Il momento di mercato, sul piano globale, è segnato dall’ottimismo. Ai primi di novembre gli umori erano più inclini a scommettere sulla prossima fine del ciclo espansivo avviato nel 2009 mentre i problemi di deflazione e di poca crescita mondiale restavano ancora irrisolti. Verso la fine di novembre gli attori del mercato hanno iniziato a scontare un futuro boom dell’America, e il suo ritorno al ruolo di locomotiva, spinto dalle promesse detassanti di Trump, dalla percezione che il temuto neo-protezionismo sarà molto limitato e dalla prospettiva di aumento dei prezzi petroliferi in base a una convergenza tra nazioni Opec, e non, per ridurre l’offerta.
Semplificando, il mercato è passato dal timore per una deflazione inguaribile all’euforia per la previsione di ritorno dell’inflazione sostenuta da un nuovo impulso di crescita economica. Per tale motivo il mercato sta scontando un 2017 con ancora le Borse in crescita, una tenuta e ripresa delle economie produttrici di petrolio, nel 2015-16 in grave crisi con impatto riduttivo sulla domanda globale, e di un costo del denaro più elevato che permette margini di profitto (nominale) più elevati per banche e investimenti.
Ovviamente l’eventuale cambio di passo dalla deflazione all’inflazione comporta svantaggi per il costo di rifinanziamento dei debiti statali, per i salari fissi, ecc. Ma il 2017 è percepito come un anno ibrido in cui ci saranno i residui dei vecchi stimoli anti-deflazione e i primi segni di reflazione nelle principali locomotive globali, America ed Europa, cosa che al momento è valutata occasione per ulteriori rialzi dei corsi azionari.
Poi i dubbi sull’attivazione reale della Brexit, e la certezza che se fosse avviata sarebbe talmente “morbida” da risultare impercettibile, il pur tardivo salvataggio statale del sistema bancario italiano che riduce il rischio Paese e crea l’opportunità migliore al mondo di rimbalzo di una Borsa supersvalutata nel 2016, la previsione che Ue e Germania saranno dolci per non esasperare l’antieuropeismo in un anno elettorale delicato, l’attesa di un convergenza russo-americana che pacificherebbe i teatri europeo orientale e mediterraneo, pur innescando controreazioni conflittuali della Cina, stanno trasformando la profezia di crisi dell’Europa in una di sua tenuta, con impatto positivo sulla fiducia globale e regionale.
Chi scrive vede anche un cumulo di rischi futuri. Ma non è una buona ragione per smontare la profezia di un 2017 espansivo che traini la realtà economica e interrompa otto anni di crisi e pessimismo.