L’occasione della presentazione di un cospicuo ordine dei nuovissimi bireattori B737 MAX8 di ultimissima generazione, e non ancora in forze ad altre compagnie aeree ha rappresentato, a Buenos Aires, lo spunto per fare un’analisi di Aerolineas Argentinas. I nuovi aeromobili, che entreranno nella flotta tra novembre e dicembre del prossimo anno, sommandosi agli oltre 40 Boeing 737 NG 700 e 800 che fanno parte del parco macchine di medio raggio della compagnia, permetteranno un risparmio di carburante di oltre il 14% e sono dotati di motori, come sostiene il Direttore vendite per l’America Latina della General Electric Doug Izarra, di una silenziosità mai vista finora e con un grado di inquinamento al 50% delle norme minime internazionali. “Inoltre su questo motore varie parti sono state progettate e prodotte direttamente al computer con stampanti 3D, fatto che apre una nuova frontiera nel settore”, ha dichiarato.
Una presentazione che riveste però un’importanza cruciale per un dato che sia l’addetta stampa di Aerolineas, Felicitas Castrillon, che il Direttore finanziario della compagnia, Pablo Miedziak, hanno rivelato. Nel corso del primo anno sotto la direzione di Isela Costantini, la manager fortemente voluta dal Presidente argentino Mauricio Macri, la compagnia ha ridotto del 50% le sue perdite che da due milioni di dollari al giorno si sono dimezzate: fatto che ci ricorda, nemmeno tanto lontanamente, una problematica molto italiana.
Privatizzata una prima volta negli anni Novanta, sotto la presidenza di Carlos Menem che la cedette a Iberia, con un salasso di licenziamenti notevole, Aerolineas continuò in un trend negativo anche perché venne pian piano privata delle sue ricchezze di mercato (rotte, sistemi informatici, smantellamento della manutenzione e rete uffici di rappresentanza, ecc.), cosicché una volta finita l’operazione, Iberia ne lasciò il controllo alla Sepi, l’Iri spagnola, e nel 2001 in pratica ne venne dichiarato il fallimento. Le vibranti proteste con manifestazioni non solo dei dipendenti, ma anche della popolazione, ebbero un effetto dirompente al punto che il Re Juan Carlos intervenne e l’aerolinea venne rilevata dal Gruppo Marsans (un’impresa turistica spagnola) che però nell’arco della sua gestione la utilizzò per finanziare altre attività del gruppo, che operava in Spagna e in Cile con vettori charter, mantenendola in uno stato di emergenza finanziaria continua fino ad arrivare a un altro fallimento tecnico che nel 2009 venne risolto dallo Stato argentino con l’espropriazione e il conseguente ritorno del vettore nelle sue mani.
La situazione si invertì in maniera considerevole e la compagnia ritornò a svilupparsi sia nella flotta che nel mercato, ma a prezzo di continui finanziamenti statali che la mantengono in vita trasformandola in un esempio del successo delle politiche kirchneriste ma a costi, come ripetiamo, altissimi, intorno al miliardo di dollari l’anno. Il cambio di rotta coincide con quello politico e da quest’anno Aerolineas dovrà camminare sulle proprie gambe, con un finanziamento statale ridotto a 300 milioni. Un controllo severo sulle spese, un efficientamento delle risorse, un marketing aperto a sfruttare ogni piccola esigenza del mercato, anche attraverso una riduzione delle tariffe, hanno permesso il primo grande risultato dopo appena un anno.
È certo che a breve anche le compagnie latinoamericane dovranno affrontare la sfida, che inizierà in Europa e negli Stati Uniti, delle low cost intercontinentali, “ma di certo non stiamo aspettando il loro arrivo per mettere a punto le nostre strategie e il contratto firmato oggi con Boeing e General Electric in nome di uno sviluppo ne è la prova”, ha detto Pablo Miedziak. Quello che suona strano e quasi metafisico alle nostre orecchie è la mancanza di una riduzione del personale, vero “leitmotiv” italiano di questi anni e anche della, purtroppo ripetuta, storia di Alitalia. “Abbiamo instaurato un dialogo aperto con le organizzazioni sindacali coinvolgendole nel nostro progetto a livello di collaborazione con un esito decisamente positivo, cosa che ha rappresentato pure per i sindacati una novità”, sostiene Felicita Castrillon. Si è passati quindi dallo scontro al dialogo, mettendo anche in risalto un fattore che ha sempre fatto parte del DNA di Aerolineas: la sicurezza, che maestranze motivate garantiscono.
In sostanza Aerolineas sta lentamente ripetendo la positivissima esperienza fatta dalla compagnia israeliana El Al, guidata da un manager italiano, Michele Levi, che la portò dallo spettro del fallimento fino al record di proventi a livello mondiale, raggiunto nel giugno del 2006. Probabilmente, se si fosse vissuta anche in Alitalia (ma ci siamo stati vicini nel 1996 con l’alleanza con Klm) l’avrebbe portata a vivere pagine meno drammatiche. Ma quella del sistema-Paese, che lentamente e faticosamente l’Argentina sta tentando di sviluppare, è una direttiva che in Italia da molti anni è sconosciuta. E i risultati, purtroppo, si vedono.