contrappone. Quel “Proletari del mondo unitevi”, un afflato poetico.



Poi nell’Economia dei consumi, l’affrancamento dal bisogno, allontana il bisogno di dividersi; giacché c’è pure la guerra. Quando in Europa Schengen lo metterà per iscritto, tutti andranno dappertutto. Gli sviluppi tecnologici faranno il resto: Skype e uno smartphone insieme riducono tempo e spazio a un punto. Là dove si sta, sta pure il Mondo. Non più foreste, né mari, né monti ci dividono: io a zonzo in patria, Simone a Sidney -16342 km più in là – stiamo insieme: in un’altra ora, d’un altro giorno, d’un’altra stagione.



Quando arriva il cataclisma della crisi, chi stava bene sta male; chi stava male sta peggio. Se nel mondo reso globale lo straniero mancava, con la crisi si riaffaccia. Con la sordina messa a Schengen e i muri che si costruiscono tengo fuori chi vuole quel che ho. Proprio quegli stormi di uccelli neri che, ancor più afflitti, bussano alle nostre porte.

Bella no? Con quel toc toc loro riconoscono noi; con le porte sprangate noi neghiamo loro. Si può adire la morale e giudicare? Sì! Si può interpellare il diritto internazionale? Sì! E la mera, becera convenienza? Misuriamola:

La crescita si fa con la spesa. Per uscire dalla crisi tocca farla! Chi più dei bisognosi ha tal bisogno? La crescita crea quell’occupazione che fa incassare tutti; loro, pure allo zonzo. Il prelievo fiscale sulla spesa, rimette il debito sovrano, rifocillando la spesa pubblica. Quella spesa smaltisce sovraccapacità d’impresa, sprona la spesa per gli investimenti. E poi suvvia, lor sono prolifici e giovani [], noi meno, molto meno.



L’esser, nel mondo tecnologicamente globale, pseudo speciosi dimentica come occorra esser prodighi per mantenere la prosperità. Loro hanno la voglia di esserlo, noi non più. Onore al merito, allora, tanto quanti i visti sui passaporti []. Eh sì, “tocca più amare il buon estraneo che ‘l parente rio”, conviene!

[1] Onu, Report on Replacement Migration edito nel marzo del 2000 con successive release anno fino al 2015. Propone letteralmente la replacement migration (migrazione per sostituzione) come soluzione pratica all’invecchiamento e alla diminuzione della popolazione nelle economie occidentali a fronte di un crollo del tasso di fertilità e del tasso di mortalità.

[2] “I migranti pagano contributi alla previdenza in quantità più che doppia rispetto a quello che ricevono. Insomma, oggi pagano una quota importante delle nostre pensioni”. Lo dice il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti.