Potrebbero non essere sufficienti 8,8 miliardi di euro per salvare Monte dei Paschi di Siena: è questo il timore di alcuni operatori finanziari internazionali, secondo cui potrebbero servirne di più. Alcuni esponenti della finanza internazionale sono stati interpellati da Agenparl per conoscere la loro spiegazione circa il motivo del fallimento della trattativa con il fondo sovrano del Qatar. La valutazione troppo alta dell’acquisto di Mps e le troppe incertezze sarebbero alla base della retromarcia, ma anche la questione dei crediti in default di circa 28 miliardi di euro potrebbero aver inciso. La partita con i fondi sovrani esteri comunque non sembra ancora chiusa, per cui potrebbero esserci delle novità, anche se tali fondi al momento sarebbero più orientati verso altri fronti, come l’acquisto di azioni di Unicredit. Nei prossimi giorni, invece, andrà discusso con Bce e Commissione europea il piano industriale per ottenere l’autorizzazione alla ricapitalizzazione da parte dello Stato.



La lettera della Bce cambia i requisiti per l’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena e risulta inusuale anche nei tempi per i deputati del Partito democratico, i quali si sono detti altrettanto stupiti per le dichiarazioni di Jens Weidmann, il presidente della Banca Federale di Germania, sulla modalità di intervento dello stato italiano. Le parole di Weidmann sono state definite «irrituali e inappropriate» dai deputati del Pd, che hanno intenzione di presentare una interrogazione ai ministri Padoan e Alfano per chiedere «di fornirci elementi chiarificatori in merito alla lettera Bce e ai suoi contenuti, in particolare su quali siano stati i parametri della rivalutazione condotta in termini così anomali». Secondo i deputati del Pd potrebbero crearsi precedenti spiacevoli e modalità di lavoro errate. E – come riportato da Il Sole 24 Ore – chiedono correttezza nei confronti dell’Italia in futuro, visto che nessuno dalla Banca d’Italia è mai intervenuto pubblicamente «in merito ad atti di questo tipo del governo tedesco o della banca centrale tedesca».



Per Giulio Romani “è scandaloso che la Bce aumenti la richiesta di capitale per il Monte dei Paschi essendo stata la principale causa della necessità di questo aumento: perché, se non fossero filtrate alcune notizie, prima di Natale, sull’impossibilità del Monte dei Paschi di ottenere la proroga, non ci sarebbe stato il calo improvviso di liquidità che invece ha colpito l’azienda”. Il Segretario generale di First-Cisl, in un’intervista a Radio Vaticana, non esita a ricordare che si sta cercando di vanificare il primo intervento pubblico sulle banche in Italia, mentre altrove, specie in Germania, gli istituti di credito sono già finanziati dallo Stato. “L’impressione è che ci sia intenzione nel cercare di rendere il sistema bancario italiano sempre più vulnerabile e sempre più aggredibile dall’esterno”, ha aggiunto il sindacalista.



Sul Monte dei Paschi di Siena non solo grava il problema dei fondi da ripianare tra lo stato e la banca senese, dopo il rialzo della Bce a 8,8 miliardi per il salvataggio, ma viene gettata anche un’ombra su una gestione “allegra” dei prestiti da parte della stessa Mps. Secondo un reportage fatto dal collega Zulin per Libero, si scopre che tra il 69,7% dei crediti in sofferenza – ovvero le banche sono in crisi perché da 8 anni il Pil è agonizzante e molti finanziamenti alle impresi si sono trasformati in sofferenze – erano prestiti a ricchi imprenditori. Dunque i “cattivi debitori” non si tratta per la maggioranza di artigiani, commercianti o piccoli imprenditori: secondo Libero tra queste correnti si trovano la famiglia De Benedetti per il gruppo Sorgenia, ma anche il Gruppo Marcegaglia che “solo a marzo scorso avrebbe ricevuto un nuovo finanziamento di quasi mezzo miliardo, nonostante i 1,5 miliardi di debiti già contratti”, si legge nell’inchiesta giornalistica. 

Carlo Calenda ha voluto ricordare che la procedura che ha portato all’intervento pubblico in Mps “è stata seguita passo passo dalla Commissione. L’intervento principale è considerato fuori dal Patto di stabilità. Ci saranno maggiori interessi,  ma è una cifra contenuta. Oltretutto è una una tantum che non pesa sulla dinamica del deficit strutturale”. Il ministro dello Sviluppo economico, intervistato da La Stampa, ha ricordato che l’Italia interviene sulla terza banca del Paese dopo aver provato la soluzione di mercato, perché “non potevamo esporre clienti e risparmiatori al rischio di una risoluzione”. “Alla fine siamo stati quelli che più hanno aderito alla sostanza delle regole europee”, ha aggiunto.

Secondo quanto scrive Il Messaggero, oltre che al piano per l’ingresso in Montepaschi, al ministero dell’Economia e palazzo Chigi si sta pensando al futuro della banca toscana, con la ricerca di un partner quasi certamente straniero. Ci sarà tempo al massimo due anni per ri-privatizzare Monte dei Paschi di Siena e presto potrebbe anche essere scelto l’advisor che dovrà occupare di questa operazione. Vista la vicinanza con il Tesoro e la conoscenza acquisita in questi mesi su Mps, il nome più probabile è quello di Jp Morgan. Con tutta probabilità l’advisor dovrà poi organizzare un’asta pubblica che potrebbe durare anche un anno. Secondo il quotidiano romano, tra i nomi di banche straniere che potrebbero essere partner di quella italiana ci sono Bnp-Paribas, Societe Generale, Bbva e Nordea.

Se Moody’s giudica positivamente l’intervento pubblico per Mps, Standard & Poor’s va in direzione opposta, segnalando che il decreto varato dal Governo “dovrebbe riuscire ad aiutare qualche banca in difficoltà, ma non ridurrà in maniera importante i problemi fronteggiati dal settore creditizio italiano nel suo insieme”. L’agenzia di rating, secondo quanto riportato da Repubblica, ha pubblicato un report dal titolo abbastanza eloquente “Il bail-out italiano darà qualche beneficio ma non risolverà i problemi di base delle banche”, nel quale ricorda che la bassa crescita economica dell’Italia non garantisce una ripresa della qualità degli attivi bancari. Il fardello dei crediti deteriorati continua a essere pesante per il sistema bancario italiano, che, secondo S&P’s, dovrà affrontare sempre più perdite se vorrà sbarazzarsene. Davvero un quadro poco confortante.

C’è chi sembra credere all’operazione del Governo su Montepaschi e a ritenerla positiva. Moody’s, infatti, ha annunciato una possibile revisione del rating assegnato a Mps. La valutazione potrebbe passare da “incerto” a “positivo”. Ovviamente si tratta di una buona notizia, tanto più se si considera che arriva dall’agenzia di rating che a ottobre aveva detto che il No al referendum costituzionale avrebbe messo a rischio l’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena e delle altre banche italiane. Per ora abbiamo visto che la ricapitalizzazione di mercato delle banca toscana non ha avuto successo, forse per questioni che vanno oltre il voto referendario. L’intervento del Governo, essendo mirato a tutte le banche, dovrebbe aver migliorato anche la situazione complessiva del sistema.

Anche oggi i titoli di Mps non saranno scambiati a Piazza Affari e ancora non è chiaro fino a quando la misura verrà prorogata. Continua intanto a far discutere la richiesta della Banca centrale europea di aumentare l’entità della ricapitalizzazione della banca toscana. Antonio Patuelli ammette che “c’è un po’ di sorpresa per il metodo  utilizzato dall’Autorità di vigilanza europea nel determinare il fabbisogno  di capitale del Monte dei Paschi”. Questo però, secondo il Presidente dell’Abi, non cambia il giudizio positivo sul decreto varato dal Governo. Intervistato da Il Corriere della Sera, Patuelli ha aggiunto che il provvedimento del Governo non è dovuto a una situazione di dissesto, “ma a uno stress test condotto  a luglio sullo stato di salute di una banca già in ristrutturazione. Un esercizio estremo che era stato peraltro molto positivo per tutte le altre banche italiane esaminate”. Dunque il sistema bancario italiano, a suo modo di vedere, resta solido.

Arriva nella serata di ieri la replica del Tesoro sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena dopo la lettera della Bce che nella giornata di ieri aveva stabilito che non bastavano più 5 miliardi di euro per salvare Mps ma occorrono 8,8 miliardi: il rischio di ieri, calcolato, dunque prevedeva che dei 6,5 miliardi che dovrà spendere il Mef, «4,5 miliardi sarebbero destinati alla banca, mentre i restanti 2 miliardi potrebbero essere rimborsati dallo Stato ai piccoli obbligazionisti. Se tutti questi venissero risarciti da via XX Settembre, agli obbligazionisti istituzionali spetterebbe uno sforzo di 2,3 miliardi», spiega il report di LaPresse. Poi ieri sera la risposta veemente del Ministero Economia Finanza: «il perimetro del fondo del Salva-Banche è stato disegnato in modo ampiamente sufficiente a far fronte a tutte le esigenze di intervento che dovessero emergere dalle situazioni attualmente sotto osservazione da parte delle istituzioni», si legge su fonti del Tesoro riportati da LaPresse.

La situazione di Monte dei Paschi di Siena è assai complicata con lo sconto Bce-Governo Gentiloni dopo le ultime “scaramucce” sui livelli dei conti in campo: Mps, mentre anche per oggi vedrà chiusa la contrattazione in Borsa per evitare le turbolenze dei mercati finanziari, attende una risposta da Governo per capire come effettuare tutti i pagamenti necessari per salvare la Banca più antica al mondo. Nel frattempo, continuano le forti polemiche di associazioni di categoria e consumatori sul cosiddetto Salva-Banche adottato dal governo Gentiloni pochi giorni dopo la sua formazione. Interviene una volta di più il Codacons che continua nella battaglia contro il salvataggio di Mps e non di altri istituti in passato con garanzie assai migliori per i correntisti; «il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena e il decreto salva-risparmio varato dal Governo peseranno come un macigno sulla collettività, mettendo ancora una volta le mani dello Stato nelle tasche delle famiglie per aiutare le banche. Saranno 333 euro a cittadino il costo del salvataggio degli istituti di credito».