L’intervento pubblico su Montepaschi, con il varo del decreto da parte del Governo, ha evitato il peggio. In particolare l’applicazione tout court del bail-in. Tuttavia, ricorda Italia Oggi, l’intervento non sarà “gratuito”. Infatti, il decreto “prevede il pagamento di una commissione al Tesoro. Per una passività con durata originaria di almeno 12 mesi è applicata una commissione di base di 0,40 punti percentuali (che sale a 0,50 punti base per quelle inferiori a 12 mesi) più una componente aggiuntiva basata sul rischio. Grazie alla garanzia pubblica, le obbligazioni emesse dalle banche presenteranno insomma per il sottoscrittore il grado di rischio dello Stato e non quello della banca emittente. In questo modo gli istituti di credito potranno avere accesso al mercato anche se sottoposte a tensioni e reperire le risorse finanziarie di cui avessero bisogno a condizioni analoghe a quelle dello Stato italiano”. Dunque il prestito dello Stato, avrà un costo per Monte dei paschi. Cosa peraltro già avvenuta con i Tremonti bond e i Monti Bond. Solo che anziché la restituzione del prestito, nel caso della banca toscana c’è stata la conversione in azioni, che hanno portato il Tesoro a detenere il 4% di Mps.
Dopo il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena da parte dello Stato il presidente di Mps Alessandro Falciai commenta, in un’intervista al Corriere della Sera oggi, la vicenda della mancata ricapitalizzazione della banca senese da parte del mercato. “Registro con una certa delusione – afferma Falciai – che i due anchor investor che stavano colloquiando con Jp Morgan e che sembravano pronti a entrare, i fondi del Qatar e Soros, alla fine si sono defilati”. E riguardo alle influenze della politica e al fatto che l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro è partito dopo il 4 dicembre, cioè dopo il referendum costituzionale sottolinea che “è innegabile che gli investitori internazionali, scottati dall’esito del referendum sulla Brexit, dalla poco prevedibile vittoria di Trump in America, ponessero il tema di capire come poteva evolvere la situazione post referendum”. Sul proprio ruolo in Monte dei Paschi di Siena, dopo che lo Stato diventerà il nuovo padrone di Mps, Falciai ricorda di essere presidente da un mese: “Sono un uomo di mercato. Rispettoso delle regole e della governance. Il mio mandato non può che essere a disposizione senza velo alcuno del nuovo azionista di maggioranza. Che ricordo essere lo stesso che un mese fa si è espresso a favore della mia nomina” (clicca qui per leggere tutta l’intervista).
Con l’intervento dello Stato in Montepaschi, i risparmiatori saranno in qualche modo tutelati, ma gli equilibri intorno alla banca toscana sembrano destinati a mutare radicalmente. Quotidiano.net ricorda che il Tesoro potrà salire fino al 62% del capitale. Tuttavia si sa che questa dovrebbe essere una situazione temporanea e non è facile immaginare chi potrà prendere il controllo della banca in futuro. Di certo non la Fondazione Mps, che è sceso fino allo 0,1% vendendo negli scorsi giorni parte delle sue quote per evitare di lasciare esposto a troppi rischi il proprio patrimonio. Da un certo punto di vista Montepaschi diventa così alquanto appetibile per un gruppo straniero, dato che si tratta della terza banca del Paese e i suoi legami con la politica e il territorio dovrebbero drasticamente ridursi in futuro. C’è poi incertezza sull’attuale management di Rocca Salimbeni. Da un certo punto di vista è stato lo stesso Tesoro a scegliere Marco Morelli, che quindi dovrebbe restare al suo posto. Ma non manca chi evidenzia che l’unica cosa che doveva fare, l’aumento di capitale, non gli è riuscita.
Teoricamente Monte dei Paschi di Siena ha un impianto generale in linea con le regole comunitarie, ma nella pratica le cose potrebbero non essere esattamente così. Bisognerà capire allora se l’Italia con il piano di ristrutturazione della banca che è tenuto a presentare alla Commissione UE intende agire nel solco delle regole comunitarie. I contatti tra Roma e Bruxelles sono in corso e proseguiranno nelle prossime settimane: l’esecutivo comunitario ha offerto, infatti, la piena disponibilità a trovare una soluzione. Del resto, se la strategia italiana dovesse risultare vincente, potrebbe essere utilizzata come modello per casi simili che eventualmente dovessero presentarsi in Europa. La Commissione dell’Unione europea vuole essere certa che il piano per il salvataggio di Mps rispetti le tre condizioni necessarie per la sua approvazione: ritorno alla sostenibilità, distorsione minimizzata della concorrenza e distribuzione degli oneri di ristrutturazione tra azionisti e possessori di titoli subordinati. Inoltre, come riportato da La Stampa, bisogna essere in linea con la direttiva europea sul risanamento e risoluzione bancaria.
Nella serata di ieri, la Consob ha deliberato la sospensione temporanea delle negoziazioni dei titoli di Montepaschi e degli strumenti finanziari aventi come sottostanti titoli emessi dalla banca toscana. In precedenza l’autorità di vigilanza della Borsa aveva bloccato le contrattazioni per la sola giornata di ieri, mentre ora la misura resterà in vigore “fino a quando, anche in esito alla definizione ed approvazione del programma di rafforzamento patrimoniale di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. da parte delle competenti autorità, non sarà ripristinato un corretto quadro informativo sui titoli emessi o garantiti da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. e sugli strumenti finanziari aventi come sottostante titoli emessi da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.”. La Consob, nella delibera specifica che il provvedimento “non si applica agli strumenti finanziari aventi come sottostante indici contenenti i titoli emessi da Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.”, come per esempio quelli legati all’andamento del Ftse Mib. Vedremo quindi fino a quando le contrattazioni non saranno possibili.
In caso di crisi bancaria devono essere i privati a ripianare le perdite dell’istituto, non lo Stato, ma sono tre le ragioni per cui il decreto legge varato dal governo non è ritenuto contrario alle regole della Commissione UE. Innanzitutto sono previste deroghe agli obblighi di bail-in in casi eccezionali. Inoltre, viene riconosciuta una situazione di “misselling”, cioè vendite scorrette, per Monte dei Paschi di Siena: sono stati venduti titoli senza fornire informazioni complete, quindi chi ha acquistato era sicuro di avere asset sicuri. In terzo luogo, saranno coinvolti azionisti e obbligazionisti: gli oneri saranno distribuiti. Il supervisore unico (Ssm) della Banca centrale europea studierà il piano di ristrutturazione di Mps: la presentazione passa dall’ammontare necessario per colmare la carenza di capitale. Dopo la conversione in azioni dei titoli detenuti dagli investitori istituzionali si calcolerà quanto manca per arrivare al capitale stabilito: la differenza verrà coperta dallo Stato. Non è prevista la risoluzione: la messa in liquidazione e la chiusura di Monte dei Paschi non sono ipotesi al vaglio.
E’ stato raggiunto oggi un accordo tra Monte dei Paschi di Siena e i sindacati per quanto riguarda gli esuberi di personale. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor Plus, riportata da Borsaitaliana.it, “l’accordo consentirà l’uscita anticipata e volontaria di 600 dipendenti”. L’accordo prevede che i dipendenti di Mps che matureranno il diritto pensionistico dopo il 1° maggio 2017 ed entro il 1° maggio 2022, potranno cessare dal servizio a partire dal 1° maggio 2017 per accedere al Fondo esuberi. Prevista anche “un’ulteriore misura di contenimento del costo del lavoro del top management, pari a 15 giornate di retribuzione, da versare nello strumento contrattuale ‘MPSolidale’ “. Il segretario Uilca responsabile per il gruppo Mps, Carlo Magni, commenta così l’accordo raggiunto per gli esuberi di Monte dei Paschi di Siena: “Nonostante la delicata situazione del gruppo, l’accordo conferma la validità del confronto in atto fra azienda e sindacato, individuando soluzioni in grado di tutelare i diritti dei lavoratori attraverso una gestione socialmente sostenibile delle ricadute del piano industriale a cominciare dalla salvaguardia delle posizioni retributive svantaggiate”.
Passerà temporaneamente sotto il controllo pubblico. I legami con Siena dovrebbe venire sempre meno, non solo per questa ragione, ma anche perché la Fondazione Mps nei giorni scorsi ha ceduto buona parte della propria quota azionaria del Monte, passata ora allo 0,1%. Palazzo Sansedoni è stato autorizzato dal ministero dell’Economia e delle Finanze a compiere queste dismissioni, che, nell’incertezza dell’evolversi degli eventi, hanno potuto comunque garantire di limitare i rischi patrimoniali per l’Ente. “La Fondazione continuerà a seguire con particolare attenzione l’evoluzione degli eventi inerenti la Banca e, in coerenza con le proprie finalità di promozione dello sviluppo economico, assicurerà il massimo supporto al territorio, sempre nel rispetto delle disposizioni di legge, statutarie e degli indirizzi programmatici vigenti”, si legge in una nota.