Nel mezzo del delirio polemico sul referendum, la bega della tasse sui bed and breakfast è subito stata accantonata, ma è, in realtà, una perla, una gemma clamorosa del modo caotico e strumentale che non tanto il governo quanto il presidente del consiglio in persona sta usando per gestire tutte le materie che hanno o possono avere conseguenze elettorali. Proviamo a capirci qualcosa in più, e scopriremo, al di là di ogni ragionevole dubbio, come stavolta Renzi l’abbia veramente fatta grossa, ma piacionescamente, e quindi in modo funzionale all’unica cosa al mondo che oggi gli interessa: vincere il referendum
“Nessuna nuova tassa in legge di Bilancio. Nemmeno Airbnb. Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano”, ha twittato – nel modo analitico e preciso che usa scegliere quando deve sparare slogan (Mussolini preferiva il balcone) – il 12 novembre scorso. E la sua sortita ha avuto effetto immediato: l’emendamento che avrebbe introdotto nella nostra normativa la “cedolare secca” del 21% anche sugli affitti a breve termine, addossando agli intermediari, quando presenti, il ruolo di sostituti d’imposta, è stato accantonato.
Ma vediamo come ha commentato la cosa Francesco Boccia, parlamentare piddino dal libero pensiero – e quindi poco “renziano” – che di fisco capisce alquanto: “Sulla norma Airbnb, che riguarda banalmente la cedolare secca per i bed and breakfast, evitiamo demagogia e propaganda”, ha detto: “non solo sul fisco, ma almeno sul tema molto serio della sicurezza e delle tasse evase. Serve una risposta chiara da parte del governo. Stiamo parlando della possibilità per chi affitta la propria casa per brevi periodi di utilizzare la cedolare secca, non c’è alcuna nuova tassa. Chi si è schierato contro questa misura o è in malafede o è solo ignorante, tertium non datur”.
Chiaro? Forse non abbastanza: chiariamo meglio. “Chi si è schierato contro questa misura” è stato Renzi. E la causalità dell’ignoranza è stata evocata da Boccia solo per ridimensionare l’ipotesi alternativa, e più grave, della malafede. Già: perché come funziona, oggi, il trattamento fiscale del bed and breakfast? Funziona – o meglio, dovrebbe funzionare – in un modo assai semplice: chi affitta anche per una sola settimana una stanza di casa sua e intasca, poniamo, 300 euro, deve dichiarare quell’introito nella dichiarazione dei redditi, nel quadro “Redditi diversi”, e assoggettare quei redditi alla tassazione finale sul reddito delle persone fisiche, quindi ci deve pagare un’aliquota pari alla sua aliquota marginale massima. Questa è la regola, ed è in vigore. Nessuno applica, d’accordo: ma è in vigore.
Quindi, autorizzare l’applicazione della cedolare secca del 21% significa ridurre le tasse sui bed and breakfast, a chi le paga già, non aumentarle! Per questo il tweet di Renzi o stato dettato da malafede o da ignoranza, come ha detto Boccia! Ma introdurre la nuova norma significa, però, far sì che almeno quel 21% venga pagato: mentre oggi, di fatto, nessuno paga niente e il 99% di chi affitta le camere di casa in modalità bed and breakfast s’imbosca il 100% dei proventi, pura economia sommersa. Sarebbe, per gli evasori, la fine della pacchia. È questa economia sommersa che Renzi vuole proteggere?
Con la legge silurata, invece, veniva scaricato sulle spalle degli intermediari – quindi soprattutto Airbnb, che “filtra” circa l’80% del mercato italiano – l’onere di prelevare la cedolare secca dai conti dei clienti. Questo significava che Airbnb – che, come Apple o Google, paga le tasse altrove e non in Italia sul suo business italiano! – avrebbe però dovuto sottostare a questo diktat e pagarle, queste percentuali del 21% sugli introiti dei suoi affiliati! Quindi lo Stato, abbassando una tassa fittizia che nessuno paga, avrebbe però intascato una tassa più bassa ma riscuotibile. Una norma giusta ed equa, che non significava “aumentare le tasse”, ma semmai ridurle, con un atto di giustizia verso quei pochi che pagano e verso gli albergatori, danneggiati dalla concorrenza sleale dei bed and breakfast in nero!
Ma c’è dell’altro. La Regione Lombardia ha adottato da un anno e mezzo una legge regionale che prescrive esattamente la stessa soluzione, il prelievo della cedolare secca del 21%, e che sta funzionando. Bastava copiare. Ma non si vuol copiare mai dalle Regioni virtuose – se lo si facesse per la sanità, altro che quel miliarduccio in più o in meno sul fondo nazionale che “balla” ogni anno, si risparmierebbero 30 miliardi all’anno oggi sperperati dalle Regioni che strapagano le siringhe anziché gestire gli acquisti al meglio come fanno Lombardia, Veneto ed Emilia.
Ma è questa l’Italia con le Regioni asservite che vuole il governo? Anziché imitare i primi della classe, il Paese deve ispirarsi ai peggiori? È un massimalismo centralista incompetente e dittatoriale, ignaro peraltro che in mezzo mondo è proprio con gli enti locali che Airbnb sta stipulando accordi per versare loro le tasse di soggiorno… E invece, niente. Almeno fino al 4 dicembre.