Unicredit ha lanciato un piano lacrime e sangue per l’aumento di capitale da 13 miliardi di euro: la stretta sui costi e sui dipendenti piace al mercato, ma il taglio degli organici è imponente. Sono 6500 gli esuberi, a cui vanno aggiunti i 7700 del vecchio piano, per un totale di 14.200 in tutto il gruppo. Una filiale su quattro chiuderà: più precisamente sono 944 gli sportelli destinati a chiudere. L’Italia pagherà il prezzo più elevato: sono 9400 gli esuberi che riguardano solo il nostro Paese, quindi gli organici diminuiranno del 21%, mentre gli sportelli scenderanno a 883 unità. Il risparmio complessivo è stato quantificato in 650 milioni di euro. I grandi profitti registrati prima dello scoppio della Grande Crisi sono solo un ricordo, anzi i tagli di oggi sono per il Financial Times l’effetto di una crescita eccessiva in quel periodo. Il piano di Unicredit si pone l’obiettivo di raggiungere un utile netto di 4,7 miliardi di euro. Sacrifici anche per l’amministratore delegato Mustier, il quale ha annunciato un taglio del 40% del suo stipendio, l’azzeramento dei bonus annuali e dell’eventuale buonuscita. 



La reazione dei sindacati alla notizia del taglio degli organici di Unicredit è stata durissima: “Ci batteremo affinché gli esuberi, la cui congruità è tutta da verificare, siano gestiti solo su base volontaria e attraverso il nostro ammortizzatore sociale di settore, con le massime garanzie per i lavoratori interessati”, ha dichiarato Mauro Morelli, il segretario nazionale della Fabi. L’impatto dei tagli nel Nordest potrebbe essere importante e in particolare Trieste potrebbe pagare le conseguenze della ristrutturazione: in Friuli Venezia Giulia, infatti, Unicredit ha 120 sportelli nei quali lavorano 850 persone circa. Unicredit, che ha assorbito la storica Cassa di risparmio, conta solo a Trieste e provincia una trentina di sportelli per 300 dipendenti circa. Fonti vicine alla banca e riportate da Il Piccolo specificano che i tagli non saranno proporzionali e che quindi la distribuzione non sarà omogenea, quindi è ancora prematuro quantificare l’impatto dei tagli Unicredit nel Friuli Venezia Giulia.



Dopo la presentazione del piano per rilanciare Unicredit, l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha parlato dell’importante “partita” che si è aperta, anche se prevede il taglio degli esuberi. “È un passaggio delicato che vogliamo gestire con senso di responsabilità”, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore, ribadendo la sua volontà di essere coinvolto nel piano. Il numero uno di Unicredit considera realistico il suo piano: “È alla nostra portata perché dipende quasi integralmente da fattori che dipendono da noi, che possiamo gestire internamente: vale per la riduzione dei costi, 1,7 miliardi in tre anni, e del costo del rischio, ma anche per la crescita progressiva dei ricavi”, ha aggiunto Mustier, il quale punta a mantenere stabile il contributo del margine d’interesse attraverso l’incremento pari al 2,5% annuo dei volumi e con l’aumento del 2% annuo delle commissioni. Per Mustier non si tratta di obiettivi fantascientifici, ma ragionevoli “per una grande banca commerciale paneuropea”.

Leggi anche

SPY FINANZA/ Le "anomalie" di Wall Street che nessun giornale ha ancora raccontato